RE NUDO - Anno VIII - n. 58 - ottobre 1977
RE NUD0/66 Segueda pagina 6 Mauro di Prete Lotta Continua Nel quadro generale degli interventi che il piano di ristrutturazione capita– listica mette oggi in atto per costingere alla resa la classe operaia italiana vi è la repressione sia diretta che indiretta.· Per esempio, nelle ·fabbriche si ha il licenziamento delle avanguardie, il ri– corso alla cassa integrazione, la ristrut– turazione più bestiale, carichi di lavo– ro, ecc. In una parnla: si cerca in tutti i inodi di rimettere in discussione le conquiste che la classe operaia ha fatto negli. ultimi anni. La repressione della nuova sinistra entra in questo quadro e la si può capire solo se si ha una visione generale della situazione politica. Allo stato borghese non gli va bene che alcuni abbiano preso coscienza e. si siano messi nella testa di lottare per ottenere migliori condizioni di vita e soprattut– to delle prospettive diverse da quelle che gli offre la borghesia. · D'altro lato bisogna tener conto del fatto che l'espulsione degli occupati si sta accentuando: solo a Milano sono previsti ·cinquanta mila posti in meno nel giro di pochi mesi e negli ultimi tre anni i posti di· l~voro sono calati di 55.000 unità; tutto questo dovrà pur significare qualcosa. Vi è repressione della nuova sinistra, infatti, in quanto essa può diventare il punto di riferimento per una classe operaia che ha queste prospettive. Quella che abbiamo chiamato la "cri– minalizzazione delle lotte" altro non· è che il tentativo, oa parte del cosiddetto arco costituzionale, di creare all'inter– no dell'opinione pubblica benpensante la convinzione che questa gente non lotta per il cambiamento della propria vita (innanzitutto per un posto di lavoro assicµrato ), ma sono solo un pugno di criminali. E di far vedere alla classe operaia che· è inutile, anzi impos– sibile, ribellarsi. Ecco il perchè di questo accanirsi con– tro qualsiasi movimento di tipo libera– torio. C'è da dire che anche all'interno della nuova sinistra (e per nuova sinistra io intendo tutta quell'area che oggi è all'opposizione da sinistra) vi sono mo– menti di tensione e singoli atti repressi– vi di organizzazioni contro altre orga– nizzazioni. Ma il meccanismo è un altro: si parte dar presupposto che un'organizzazione abbia una linea complessiva, e per farla rispettare deb– ba usare un certo tipo di repressione con chi ha un'altra linea complessiva in disaccordo con essa. Tutto nasce dalla presunzione di avere la verità in tasca e di doverla imporre, nasce dal– l'ambizidne di voler mettere un cappel– lo su tutta l'area dell'opposizione. L'unica possibilità di difendersi dalla vera repressione, quella di stato, che ha la nuova sinistra sta nel confronto politico, visto che è ancora disarticola– ta al suo interno e non ha ancora trovato un momeI1to di sintesi .. Il fatto che oggi le singole organizza– zioni non siano in grado da sole di dare una risposta complessiva a questa re– pressione articolata, può essere un mo– tivo di più per spingere quelli che si pongono veramente il problema di un'azione più concreta, ad aprire un dibattito aperto a tutto il movimento. Elvio Circoli giovanili Al giorno d'oggi, visto che non esiste più nè in me nè _in moltissimi compa– gni la sicurezza negli schemini che ci .eràvamo dati, _è impossibile ricorrere ancora a interpretazioni schematiche per prevedere le cose. Le cose per vederle, o per cercare di pre/vederle, bisogna viverle all'interno del loro mo– vimento. In questi ultimi tempi la repressione ha dimostrato di essere molto furba, ha saputo utilizzare nei confronti della popolazione aspetti di terrorismo psi– cologico che prima non aveva ancora usato. Faccio un esempio: nei circoli giovanili la repressione agiva attaccandoli diret– tamente o perseguitando i giovani ca– pelloni nei loro luoghi. d'incontro. Que– sto non faceva. che creare unità nei giovani, e ha finito con l'aiutare l'e– stendersi del movimento. Ora si è inventata la formuletta degli autonomi che serve per criminalizzare chiunque si muove. L'autonomia in questo momento personifica i fantasmi della po·polazione: cioè le angosce, le paure della sig.a Cippelletti si sono incarnate nell'autonomo cattivo, così come è descritto dai giornali. Un meto– do furbo, usato insieme a quello di dilazionare la repressione usandola col contagocce, ·anche se con un contagoc– ce grosso. Questa repressione che non finisce mai la si è vista a Bologna: oggi arrestano due compagni, domani altri due, e così via. Questo modo di fare tende a rendere normali delle cose che non lo sono. Dopo questa primavera passata di nuovo nei giardini, nei bar, nella di– sgregazione più nera, ci troviamo ora in autunno con un coordinamento dei circoli che non è più un coordinamen– to, dove tutti rappresentano solo se stessi e non parlano più a nome del tal circolo. E' quindi possibile fare discorsi di autocoscienza, di piccoli gruppi e così via, mentre i circoli dell'hinterland vanno avanti nella specificità delle loro situazioni. C'è la crescita di un colletti– vo molto grosso che agisce con rapporti di tipo orizzontale, cioè tra persone e non tra gruppi e senza leaders. In questo collettivo ci siamo posti il problema dell'autodifesa del movi– mento e della sua autonomia. Il problema purtroppo questa volta si è presentato non per opera delle forze classiche della respressione: poliziotti, magistratura, ecc., ma da parte di compagni di qualche organizzazione della nuova sinistra che si son sentiti in dovere, in un nostro recente corteo, di censurare slogari, di caricarci con chia– vi ,inglesi, di impedirci di portare avan– ti quei contenuti che sono nostri e che fanno parte della nostra vita e della nostra storia. Noi non vogliamo in nessun caso scen– dere a livelli di rissa. Non ci va il discorso dell-0 scontro tra bande, per– chè crea delle ghettizzazioni reciproche e finisce col fare dei circoli qualcosa di simile alle organizzazioni. Però ci si pone il problema di come difendere l'autonomia del movimento. Abbiamo deciso di non accettare nei nostri cortei la presenza di forze politi– che organizzate coi striscioni e i loro servizi d'ordine. Al di là di questo, si• presenta il problema di difenderci an– che dalla repressione dello stato. Scartiamo a priori l'idea .di costruire un servizio d'ordine tradizionale: sol– datini separati ·dal resto del corteo, che seri fanno le cose mentre il corteo ne fa delle altre, o gruppo di persone che ciecamente seguono il loro capetto, ecc. Quindi sarà assai positivo, rispetto ai servizi d'ordine di ogni singolo circolo, creare in situazioni di movimento strutture spontanee di auto - difesa, senza ruolizzare nessuno. L'importante è di non strutturarsi m un dato senso, di non rinchiuderci in noi stessi ripercorrendo certi errori. Il problema di come rispondere alla repressione è poi, in definitva, quello di come gestire la propria vita. La prima risposta che noi diamo alla repressione è quella di liberare degli spazi, di creare delle zone libere all'in– terno della città e di viverci autonoma– mente la nostra· vita, cercando di liberare·anche noi stessi. E se il caramba spara ... una pera, una pera! Se spara il poliziotto ... x8!x8! N.B. E' un non senso.
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