RE NUDO - Anno VIII - n. 56-57 - agosto-settembre 1977

mo conoscere, e metterci a guardarlo da LONTANO. La "necessità di og– gettivazione" è uno dei dogmi più radicati del nostro tempo, così che si è preclusa l'adozione del procedimento opposto, che consiste nell'identificarci con ciò che vogliamo conoscere, nel PENETRARE ALL'INTERNO di quello che vogliamo scoprire. Questa abitudine alla separazione e quasi sempre una mistificazione, e lo è in modo ancora più evidente quan– do l'oggetto della conoscenza è il NOSTRO CORPO: è facile, como– do, e stupido, considerare il corpo come "strumento" di cui acquisire la disponibilità, come "oggetto" su cui discutere, senza tener conto del fatto che il nostro corpo SIAMO NOI. E che, di conseguenza, ogni separazione oggettiva tra noi e il nostro corpo è soltanto una finzione. Mi sono accorto di questo non tanto studiando filosofia, ma vivendo in prima persona un'esperienza abba– stanza lunga e significativa di esisten– za agricola, a contatto pieno con la natura, con la terra e ciò che la terra implica. In questa esperienza ho per– so quasi completamente la nozione di "IO", per immergermi completamen– te in una condizione dinamica di relazione tra le mie esigenze, le mie sensazioni, e le esigenze e leggi del cosmo, della vita superindividuale. Quando si ritorna alla terra, quando ad essa ci si affida, diventa chiaro come l'individualità sia una limita– zione, un giuoco per sfuggire alle proprie responsabilità: ogni ora, ogni minuto del rapporto con la natura - quando questo rapporto è vero ed essenziale - fa nascere dentro la con– sapevolezza di un'armonia universale di cui è partecipi, corresponsabili. Accarezzare la terra per aprire, con le dita, un sottile solco in cmi mettere un seme - un seme.dalla cui germinazio– ne dipenderà più avanti nel tempo la tua vita, la tua possibilità di nutrirti - è un'esperienza che determina chia– rezza non soltanto sulle leggi della biologia vegetale, ma che fa nascere una notevole luce anche a proposito della propria funzione, della funzione del proprio corpo, del suo posto nel- l'ordine universale, così diverso dallo pseudo-ordine inventato attraverso la masturbazione mentale ed ideologica dell'area "politica". Il mio corpo cresce sano non soltanto perchè si alimenta in modo "natura– le" o "macrobiotico": cresce sano perchè produce ciò che lo nutrirà, accettando la legge dell'interdipen– denza in un'unità cosmica, accettan– do il riconoscersi per ciò che è, al di là delle ipotesi biochimiche e delle "og– gettivazioni" fasulle. Ancora Luther Barbank, l'uomo che ha saputo "inventare" circa mille nuove varietà vegetali, così racconta la sua esperienza: "Quando ci si dedica allo studio di una delle tante leggi universali ed eterne che regola– no la natura, sia relative alla vita, alla crescita, alla struttura, ai movimenti di un pianeta gigantesco, sia .alla più piccola pianticella, o agli impulsi psicologici del cervello umano, occor– rono determinate condizioni prima di diventare un interprete della natura, o il creatore di opere preziose per il mondo. Idee preconcette, dogmi e qualsiasi pregiudizio e remora perso- nali devono essere lasciati da parte. Ascoltate, una ad una, le lezioni che madre natura vi impartisce, e fatelo con pazienza, tranquillità, rispetto. Esse gettano luce su ciò che prima era un mistero, a allora, chi lo vuole; sarà in grado di vedere e di sapere. La Natura comunica le sue verità solo a chi è passivo e ricettivo. Accettando tali verità, dovunque esse possano condurre, noi facciamo in modo che l'intero universo armonizzi con noi". Personalmente, ho conosciuto le tesi di Burbank DOPO aver vissuto la mia esperienza, che mi. aveva condot– to alle medesime conclusioni, alle medesime certezze, alla medesima af– fermazione della necessità di porsi in condizioni ricettiva ed aperta verso il cosmo, verso l'universo, verso la natu– ra. E ciò è possibile quando ci si colloca a distanza - fisica e mentale - da una condizione schizofrenica qual'è quel– la del metro di vita della "civiltà" tecnologica: come si possono aprire i canali ricettivi della sensibilita perso– nale in una situazione dove ciò che arriva sono soltanto vibrazioni di odio, di violenza, di stupidità? Come ,_ . --- . ~ - ~,, RE NUD0/19 ci si può rendere fisicamente, mental– mente e spiritualmente disponibili, in un mondo urbano carico di messaggi paranoici o schizoidi? Bisogna schermarsi, chiudersi, abbas– sare il volume della ricezione amplifi– cando al massimo la potenza di tra– smissione, l'urlo della propria rabbia impotente. Ma quando intorno c'è la vita, l'unità cosmica, la bellezza di una pianta, di un cespo di lattuga, di un peperone, allora ci si può davvero aprire, si possono spalancare tutti i canali• di ricezione, immergersi nelle vibrazioni dell'universo, rendersi con– to di cosa significhi FAR PARTE DI UN TUTTO. E a questo punto la separazione dall'egoismo individuale diventa 1,manecessità naturale, l'inte– grazione con qualcosa di più vasto diventa una via luminosa. Il MIO CORPO non è più MIO: io sono il mio corpo e la mia mente, non è una questione di PROPRIETA'. E allora posso capire fino in fondo che IO non sono soltanto IO, ma che il mio essere integrato fatto di corpo e di mente e di qualcos'altro è una frazione della totalità, un giuoco che - vissuto in questa dimensione - può anche essere piacevole, anzichè dram– matico e mortale. IO NON SORRIDO: IO CREDO DI ESSERE UN SORRISO. Allora riesco a comunicare, con me stesso e con chiunque sia disposto ad accetta– re un sorriso per ciò che è, e non come una presa per il culo. E questo l'ho imparato attraverso le parole, le con– vinzioni, le polemiche. L'ho imparato vivendo, infilando le dita nella terra, chiedendo alla terra di nutrirmi dopo che io l'avevo nutrita, amata. Dopo che con la terra io AVEVO FATTO L'AMORE. Per-chè vivere da contadino non signi– fica LAVORARE LA TERRA - come molti credono - ma FARE L'AMORE CON LA TERRA: è faticoso (anche fare l'amore con una donna è faticoso, se lo consideriamo dal punto di vista puramente fisiolo– gico), ma appaga, offre gioia, restitui– sce sul piano spirituale ciò che toglie sul piano biochimico. E insegna a capire - dall'interno, senza tante analisi che cosa è il corpo, che cosa sono le energie che lo perva– dono e lo attraversano, che cosa sono i suoi limiti e 1e sue possibilità. In modo vero, e non superficiale, ideolo– gico, fasullo. Haram

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