RE NUDO - anno VIII - n. 55 - luglio 1977
RE NUDO/ti un giorno sì e uno no, e poi tutti i giorni. Ormai Milano è flippata, ogni strada che fai trovi una siringa, due sirin– ghe, un cucchiaino in un angolo, da tutte le parti che vai, anche sugli autobus. E' per quello che voglio andar via. Ho già provato qui a Milano a tirar– mi fuori, andavo da una psicologa, ma non mi risolveva niente, perché finivo col fingere anche con lei, la metteva giù in una maniera che mi costringeva a dire delle palle. Mi chiudevo in me stessa, dicevo sì, si, sì, ma non ci credevo. Sono solo parole, mi entravano da un orecchio e mi uscivano dall'altro. Poi la psicologa ha avuto un inci– dente automobilistico ed è morta. Ma adesso andrò via col mio ragazzo e mi risolverò il problema da sola. ( rivolta alla madre) Perché fai quel· le facce? ( a me) E' perché i'! mio ragazzo si fa anche lui... La madre.: Si può immaginare che coppia! Maria: Un momento. Il mio ragazzo adesso è a Malegnano, si sta disin• tossicando in un alrro ospedale. Ci eravamo messi d'accordo che appun– to prendevamo e andavamo a Canosa. Lui ci ha tanti parenti, zii, nonni. La mamma e il papà che stanno a Milano sono un po' scoppiati, però i fratelli che sono giù stanno tutti bene, ci hanno i soldi, hanno delle belle case. Cosa vuol dire che anche lui si buca? Se andiamo insieme a Canosa possiamo smettere. Usciti d;ll'ospedale ce ne andiamo su• bito, nemmeno un giorno ci fermia– mo a Milano. A Canosa non ce n'è di roba ... E quando ce l'avremo fatta tornere– mo qui a testa alta! e gli altri do– vranno abbassarla la loro ... Questa intervista mi ha fatto venire in mente altre due storie di ragazzi che per smettere erano andati all'o– spedale a. superare il momento più duro dell'astinenza .e poi erano corsi in campagna a fare la raccolta delle mele. Uno ci riuscì subito a venirne fuori (erano già due anni), l'altro eb– be una ricaduta dopo due mesi, ma rifece la stessa cosa e la seconda vol– ta ha funzionato. L'importante è trovare nel centro il terapeuta giusto In entrambi i casi era evidente che l'ospedale aveva solo una /unzione di genere di conforto, la battaglia poi la dovevano vincere da soli. Una cosa è risultata chiara: l'ostacolo principale per uscire dall'eroina non è l'assuefazione fisica, quella che ti fa star male per una settimana quan– do smetti, ma è l'assuefazione men– tale, quella che ti riporta al buco an– che dopo mesi o anni che hai smesso. Solo una terapia che entra nel merito dei fatti psichici potrebbe essere di aiuto in questa seconda fase. Questa almeno è la mia ipotesi. Nella pratica ,ho cercato di verificar– lo andando a visitare un centro qui a Milano specializzato nel trattamen– to psicoanalitico dei tossicomani; il C.A.R.T. (Centro Assistenza e Ricerca sulle Tossicomanie), un distaccamen– to del reparto « Psicologia » del Paolo Pini. Appena entrato nel centro incontro un ragazzo, Paolo, che conosco be– nissimo da anni: sta uscendo da una seduta di analisi di gruppo. Lo trovo bene, su di giri, e mi dice che ha smesso di bucare da sei mesi « gra– zie alla terapia». Ci diamo un appun– tamento per un'intervista. o All'appuntamento si presentano con lui altri due ragazzi che fanno parte dello stesso gruppo terapeutico. Ec– cone la registrazione. Paolo: Siamo insieme da un anno e mezzo, prima ancora io per due mesi ho fatto la terapia individuale, poi il dottore mi ha chiesto se volevo far parte di un gruppo, ho accettllto, e così abbiamo iniziato una terapia in comune che è ancora in corso. All'inizio è stato duro trovarsi in– sieme ad altri, e in fondo lo è an– cora. Roberta: Ma non è duro perché sia– mo insieme, anzi all'inizio ci coalizza– vamo. E' duro perché siamo noi che abbiamo dei problemi da risolvere. Paolo: Tutti abbiamo avuto in certi periodi la voglia di non esserci, ab– biamo anche disertato la terapia. Ma ci siamo tornati. D.: Ma in che cosa consiste questa terapia? Paolo: Non è molto facile da spieg4l• re, anche perché non penso che sia un clichet comune per tutti. Si va Il e si pa,rla di tutto, di qualsiasi cosa. Poi, se a uno gli interessa, se si ren• de conto che migliora, che va avanti, che supera certi problemi, continua
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