RE NUDO - Anno VIII - n. 58 - ottobre 1977

RE NUD0/46 Librazione G CwciaM3<qi.e.. Racconto di un naufrago Ed•·,Ri,,, Gabriel Garcia Marquez Racconto di un naufrago Ed. Riuniti, pp. 104 L. 1.200 Non è questo un racconto nato dalla straordinaria fantasia di Marquez bensì la ricostruzione giornali~ticà di una storia realmente vissuta da un marinaio della flotta colombia– na, che il 28 febbraio del 1955 cadde in mare (Caraibi) insieme ad altri sette membri dell'equipaggio del cacciatorpedi!'}ieri Caldas, a causa di un forte colpo ~i vento. Costui visse in mare per dieci giorni su una zattera, senza nè acqua nè cibo. A quel tempo G.G. Marquez lavo– rava come fotoreporter nel quotidia– no di Bogotà "Espectador'' e la Colombia era governata da una del– le sue tante dittature militari. La pubblicazione della storia del naufrago "minuto per minuto" rive– lò che l'incidente non era stato causato da una tempesta come ave– va dichiarato il governo, ma da un colpo di vento che aveva slegato il carico di contrabbando che si trova– va: male assicurato in coperta Dato che i cacciatorpedinieri non possono . trasportare carichi, tanto meno di contrabbando e che l'ecces– so di pei,o aveva impedito le mano– vre per recuperare i naufraghi, tale dichiarazione costò la chiusura del giornale, e il marinaio che fino a quel momento era stato un eroe nazionale cadde nel dimenticatoio dopo aver subito minacce e tentativi di corruzione perchè ritrattasse il suo racconto. Questo è il clima in cui vide la luce la vicenda, ma ciò che ne rende interessante e appassionante la let– tura è il modo in cui, attraverso un'incredibile memoria, vengono ri– costruiti i momenti oggettivi e sog– gettivi, le sensazioni, i pensieri, le allucinazipni ecc, che balzando in B b ioteca G. Bi primo piano ora l'uno ora l'altro, creano la trama di un'incredibile esperienza: dieci giorni trascorsi su una zattera circondata da nient'al– tro che mare sotto un sole impieto– so. ''Tutti i giorni, con sorprendente puntualità, i pescecani giungevano alle cinque. Allora intorno alla zat– tera si celebrava un festino. Pesci enormi saltavano fuori dall'acqua e pochi momenti dopo rispuntavano fatti a pezzi. I pescecani impazziti, si precipitavano sordamente contro la superficie sanguinolenta. Ancora non avevano cercato di spezzare la zattera, ma se ne sentivano attratti perchè era di color bianco". Una natura ostile all'uomo in cui la forza di vivere è legata alla paura e al dolore fisico e la possibilità di morire è vissuta in alcuni momenti come una liberazione. "Guardai il bordo della zattera sul quale segnavo i giorni e conta otto linee. Mi ricordati che non avevo segnato quella di quel giorno. La segnai con le chiavi, convinto che sarebbe stata l'ultima e provai di– sperazione e rabbia di fronte alla certezza che mi risultava più diffici– le morire che continuare a vivere. Quella mattina avevo scelto tra la vita e la morte. Avevo scelto la morte, e tuttavia ero vivo, con il pezzo di remo in mano, disposto a continuare a lottare per. la vita. A continuare a lottare per la sola cosa della quale ormai non m'importava nulla". Ho sempre creduto che l'acqua non si potesse bere, mentre da questo libro ho appreso che in caso di necessità si può basta cominciare con una quantità maggiore dimi– nuendo progressivamente le dosi successive, non viceversa. Per ultimo un consiglio per chi si apprestasse alla lettura di questo libro: se sei suggestionabile tieniti a portata di mano un bicchiere d'ac– qua. Io ho sofferto una sete terribile. m.b; neo L ltOM,&.HlORJl,OlUZl()N&QtO Franco Berardi detfo·Bifo Chiha ucciso Majakovskij? Romanzo rivoluzionario Ed. SquiLibri (AR & A) L. 2.000 E' il primo romanzo del dada– maoismo italiano. Inutile parlare del suo autore, tutti sanno che è ormai un internazion;il– mente - nota - vittima della repres– sione dell'arco costituzionale italia– no. La chiave di volta di quest'arco, Cossiga, l'ha costretto a scappare a Parigi nel boudoir dei philosofes. Ha quindi la patente ufficiale di rivoluzionario e di mart;ire. E questo libro non si discosta molto dalle tradizionali "Vite dei martiri', con la differenza che è un'autobio– grafia, cioè è il martire stesso che si è messo a scrivere, a scriversi sotto le spoglie di Majakovskij. Come in tutti i martirologi anche qui c'è una salita al Calvario, con la novità che in questo caso il calvario è solo linguistico. E anzichè salirlo, lo si attraversa L'assunto è di rivoluzionare il lin– guaggio, non nel senso delle avan– guardie artistiche di sempre, ma di quello, ben più nuovo, di "rivoluzio– ne culturale". Insomma si tratta finalmente di rivoluzionare la vita attraverso il linguaggio. Se questo progetto venisse realizza– to di colpo da tutti i mass media, la gente riscoprirebbe le festicciole in famiglia, il lavoro a maglia, il giar– dinaggio (e non sarebbe male). Realizzato invece in un libro (un "romanzo rivoluzionario", come si proclama) si lascia leggere, soprat– tutto da chi deve recensirlo. La parola d'ordine è: in un romanzo ci deve entrare tutto, non solo la stClria raccontata, perchè limitarsi a narrare equivarrebbe a lasciare im– mutata la situazione, a subirla, e non a trasformarla. Per cui ci propone continue digres– sioni teoriche, giochi verbali, descri– zioni di cose, filastrocche, ecc. Non è certo un romanzo nel senso tradizionale, in realtà è un trattato di arte poetica, di come si deve fare per scrivere rivoluzionario. Il tu~to intervallato da esempi che si rifanno al modello: brani di diario di un militante impegnato e un po' sur– reale. II sofisma che sta alla base di tutto .questo è il seguente, bisogna che le cose, gli oggetti, cambino; perchè portanò in sè, nella loro struttura, l'impronta del dominio capitalisti– co. Così la scrittura, il linguaggio usato ora, porta in sè i meccanismi della riproduzione di comportamen– ti previsti dal codice capitalistico. Dobbiamo distruggerlo. Ma che fatica inutile, se null'altro cambia. Bhagwan Shree Rajneesh Tecniche di liberazione La Salamandra L. 1.900 w.p. "L'anarchia che è dentro di noi deve essere lasciata esplodere. Non deve essere calmata o repressa ... deve esplodere in tutta la sua inten– sità. La calma, la serenità, il Nirva– na non sono le conseguenze della repressione della mente, ma della sua esplosione. Esprimi te stessa senza alcuna limitazione ... la calma verrà in seguito, ma non sarà una cosa imposta. Naturalmente questo significa la pazzia, perchè noi siamo folli... così se la esprimi, la: folli,i. uscirà. Anche tu ti sentirai strani;,. riguardo alla tua follia, sarai scono– sciuta anche a te stessa. Tutto ciò è una tua espressione reale, ma non puoi conoscerla prima di averla spe– rimentata. E' sepolta nel tuo incon– scio, è lì da secoli... prima ancora della tua nascita. L'essere anarchi-

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