RE NUDO - anno VIII - n. 55 - luglio 1977

a venire, se no non viene più. Con noi c'era altra gente che ha smesso del tutto. Roberta: Quando devo spiegare in cosa consiste la terapia, io sono mol– to chiara: primo, ho trovato l'uomo giusto. Perché la psicoanalisi non è una soluzione automatica dei proble– mi o una bacchetta magica. Dipende con chi la fai. Noi abbiamo trovato un uomo vera· mènte equilibrato, veramente sano, che ci dà delle cose utili, a livello di comprensione dei nostri problemi, di capirci, di essere noi stessi, di identificarci. Non m'interessa se usa un metodo piuttosto che un altro, lui avendo per le mani la metodologia della psicoa· nalisi, usa quella. Però io· vengo da lui perché a mio parere è un uomo che a me, che sono cosi incasinata, può dare moltissimo. Ma quando ne parli con quelli del giro dell'eroina, tutti ti dicono: - Ah, vai a farti fare il lavaggio del cervello! - e ti trattano come se fossi una povera scema che vai là a farti cambiare la testa. Invece non hanno capito che qui non cambiano un cazzo. Anche se lo avessero voluto non ce l'avrebbero fatta, perché un minimo di persona– lità ce l'avevo dentro. Nella terapia c'è un senso di libertà enorme, ·lui ti lascia tutto il tuo spa– zio e non ha nessunissima volontà o piacere di farti fare o di farti dire cose che non pensi. Anzi, quando gli proponi un proble– ma di fronte al quale non sai come reagire, lui non ti dice cosa fare, ma ti dice come mai sei in merda per non saperlo. Non si tratta di risolvere dei proble– mi, ma di imparare a gestirli. Noi siamo nati con una sensibilità. debolezza, fragilità che ce la porte– remo fin nella tomba, l'importante è sapersela gestire. Il grosso vantaggio è che ti lascia la massima libertà di scelta. Se tu gli dici che hai progredito in una scelta ben diversa daUa' sua, per lui è okey, va benissimo, non discute neanche, ne è felice con te e gli va bene. Mentre invece ha degli attacchi mol– to forti, e a volte anche molto vio– lenti, quando perseguiti nelle parti malsane. E' chiaro. Per .cui è una doccia fredda sul momento, tragica, perché per noi che siamo de1le per– sone che con un graffio sanguiniamo come dei pazzi, ti puoi immaginare quanto questi interventi risultino ter– ribili. Però a un certo punto li sorpassi, perché chiaramente vedi che è giu– sto, è vero, non puoi continuare co– si, devi per forza dargli un taglio. Paolo: I problemi siamo sempre noi che li tiriamo fuori, magari parliamo tra di noi, lui sente e interviene: - Ma guarda che tu dici questo, que– sto e quest'a'ltro. Poi se ne discute. Cerca di mettere in chiaro i mecca– nismi che tu hai dentro, le emozioni che vivi, i sentimenti che hai e che spesso non riesci a gestirti. D.: Vi fate ancora di eroina? Luigi: Io mi faccio ancora una volta alla settimana, perché penso che sono ancora il più piccolo di tutti e tre. Roberta: Non è il più piccolo. E' che si è preso la posizione del più picco– lo, perché gli va bene ancora fare iJ bambino. Paolo: Io non mi faccio più da Na– tale. All'inizio della terapia continua– vo a farmi come prima, poi ho di– radato sempre più finché ho smesso. E' stata .una cosa graduale. lii NUD0/11 Roberta: Ognuno ha usato le sue mo– dalità: tu hai diradato e poi hai smesso, lui ha smesso parecchie volte e ha ripreso sempre con le stesse dosi, io smettevo e per un po' ho ripreso con dosi minori, e adesso ogni tanto, quando c'è il momento tragico, un buco me lo faccio ancora. Luigi: C'è di positivo che adesso rie– sco a lavorare e a fare tante altre cose che prima non sarei riuscito a fare. Roberta: Detto cosl, chi ti sente di– ce: - Hai visto che sono riusciti a fargli il lavaggio al cervello, a farlo lavorare! Luigi: Invece no, è che riesco a sta– re con la gente, cosa che una volta non mi riusciva. Roberta: Il lavoro come piacere di essere indipendente. Luigi: Io lo faccio bene, senza la– sciarmi mettere sotto i piedi. Ho un lavoro dove faccio quello che voglio e vado quando mi pare. Faccio il fioraio. Roberta: Io lavoro dai miei in ditta, ma una delle cose che mi è più dif•

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