RE NUDO - Anno VIII - n. 59 - novembre 1977

lettere lettere lettere - lettere - lettere - lettere Carissirrul i di Re Nudo, ho letto "la storia quasi d'amore" che avete pubblicaro sul numero di agosto/settembre e sono incazzata nera e triste nello stesso tempo. L'anonimo autore del racconto po– trebbe essere un vi.lido collaborato– re di Playman, non certo di Re Nudo. Innanzi tutto scrive con il culo: io non credo che essere rivolu– zionari voglia dire scrivere deficien– te senza "i" e non rispettare neppu– re le più elementari regole della consecutio tcmporum e della sintas– si. Ma, quel che più conta, scrive con uno stile che definirci "iperrea– lista" nel senso più squallido del termine ..Riesce cioè a esprimersi in modo fortemente violento, volgare e superficiale che ricorda il linguaggio dei bordelli e dei bar, centri princi– pali del maschilismo. Faccio un esempio: "E dopo averle baciato le natiche cd averle fatto tutte le sante cose che un santuomo fa nell'amore la presi". Questo "la presi" è tipico del lin– guaggio maschilista. Nell'amore e nella vita in genere, non c'è l'uomo (elemento attivo) che prende e la donna (elemento passivo) che è pre– sa, ma se mai ci si prende a vicenda. Inoltre, l'aspetto formale, il linguag– gio dell'autore corrisponde perfetta– mente al contenuto del suo scritto. I rapporti sessuali vengono vissuti e narrati in chiave puramente genita– le, cioè solo in funzione dell'orga– smo/eiaculazione, alcune citazioni: " ... l'attesa lunghissima impaziente ma pure dolcissima sapendo che alla fine di questa notte ci sarà l'amore-orgasmo il grido non più trattenuto". E ancora: "... le ho dato la felicità le ho impedito di impazzire il troppo desiderio di or– gasmo... "Io credo che l'orgasmo sia un momento bellissmo, ma solo un momento dell'amore. Se invece lo si vive come momento fondamentale o addirittura esclusivo, ciò che ne ri– sulta non è un rappono d'amore, ma strumentale; di semplice soddi– sfazione fisiologica. Se ciò che importa è solo il raggiun– gimento dell'orgasmo, si può andare a puttane, utilizzando bambole di gomma o vibratori a pile. Mi sem– bra più onesto che usare se stessi e gli altri come oggetti, come merci: la donna/buco, l'uomo/stantuffo. Se non si è capaci di amare, di comunicare profondamente, di vive– re la sessualità con tutto il corpo e non solo _coi genitali, si è dei robot, non esseri umani. La sessualità geni– tale è quella tanto amata e divulga– ta dai giornali pornografici, dalle discussioni nei bari, dai nostri padri. Giudicatemi pure moralista, non mc ne frega niente, ma io non faccio l'amore per l'orgasmo, ma per co– municare, per conoscere, per avere, prendere e dare. Poi è chiaro che ogni volta l'orgasmo viene, ma è sempre una scoperta, una sorpresa, una cosa nuova e sconosciuta. L'or– gasmo è un momento, un attimo dell'amore, non è quello più impor– tante, nè quello conclusivo, non è il fine, non è lo scopo, è solo uno dei modi di stare insieme e di conoscer– si. Per l'autore del racconto invece mi sembra che l'orgasmo sia tutto, l'unico scopo e soprattutto il mo– mento conclusivo di un rapporto. Nel corso del suo scritto compare più di una volta un assurdo asciuga– mano "per lavarle le coscie quando tutto fu finito". Con l'orgasmo non comincia e non finisce nulla, perchè creare queste · fratture? L'orgasmo è un momento e basta. Come si può ridurre l'amo– re all'orgasmo? Ho pensato: non è possibile che un compagno scriva porcate di questo genere, forse sono cretina io e non ho capito che è un racconto di denuncia, un tentativo di mettere in discussione i rapporti umani tradi– zionali attraverso una• cronaca bru– tale e spietata. Ho riletto tutto il racconto e mi sono incazzata ancora di più perchè la seconda lettura ha messo in luce anche un altro aspetto che prima mi era sfuggito, cioè la competitività nei rapporti di amicizia narrati nel– lo scritto. L'autore si pone come una sorta di profeta che ha capito tutto, mentre l'amico è il povero pirla: "... ma io non sapevo che il servizio militare lo aveva guastato e che comunque lui non poteva capi– re nonostante si dicesse libertario e reichiano ma i secoli di~tro le spalle di repressione-gelosia esistevano pure e l'avrebbe giudicata una troia in calore". "... ma lui era di quelle persone che leggono libri: Lawrence - ,Reich– Millcr - ma non hanno capito nien– te - sono rimasti fuori della porta - e poi c'era il servizio militare come dire un anno e mezzo di rincoglioni– mento cd insomma non era nemme– no colpa sua se non poteva capire e non riusciva a parlarmi quando mi vedeva cd io sempre avrei voluto dirgli-spiegargli ma era troppo diffi– cile cosi che la nostra bella amicizia fini". (neanche una virgola per sbaglio!). Ma la liberazione non è fare l'amore con la donna del proprio amico o "permettere" alla propria donna di avere altri rapporti. Questo tipo di "liberazione" l'hanno raggiunta an– che i lettori di Playman che spedi– scono la foto della moglie nuda e raccontano di aver avuto un "disini– bito" scambio di partner con gli amici. Questa "liberazione" ce l'ha anche Agnelli. Questa è la "coppia aperta" borghese che confonde la "disinibizione" con la "liberazione sessuale". I noitre banalizzare un problema come quello della gelosia facendolo passare come un semplice frutto del rincoglionimento da "na– ja", mi sembra alquanto squallido e superficiale. Il problema è un altro. Si tratta di far l'amore non come una macchi– netta a gettone, ma come un corpo vivo (cervello/mani/ gambe/ uccel– lo/bocca/ occhi, tutto insomma). Un corpo che comunica con un altro corpo, che lo ama, lo sente profondamente, per arricchirsi a vi– cenda, per star bene, sempre me– glio. Io come donna mi sono sentita offesa e insultata da questo raccon– to, delusa e triste pensando che tra i compagni ci sono robot automatici, carne in scatola come la Simmcn– thal. E' bello vivere ogni momento della vita in 'modo completo, totale, con tutti se stessi e quindi far l'amore, mangiare, be~, ccc., non solo per sopravvivere. E allora: APPELLO ALLE MASSE: Compagni, man– giamo, beviamo, fumiamo, facciamo l'amore non solo per sopravvivere, per tirare avanti, ma anche e so– prattutto per godere, stare bene, comunicare con noi stessi e gli altri. MariaPia Gianotti - Milano Compagn~ leggo da parecchio Re Nudo, mi ha molto colpito sul n. 55 "Tutto il podere del popolo", si parla di gente che non cc la fa più a restare nell'inferno metropolitano e chct va in campagna, tutti noi sentiamo il bisogno di avere un rapporto con la natura che non sia un rapporto di necessità, questi fenomeni presenti un po' in tutti i giovani della sini– stra rivoluzionaria, insieme all'op– prcs ione del regime nascente social– democratico, hanno portato alla na– scita di gruppi che come emblema e come esempio hanno preso la bellis– sima vita che conducevano gli in– diani d'America prima dell'invasio– ne dell'oppressore bianco. Ora com– pagni io forse starò in crisi ma mi chiedo come cazzo facciamo a pren– dere sessanta milioni di italiani e farli vivere nei campi. Dove li met– tiamo, con tutta la nostra buona volontà, ma come prendiamo una città come Milano e la gente che vi abita, a trasportarla in campagna, dove esistono le case per ospitare milioni di persone? D'altronde fare feste come quelle di Cucilo, che è stata anche una festa d'èlite poichè in città come la mia dove Re Nudo arriva con 20 giorni

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