RE NUDO - Anno VIII - n. 58 - ottobre 1977

,,é,lf~~ n~ . \1n:1tlctts -'1ozm1 - Wolfang Amedeus Mozart Le V arianzioni per pianoforte Vol. I (K 25 - K 353 - K 398- K 355) Vol. II (K 265 - K 460 - K547-K613) pianoforte Bruno Canino Ricordi Con un impianto adeguatamente fedele (il che non è facile) il piano– forte entra nelle case, arriva diretta– mente, nel senso che con le casse al volume giusto (che non è nè alto nè basso) una buona registrazione, spalle voltate (o occhi chi usi) e l'illusione - è quasi totale. Timbro profondità e larghezza del suono compongono la presenza - quasi - fisica dello strumento (accendere la luce, se non volete inciampare; op– pure appoggiatevi alla rientranza sinuosa della grande coda dalla par– te delle corde alte, come fanno le ospiti femminili degli show televisivi che ascoltano con sguardo rapito le escursioni sicure delle mani sulla tastiera). Canino si è costruito una fama come concertista dedicandosi per lo più a materiale moderno e contem– poraneo, spesso in coppia con l'igno– bile salumiere del flauto Severino Gazzelloni (avete mai sentito uno dei suoi dischi di musica leggera, alla Fausto Papetti, ma fatti peg– gio?) altre volte in duo pianistico con Antonio Ballista altro eccellente "giovane" concertista. Napoli 1936 data e luogo di nascita di Canino che ha alle sue spalle, da • un punto di vista accademico, la vittoria nei festival internazionali di Bolzano e Darmstadt. I due dischi fanno parte di una nuova serie di realizzazioni della Ricordi per pia– noforte o piccoli organici orchestrali incise a Milano nella propria sala (ex Fonorama) sotto la direzione tecnica di Claudio Fabi, ex produt- tore della PFM esperto uomo del suono italiano; credo che Fabi sia stato particolarmente contento di fare questo lavoro, al servizio della "grande" musica; la sua esperienza in campo pop (fra le mille cose è stato il responsabile delle difficili riprese sonore del disco del parco lambro) è come una giacca lasciata fuori dalla porta, appesa all'attacca– panni. Per quanti (e sono i più hanno cercato di infondere al loro lavoro un senso complessivamente armoni– co, equilibrato, la "misura" sonora mozartiana per la tastiera va già stretta; per quelli che nel loro lavoro di musicisti tesi a evidenziare rabbie e disagi anche dal punto di vista sonoro (e sono i meno) questa misu– ra sonora diventa un termine di paragone che non è solo troppo chiuso, limitato, autocontrollato a favore di una "forma" assolutamen– te definit3> ma viene a rappresi;nta– re proprio un limite costitutivo, no– dale alla libertà di espressione. Da– gli "innovatori" l'accento su questi limiti viene - molto specialistica– mente - posto sui valori schematici e obbligatori di un'armonia che è un sistema compiuto, ma, più a fondo, penso che il vero nocciolo sia tra l'accettare la necessità di un ben preciso limite ali' espressione dell' in– dividuo (nel senso che viene nelle nostre dispute sui fogli specializzati chiamato "creativo" - e magari an– che improvvisato) limite in favore della comunicazione, per "lasciare spazio" all'ascoltatore. Tornando al nostro giradischi am– plificatore piatto che funzionino bene (aTgomento sul quale varrebbe anche la pena di fare qualche inter– vento a parte, datosi che TUTTI i giornali in proposito passano un'in– formazione che è SOLO pubblicita– ria) e al conseguente pianoforte quasi fisico, se state in una stanza e nell'altra il disco suona le melodie facilissime, variate in decine di ri– svolti diversi, armonizzazioni paral– lele sviluppi ulteriori melodici, la impressione - banale - e quella di un eccellente studente al piano che riempie lo spazio .di onde sonore dotte e non disturbanti, che trovano immediatamente la loro collocazio– ne ambientale; se andate nella stan– za giusta, dove c'è l'impianto, al di là delle suggestioni fisiche prima suggerite (e rese possibili da una registrazione paàicolarmente linea– re) l'impatto sonoro mantiene anco– ra la possibilità "ambientale", riem– pitiva che lascia spazio a quals.iasi attività manuale o intellettuale, ma guadagna la possibile attenzione to– tale al sottile gioco melodico e ar– monico (su melodie base che SONO "canzoni" semplici e popolari) va– riazioni, appunto che mostrano un atteggiamento al-tempo stesso scola– stico, dotto e umilissimo, verso l'in– sieme di comunicazione sonora pro– posta sulla tastiera. Nel senso che la realtà d'uso più che di ascolto di queste partiture le porta a vivere perfettamente il ruolo di "sottofon– do" (ma mi sembra più corretto parlare di ambiente sonoro), riser– vando a chi fa la scelta di passare all'ascolto, un mondo melodico che va a fondo con elegante compitezza di molte delle variazioni possibili (non tutte), danno però l'impressio– ne di aver toccato tutte quelle che valeva la pena di toccare, costruen– do ·un universo che, proprio in virtù della sua possibilità (labile) e della non-definizione finale e della rigida economia espressiva, ha una com– piutezza che si pone come parallela ed analoga ad altri equilibri (umani e planetari) per q1i molta della musica contemporanea dice di bat– tersi. La lotta espressiva (che passa anche per l'aggressione a queste "misure" espressive "classiche" ma che hanno il loro equivalente di concetto e intenzione anche nelle musiche spontanee se pure diversi equilibri a vantaggio di una maggiore parteci– pazione sonora degli uomini e don– ne che suonano e di una minore RE NU00/63 "invenzione" musicale) la lotta espressiva parente ma non uguale a espressione della lotta e lotta dell'e– spressione - non ha che in minima parte superato lo stadio della de– nuncia per approdare a nuovi equi– libri, che al di là delle soluzioni tecniche musicali, non possono esse– re fuori dalla storia vera del rappor– to fra l'uomo e il suono. Allora - nella sua chiave di equili– brio - ascoltiamo anche Mozart, che ha tutt'ora svariati messaggi spediti da un paio di secoli, ma ancora in circolazione e buona salute. M.V. un VI.A ALTA COLLllfA. M MONTBVBCCHI"(co) Tel.( ~9) 5~0886

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