RE NUDO - Anno VIII - n. 59 - novembre 1977

OOLOGNA Ci vediamo ·al tendone E' passato più di un mese dal convegno e non vogliamo fare nè una cronaca nè un'analisi di quello che è successo. Chi c'è stato l'ha vissuto e chi non c'è stato lo ha rivissuto attraverso gli altri com– pagni. Ma alcuni flash rimangono ed è importante che diventino momenti di discussione del movimento. Per esem– pio il problema molto grosso e quoti– diano di organizzazione di base e di coordinamento delle cose: come essere nello stesso tempo creativi ma non dispersivi. A Bologr.a si è sentita la mancanza di un coordinamento effi– ciente, molta gente vagava alla ricerca di assemblee o commissioni che non si sapeva dove fossero riunite. Il numero enorme di persone creava certo molta difficoltà, mancavano spa– zi adeguati, era difficile trovare aule per tanta gente. Ma anche la nostra creatività poteva essere maggiore: mol– ti sono arrivati a Bologna passivamen– te, aspettandosi di trovare già tutto pronto. Almeno chi arrivava in gruppo o in collettivo avrebbe potuto prepara– re prima situazioni ed interventi creati– vi che avi:ebbero arricchito i tre giorni. Ma già il solo incontrarsi, riconoscersi, contarsi, toccarsi, scambiare sorrisi e tenerezze anche tra i compagni scono– sciuti è stato un trip indimenticabile. Abbiamo espresso, individui e colletti– vo, una forza ed una voglia di vivere che sono la nostra voglia di comuni– smo. C'eravamo tutti: dalle vecchie tribù underground ai fricchettoni degli anni settanta, dagli sballati generici ai superseri dei gruppi organizzati, dai leader scavalcati ai patetici intellettua– li di coda, francesi e non, dai pellirossa creativi ai patiti della P38. C'erano perfino, un po' meno clandestini del solito, alcuni militanti delle B.R. Ecco alcune voci: "Eah, eah, eah, eah, eh", "Sceeemi, sceemi", "Bù", "Ehi, cciai 'na sigaretta?", "Ma dov'è 'sta com– missione?", "Hai mica visto il Paoli– no?", "Chi è che ha un posto da dormire?", " on credo che succederà casino', "Ma la violenza rivoluziona– ria ...', "Hai cento lire?", "Dov'è che si mangia?", "Ci vediamo al tendone", "Sei stato al Palazzetto?", "Basta, che casino!". Dopo la lunga marcia i bolognesi si erano smollati. Militanti incalliti del PCI giuravano di non essersi mai di– vertiti tanto. Sulla piazza finale un palco attendeva la gente stanca. Sopra RE NUD0/25 il palco si sbatteva, ineffabile Dario Fo. Arringhiava. Purtroppo le battute era: no vecchie. Giù fiscpi. 'Dario, <latte 'na mossa'. Irrompe sul palco Mario Mieli supertravestito: 'Non state a sentire il prete di turno", grida. "In piazza Mag– giore c'è il convegno eucaristico andia– mo tutti là. La castità è controrivolu– zionaria". Ma davanti alla piazza Maggiore qualche migliaio di compa– gni c'era già. Fronteggiavano, seduti per terra, i diversi cordoni di poliziotti che difendevano le anime dei fedeli. Jacopo ci ha raccontato la scena. "Uno sballo. C'erano molti spinelli in giro e i compagni li fumavano in cerchio, tran– quilli, con le spalle girate ai poliziotti. Ogni tanto partiva uno slogan: "Poli– ziotto, qui è bello, vieni a farti uno spinello!". Altri gruppi gli gridavano una cosa dopo l'altra: "Terroristi, ter– roristi", "gioventù Bruciata", "Rossi, drogati, estremisti", "Disertate, diserta– te". Ogni tanto qualcuno partiva al– l'assalto e veniva placato in tempo dai compagni delle prime file. I poliziotti non sapevano se ridere o incazzarsi, qualcuno innestava il lacrimogeno, qualcun'altro sorrideva sotto il casco. E allora gli gridavamo: "Ridete, ride– te". A un certo punto parte un lacri– mogeno: un attimo di caos, un accenno di fuga, poi quando va via il fumo ci accorgiamo che era stato un candelotto nervoso. "Secerni, sceemi! !!". I rapporti di forza erano a nostro favore e non c'entravano le armi .

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