RE NUDO - Anno VIII - n. 59 - novembre 1977

f>O~QG~~ larga la foglia stretta la via, dite l Quelli di noi che sono stati a Bologna hanno vissuto diversamente questa esperienza; abbiamo preferito documentare vrebbe finito per non significare quasi niente. Presentiamo quindi di seguito le impressioni di alcuni compagni, oltre alla Non sono andato a Bologna perchè sono stanco di spettacoli. Già due mesi prima che avesse luogo, il convegno si annunciava come uno spettacolo ghiottissimo per tutti: giornali, televisio– ne, psicologi, sociologi, entomologi, fo– tografi, cineamatori, l'hanno atteso con trepidazione come l'avvenimento più eccitante dell'anno, un kolossal da non perdere assolutamente. I più infantili, quelli mai sazi di film western e di guerra, si aspettavano bombe, carri armati, interi quartieri rasi al suolo, la popolazione di Bologna terrorizzata in fuga verso Rimini e Cesenatico. Per altri doveva essere invece un Parco Lambro non più "ghettizzato" ma por– tato nel cuore di una città, senza palco e con una grande scelta di musiche, da quella spontanea dei flauti e dei bon– ghi, all'hard rock delle molotov e delle raffiche di mitra. E via di seguito. Era p,er me scontato che qualunque cosa fosse successa a Bologna era ipoteca– ta fin dall'inizio dagli organi, agenti, strumenti, della società dell'immagine e dello spettacolo. Questo mi faceva pensare che tutta la gente che sarebbe confluita a Bologna e vi avrebbe rivolto l'attenzione si sarebbe divisa in due schiere, mischiate tra di loro ma ben distinte: gli spettatori dell'apparato e gli attori per l'apparato. La cosa erti con– fermata dal fatto che tutti i compagni che avevano deciso di andare a Bolo– gna erano ben consapevoli di andare a svolgere una parte, a recitare un ruolo, con gli occhi di mezza Europa puntati addosso. La sensazione non era per me certamente nuova, mi derivava, e mi deriva, da un modo che ho da un po' di tempo di considerare questo tipo di cose con occhio non più "politico", ma, diciamo cosi, "fenomenologico", che sarebbe poi la maniera che do– vrebbe farti vedere le cose per quel che realmente sono. Questo modo mi ha portato in poco tempo a convincermi che la nostra esistenza è ormai tutta "mass media", che tutto ciò che ci succede avviene da e per i mass me– dia. Credo che sia diventata così totale la nostra dipendenza dai mass media che In tutte le situazioni di grosso rilievo pubblico, sociale, politico, il massimo di autenticità cui possiamo aspirare è riuscire a recitare noi stessi alla perfezione. Forse sarà una cosa solo personale ma in situazioni di que– sto genere mi sono sempre ritrovato a recitare, anche quando non ce n'era assolutamente bisogno. Ad esempio, a recitare la rabbia quando ero realmen– te rabbioso dentro di me peggio di un cane rabbioso, o a recitare la gioia quando ero contento. Sono arrivato a pensare che quando uno si mette in una dimensione "politica", in una so– cietà dominata dai mass media, si met– te tout court in una dimensione di recita, di ideo– logizzazione di comportamento. L'ideologia, sap– piamo, è una squallida recita intellettuale di idee o valori ma– gari buoni e giu– sti, cosi come spegne qualsiasi spontaneltP,_nel pensiero e toglie il lume dell'artico– lazione del pen– siero, toglie an– che, in perfetta intesa con l'inter– scambio edipico spettatore-attore, qualsias,i sponta– neità al compor– tamento politico. Ci deve essere stato un tizio, non so chi, quando e dove, che ha det– to una frase di 'questo genere: "si può uccidere un uomo, con cuore puro". Ec– co, mi pareva che a Bologna non ci sarebbe stata la possibilità ne~ meno di fregare una fetta di mor– tadella, con cuo– re puro. Credo che il modo di es– sere ideologico trovi ne/l'incontro con i mille mec– canismi dei mass media la sua mi(se)rabile rea– lizzazione. E non mi sembra che ci sia scampo al– l'immiserimento intelluttuale– comportamen- tale nella morsa ideologia-rr,ass media. La sana e vitale voglia di far fuori qualcuno che ti opprime in modo intollerabile, appe– na viene espressa in maniera ideolog~ ca dagli appositi chierici, ad esempio con la formula "critica delle armi", può realizzarsi'&. livello comportamentale con l'ammazzamento di due poveri co– glioni di celerini, così a caso, a chi tocca tocca. La vitale esigenza di libe– razione sessuale, esplosa quindici anni fa, vissuta in maniera ideologica, ha portato spesso alla deludente ripetizio- ne, sotto nome diverso, da parte di maschi "liberati" o di donne "emanc~ pate", delle dinamiche che presiedono al rapporto uomo-donna da ventimila anni a questa parte. Insomma, non sono andato a Bologna perchè mi sento costantemente brac– cato, invaso nel mio intimo, profonda– mente contaminato nelle mie esigenze e spinte più vere, dall'ideologia coaliz– zata ai mass media, e non riesco a vedere più niente se non in questa chiave. Temevo, andandoci, di riuscire solo o a recitare me stesso o a fare lo spettatore. Oggi credo che a Bologna sia andata

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