RE NUDO - Anno VIII - n. 58 - ottobre 1977

RE NUD0/26 AUTOCOSCIENZA MASCHILE IO SORO MI<f' La gestione del corpo maachlle dopo 8 anni di femmlnlamo e di autocoeclenza (Il parte) Nella primaparte di 1uestoarticolo(vedi Re Nudo n. 56-57) si e esaminato,attraverso testimonianzedi partecipanti a gruppi di autocosienzamaschile, a che punto era la gestionedella sessualitàda parte dei maschi più problemizzatidallerivendicazioni femmi– niste. Nel ventaglio di atteggiamenti era uscitofocalizzato il tema dell'immaginario, cioè dellefantasie eroticheconnessenel ma– schio a rapporti di potere e di reificazione delladonna. La volontàdi uscireera chiaraper tutti, sul comerealizzarloc'eranodisparit_à diparer_i. . Per Marco Lombardo-Radice, il prefatoredi "L'ultimo uomo': rinunciarvisemplicemente sarebbeun atto repressivo inutile e contropro– ducente: "Ora io non crédo che la repres– sione di componenti importanti della nostra sessualità (la loro repressidhe organica, non certo quella occasionale che è ben giusto saper esercitare) ~ossa in nessun mdo servire alla nostra ' rivo– luzione sessuale" e a una reale trasfor– mazione dei rapporti uomo - donna; penso al contrario ·che tanto più sare– mo in grado di "agire" le nostre fanta– sie (anche le peggiori), tanto più sarà possibile rimodellarle ed elabolarle "in avanti". Incontrarci oggi, risolvendo lo squilibrio oggettivamente esistente ca– strando e reprimendo la nostra sessua– lità per adeguarla a quella delle donne, non. sarebbe che mero inganno e ipo– crisia". (1) Anche per Stejano Segre, il curatorede "L'antimaschio':l'erroreda battereè l'insin– cerità: "L'unica possibilità reale di ave– re un rapporto è quella di riuscire a dichiarare fino in fondo bisogni e prospettive, e affrontare la nuova si– tuazione che si viene a creare... Il casino è che fin dall'inizio bisogna o battere l'illusione dell'innamoramento, dirsi cioè che ci si usa, che ci si proietta addosso proiezioni e paure, e che que– sto c'è perchè io sono fatto così, e cosi mi si deve accettare ... Bisogna accetta– re di disilludersi su tutte quelle cose "belle" che abbiamo in testa come "rapporto", emotive ed emozionanti. Bisogna dirsi: guarda, che qui ci stia– mo usando l'un l'altro, lo accettiamo o no?" (2) g,_uesto appello a riconoscere l'altro come 'altro da noi", legittimamentedistante da - quello che noi vorremmochefosse, viene da molto lontano. Viene dalla psicoanalisiche crea.artificialmentele condizioniper questa falsificazione dell'altro (le proiezioni del paziente sul terapeuta) per analizzarle e modificarle.Viene dall'antipsichiatria,come superamentodella reificazionedel rapporto, comeProfilassicontro il morbodella famiglia, vediCooper:: "La nota fondamentale del Nuovo Amore, credo che la troveremo nell'atto di lasciar l'altro essere se stesso. Ciò comporta imparare un con– trollo che è molto penoso ... Comporta un cambiamento del nostro essere, non un cambiamento della nostra mente." (3) Sembra l'uovodi Colombo,ma in pratica è tale _ l'abitudine dell'uomoa sopraffareo a scaricaresul partner le propriefrustrazioni, chele cosetendono ad andarediversamente. Con l'amorescatta la possessività,il bisoqno di sentirsigarantiti~ la gelosia ... "giacche il condizionamento di una persona edu– cata in una famiglia nucleare borghese crea un bisogno quasi irresistibile di entrare ciecamente in simbiosi con la fami~lia, è poi più tardi di coinvolgere altri m simili simbiosi." (4) Tut~equeste~e:rzore d~lrapportosonoquindi storiche,non naturalz': sonodovuteal tipo di rapportoin cui siamo stati allevati dalla famiglia nucleareborghese.Da qui la possi-' bilità, anzi la necessità storica di fronte all'aJJ.ermarsi del femminismo, di cambiare semplicemente musica. Oltre all'analisi dei propri meccanismi pro– fondi, per poterli superare,vieneprospettata da questaletteratura di autocoscienza un'altra strada da percorrere in vista di un rapporto paritetico,e non simbiotico,conla donna.Si tratta dell'allargamento del campodella ses– sualità,partendodallamasturbazione. Perchè?Dice uno dei testimonide "L'ultimo " "R' d 1 uomo : ispetto a accettare a pro- pria solitudine, se così si può chiamare,

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