RE NUDO - anno VIII - n. 55 - luglio 1977

sarebbe la personalità tossicomane. Roberta: Puntando sulla personalità e la volontà. Ho visto tante persone che in partenza hanno meno possibi– lità di uscirne, proprio perché non anno una buona dose di volontà e di personalità. , E per queste è un problema pre– droga. D.: Nel vostro caso la presa di co– scienza della propria personalità, del– le incrostazioni che la inibivano, del– la scoperta di un modo più libero di realizzarla, è passata attraverso l'eroina. E' l'eroina che ha fatto scop– piare i vostri casini. Roberta: A me li ha fatti scoppiare, ma in realtà, posso essere sincera, in questo ultimo periodo che a Brera ci son ritornata perché mi sto ribu– cando, non spesso ma saltuariamen– te, li trovo intrippati forte, è difficile che riesca con loro a far capire che cosa sto vivendo io. Perché loro, che sono persone che vivono da anni su quella piazza, ci credono nell'eroina, o per lo meno vogliono a tutti i costi crederci, per cui è difficilissimo poter comunica– re, perché ti rifiutano, il massimo che riescono a dirti è: - Ti sei fatta fare il lavaggio al cervello - quando si rendono conto che tu cammini con le tue gambe. Invece loro io li vedo come tutti av– volti nella bambagia, con una gran paura di uscire dal guscio di ovatta. D.: E' comunque sempre difficile uscire da una situazione nella quale ci si è adagiati. Roberta: E' chiaro. Come a me è co– stato prendere coscienza che quello che mi dava la mia famiglia, la so– cietà chai. frequentavo e mio marito, non era la mia vita, ma ero un bu· rattino in mano a della gente che mi faceva andare dove volevano loro; a'ltrettanto dopo nell'eroina mi sono accorta che i fili non li tiravo io, ma l'eroina e l'ambiente dell'eroina. In tutti e due i casi è stato tragico uscire dalla situazione, malgrado fos– se già tragica la situazione di per sè. Certo che è facile, uscendo da una situazione di ·dipendenza, cadere in un'altra altrettanto dipendente. D.: -Pensate che 1.nche altre iniziative possono aiutare a venirne fuori, per esempio le comunità agricole per tos– sicomani? Luigi: Per me sono state sempre esperienze negative. Si va Il, ci si rifugia, e si cerca un altro ambiente di dipendenza. ~Jr-}/~ ~10 -~- .... I I Paolo: Se uno trova una situazione in campagna, con tanta gente, ci sta bene ed è fuori dal suo giro, questo aiuta molto. Però poi dove cambiare dentro. Se resta strutturato come era prima e non va avanti, finisce che fatalmen– te all'eroina ci ritorna. Luigi: E' la nostra realtà interna che deve cambiare, per cambiare i nostri desideri infantili: come quello di ser gnare che l'eroina venga distribuita gratis in piazza. E come aiuto a questo cambiamento, io conosco soltanto la psicoterapia, sia quella individuale che quella di gruppo. In gruppo c'è i.il . vantaggio che ti rendi conto che tanti problemi che hai tu, li hanno anche gli altri. La cosa ti dà un po' di coraggio.· Tu dici: - Ma allora non sono proprio quella frana che pensavo... - I meccanismi che spingono a com– portarsi in certi modi, anche al di fuori della droga, più o meno sono sempre quelli. E uno se ne rende conto vedendo che anche gli altri hanno gli stessi problemi. D.: Ritenete che anche senza avere un problema di eroina, una terapia di gruppo fatta cosl sarebbe utile? Luigi: Senz'altro. Io mi ero creato un equilibrio fasullo, che alla prima 9tE NUD0/11 occasione, che per me è stata quella dell'eroina, è crollato. Senza tutto questo sarei potuto di· ventare un drogato del lavoro, o del ca-kio, ma incapace di avere una fa. miglia normale, di avere dei figli e farli crescere, e tante altre cose. Paolo: Io penso che oggi hl. problema dell'eroina non ce l'ho più. Non ostante questo, continuo a venire qui perché sento che non sono ancora a posto con i miei casini, che potrei vivere meglio, più libero di come so- no adesso. . C'è deHa gente che riesce a toglier– si certe sovrastrutture da sola, io non ci sono riuscito fino adesso, qui vedo che vado avanti perché in un anno sono cresciuto di testa, per cui con· tinuo a venirci .. Qui la terapia non punta solo sul fat• to di smettere di drogarsi, anche quel• lo è importante, però la cosa fonda· mentale è che cerca di cambiarti le strutture interne che ti hanno por– tato a comportarti in un determinato modo e che ti rendono più vulnera· bile di altra gente. Luigi: Praticamente quando uno smette di drogarsi è solo all'inizio. E' finalmente in grado di poter af. frontare in modo serio la terapia. D.: Questi casini che nella terapia avete scoperto di avere buona parte

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