RE NUDO - Anno VIII - n. 58 - ottobre 1977

Ciusca la jauasca! Dall' Ammazzionia ùn compagno ci ha mandato la descrizione di un'esperienza psichedelica nella selva, a tu per tu con un •brujo· Allunga un3: mano al di là del banco, aggunta deh°'.1tamente la lettera por– tandola sotto 11naso sudato, comincia a leggerla avidamente come fossero notizie di un parente d'oltre oceano. Intanto si sono radunati· alcuni sfac– cendati, con gli occhi colmi aspettano il risultato. Approfitto per guardarmi intorno, dopo ventisei ore di viaggio su per la una strada largamente accidentata se– duto in un bus preso di seconda m~no dai ricchi zii del nord America sono . ' arnvato nella selva dell'Amazzonia· qui finisce la strada tracciando il confi: ne tra "il mondo degli uomini" e quello che siamo soliti chiamare con il nome di "popoli incivili", tra l'organiz– zazione e la violenza, tra la razionalità e l'apparente caos, tra la salute e la follia. Giro gli occhi nelle strade "del– l'ultima città" polverose di povertà e di vita, di vivai di gente, la più svariata: straccioni, commercianti, storpi, occhi neri di piccoli "scugnizzi" in cerca di un "Sol", ~onne belle, donne brutte, donne con il peso di una famiglia di otto figli sulle rughe della fronte. Ripiega accuratamente la lettera con un compiaciuto sorriso sulla bocca scaccia via alcune gocce di sudor~ dalla fronte, poi esce dal bazar venen– domi incontro: "Bene ... Mauro ...". Mi c~iede se ho trovato posto in un hotel, rispondo cortesemente che stavo ap– pun~o pe~'and~~lo a cercare; mi propo– ne d1 osp1tarm1 m una stanza che tiene poc? lontano dal bazar, accetto al volo ed m pochi minuti mi ritrovo in un pic~olo stanzino di legno abbastanza pulito, con un letto spinto contro la o ec o paret_e, qualche Iguanita e pochi ragni morti. La lettera che gli portavo era di un amico poeta di Lima, relativa alla possibilità di partecipare ad una ceri– monia della "Jauasca": la cerimonia è guidata da un "brujo" (Medicine man), il liquido, estratto da una liana, è un potentissimo allucinogeno usato dagli sciamani della selva come medi– cina curativa degli "spiriti maligni". El Barbon, cosiì si chiamava il p~drone del bazar; avrebbe dovuto fare da tramite con un brujo disposto a farmi partecipare alla misteriosa cerimonia. Aspetterò quattro giorni prima di tro– vare una soluzione al mio desiderio nel frattempo ne approfitto per adden~ trarmi un pò nella selva. Il sentiero stretto, ostacolato da una yegetazione aggressiva, senza ordine i colori enfatici dalle sfumature gravide di cambiamenti, il contrasto assordan– t~ dei su~ni delle più svariate categorie d1 ucc~lh, la fragranza ferragginosa, ~c~ta, mcomparabile, di questo mondo irnguardosamente veemente· la mia solitudine, la paura angosci~nte dello sconosciuto, la mia velleità di incontri pungenti, ricordi di vecchi libri d'av– venture; poi come acqua che lenta– mente arriva ad ebollizione le mie paure, una strana pianta carnivora la sensazione di follia che potrebbe divo– rarmi; comincio a correre senza fiato in direzione del villaggio dei Chippiwa che avevo lasciato da qualche parte ora. E' deciso per martedì la notte in cui potrò partecipare all'ascetica cerimo– nia; mi avvertono che è preferibile rimanere digiuni per tutta la giornata, poichè data la violenza della medicina è possibile vomitare copiosamente. Sono puntualissimo, alle nove davanti al mercato; è un amico a condurmi verso la "cabania" del brujo e lungo il sentiero, sotto un cielo ovviamente stellatissimo, mi avverte sul comporta– mento da tenere durante "l'esperien– za"; bevo avidamente le sue istruzioni ed improvvisamente mi trovo ai bordi di un piccolo villaggio di poche case, l'ultima in fondo è quella che cercava– mo. E' un uomo sulla cinquantina che ci viene incontro, gli occhi sorridenti, neri come i capelli, completamente· irrispettoso delle mie attese di vecchio saggio dalla barba bianca o di leggero indiano dai segni di potere sul viso, al contrario allegro, cordiale anche se un . pò distaccato, mi fissa un attimo negli occhi, rimango perplesso, poi ci invita ad entrare nella sua casa. Sono completamente sedotto dai suoi gesti, scruto curioso ogni suo fare, spettatore paralizzato pur nei miei tentativi di essere affabile. Nel frattem– po cominciano ad arrivare le altre persone, tutte del luogo, che partecipe– ranno alla cerimonia; ci offre, in un piatto, dei pezzi di carne cacciata il giorno stesso: "Questo fa già parte · della cerimonia", mi sussurra l'amico: "Energia ..." ribatte prontamente lo sciamano a cui non era sfuggito il nostro pur breve colloquio. Per rompe– re l'imbarazzo gli chiedo in che· manie– ra cattur-asse gli uccelli. "Con la rete" mi risponde "Anche gli uc~elli hanno de\le strade, la loro strada è il "cammi– no del vento"; questa direzione cambia durante la giornata, è necessario· cono– scere precisamente i tempi, poi non rimane altro che collocare la rete ed attendere." Quasi ·senza rendermi conto mi trovo seduto in cerchio con gli altri sul pavimento, la luce delle candele illu– mina il modesto e ben proporzionato arredo di quella casa che fin dal princi- segue

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