RE NUDO - Anno VIII - n. 59 - novembre 1977

RE NUD0/40 Mi acèade di avere una relazione da cinque anni con una donna inglese molto più giovane di me. Sono stato 1 per cosi dire, "il suo primo uomo". E a tuttora, diciamo pure l'unico. Nono– stante la nostra relazione sia stata sempre improntata alla cosidetta for– mula della "coppia aperta" ed appro– fittandone io ovviamente per "coltiva– re" e certo collezionare flirt vari, amo– razzi, amori improvvisi e violenti: tra– giche apparenze di scoppi di vitalità e desiderio, ribadendo in una parola il mio essere unico, libero; disponibile, autonomo. Nonostante tutto questo, lei mi ha atteso docilmente ogni volta, porta aperta ad ogni mio rientro, ce– lando bene la sua sofferenza, la sua solitudine, il disappunto, la gelosia, il non sentirsi accettata soprattutto nella sua interezza e nel suo essere proprio cosi, nè più, nè meno. E dopo lei mi confessa che non mi capisce, che lei non sente il desiderio di andare con un altro uomo, di amare un altro uomo. "Un amore è già cosi impegnativo, cosi importante nella mia vita, cosi totaliz– zante."· Tutto questo mi irrita. Penso dentro di me: "Ma perchè non provi, ma cosa ne sai tu, o ragazzina? E cosa ne sai tu dell'Amore?" In fondo questi suoi silenzi, questa sua accettazione mi pesano. Mi dico: "Ah se lei fosse come me!" E mi sento molto buono, nel pensare questo, molto avanti! Glielo dico. II suo sguardo possiede la trage– dia di una lunga emarginazione, di un eterno rifiuto, della constatàzione di una abissale mancanza di accettazìone da parte di quest'uomo ché pure dice di amarla "più di ogni• altra cosa al mondo". (Nel frattempo il solito lin– guaggio riemerge imperioso rivelando tra le pieghe, ma troppo tardi, ahimè come stanno realmente le cose.) Ma io mi sento più ricco di lei, e soprattutto credo profondamente di essere una persona che sceglie la sua vita, e sceglie il suo amore, naturalmente. Quando lei, durante i nostri giochi amorosi esclama che sono un amante fantastico non so,trattenermi dal darle un'altra "beccata". "Ma come puoi affermarlo, infine, hai fatto l'amore solo con me, nella tua vita, se tu avessi fatto l'amore con qualche decina di persone potresti dire se sono un buon amante, ma cosi.!" Rivisto oggi a fred– do, questo può sembrare orribile, ma di quali orrori è composto il nostro comportamento di "maschi liberati". Questo per cinque anni. Ora lei ne ha ventidue, io trentaquattro ed il mio "bon mot" preferito continua ad esse– re: "posso fare l'amore con chiunque e dovunque". (In realtà è anche un falso, sono disperatamente etero e mi interes– so solo alle donne). Nel frattempo abbiamo deciso, dopo cinque anni di convivenza, di non abitare più assieme. In verità l'ho deciso io e l'ho per cosi dire "convintii" che anche questo, come le altre mie decisioni del resto, era per il meglio; di entrambi. Troppo diversi i nostri stili di vita, io tutto fuori, lei tutta dentro. Ma in realtà la cosa più turpe era che io mi "vergognavo" di lei, soprattutto con i miei amici. Poichè oggi è d'obbli– go esibire al proprio fianco una "fem– minista" e poichè il suo mondo interio– re, unito ad una fondamentale timi– dezza, al problema della lingua (non parla molto bene italiano) ed al fatto di essere oppressa da un "maschio femminista", che pretendeva di fare tutte le analisi anche per lei, poichè tutto questo ed "altro", che solo lei protrebbe rivelare, la tenevano fuori dal movimento e dal "sociale", ebbene io sentivo questa specie di senso di vergogna, evidentemente dovuto al fatto che non potevo esibire una donna "conforme" al modello dominante oggi tra i compagni. Il suo non dichia– rarsi impegnata mi appariva come una violenza ed una privazione che veniva– no fatti a me stesso (ovvio, essendo lei una "cosa mia".). Quando le ricordavo qualche import~nte scadenza del mo– vimento, chiedendole se volesse venirci con me (magari all'otto marzo) e lei rispondeva che no, che non vi si rico– nosceva, trovavo la cosa così irritante che per qualche giorno non le rivolge– vo parola (e pensare che questo era uno dei suoi pochi atti di autonomia e veramente suoi). Così decidemmo che ognuno avrebbe abitato in una sua casa e lei trasportò le sue poche cose altrove. A proposito delle poche cose: blue-jeans con le toppe al culo, straccetti di vestitini ed altra mercanzia del genere; io la rim– proveravo continuamente per il suo essere cosi "dimessa", senza un pò di trucco, nè nulla addosso .che fosse indos~to per "piacere" (a 'me o agli altri naturalmente). In poche parole le rimproveravo l'assenza di qualsiasi "se– duzione", quando poi una delle mie pratiche preferite consisteva appunto nella condanna .e nello smascheramen– to dei "vari livelli di seduzione". Lo ripeto, l'elenco degli errori (è una la– psus, volevo scrivere orrori) che un - "maschio liberato" può perpetrare sul– la pelle della sfortunata creatura che Io sta a sentire, sarebbe alla fine noioso per quanto lungo e ripetitivo. AUTOCOSCIENZA MASCHILE Il cùore è u Ma c'è almeno un punto che non si può tacere e che va rivelato fino in fondo ed è il famoso amore a tre. Inutile precisare che, su tre, due sono ' donne, oppure da chi parte di solito questa iniziativa... O vogliamo chia– marlo "esperimento"? Successe anche a noi due, è chiaro, e devo dire che la circostanza fu vera– mente casuale e magica. Stavo a Mila– no in quei giorni in casa di un'altra

RkJQdWJsaXNoZXIy