RE NUDO - Anno VIII - n. 52 - aprile 1977

RE NUD0/36 sempre più balbettii e p1:1role e che neJsa di economia poliitica e di lavoro manuale anche, che poi . . oggi è un bel problema per eco– pomisti, sociologi e giornalisti Capitolo secondo: sul lavoro manuale Tutti parassiti, garantisti del posto stato-parastato o emarg 1 ina– ti nessuno si vuol più . sporcare le mani, il lavoro manuale nor;i è più apprezzato Jma perché: l'al– tro è apprezzato in -quanto lavo– ro:? Non scherziamo, c'entrono so– lo fatica e salario, minor fatica e maggior salario) gioventù irre– sponsabile che non •s 1 i sacrifica e non apprezza l'austerità come grande occasione storica ·del ri– lancio del lavoro e del lavoro ma– nuale dicono ma per capirci qualcosa è' meglio rovesciare il discorso: è fuga ,dalla fabbrica, richiesta di reddito, richiesta di vita (certo con una doppia faccia, di cui quella negativa è ancora la pro• mozione sociale e il tipo che si fa i fatti suoi e il mondo è trop– po marcio per metterci il naso e - allora moglie Amore e figli le merci attualmente in auge maga- ri a sinistra) · non .è ri·fiuto del lavoro ma– nuale, è rifiuto del lavoro e del salario come misura di fatica di sussistenza di riproduzione di so– pravvivenza. Dietro la mitologia della natura e della corsa sana fatte merci, anche la pubblicità I' ha capito che non è il manuale il problema: infatti la pubblicità non parla mai di lavoro, ma del manuale sì, come della salute, del corpo, della natura, delle _sa- ne cose di una volta · • · e poi: chi ha riscoperto i I manuale, il fare, l'usare mani e corpo e i-1piacere-soddisfare che ci p'uò star dentro? Gli hobbysti per burla. (o per tragica esigenta malespressa) e gli indiani metro- Biblioteca - ------- politani molto più sul serio (l'uni- co discorso strategico sul lavoro manuale viene da lì ma essendo ser,io è anche ,radicale) altre provenienze strateg 1 i– che non ci sono: non certo daT concepire la c.Jass-eoperaia come mani callose e muscolosi operaio– ni terzinternazionalisti col pugno chiuso che con una sberla di classe affermano il comunismo, mentre la classe se ne è andata e va sempre più altrove: ·e pone un soggettivo che non potrà con– fondersi con la durezza e pone la violenza come una cosa dolorosa il recupero de-I manuale e del corpo è strategico, il lavoro non è strategico: oggi non si ouò · chiedere occupazione senza dire redistribuzione del lavoro socia– le, oraio di lavoro, -qualità del la– voro, rapporto tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, senza por– re un problema di potere, senza porsi in un discorso sul lavoro · che lo cancelli p~r la, di Marx, «libera attività consapevole» rimbosehimenti fritti non so– no lavoro manual-e, saranno caso mai· lavoro per salario, e chi l'ha -detto che cos'è il lavoro manua– le? tutti han fatto grande ana!lsi della -disoccupazione intellettua– le, solo qualcuno ha balbettato qualcosa: prima tutti i grandi ro– mantici irrazionaHsti (come dicon loro) adesso gente di tribù varie che sa distinguere lavoro da att!– vità manuale. Non c'è bisogno di rivalutare il «lavoro» manuale. Ci piace già: è il lavoro che non ci piace. L'unica rivalutazione che - loro sanno fare de,I lavoro manu:-.i– le è una rivalutazione econòmica, pagare di più (perché ci saranno costretti) il che spingerà i ter– ziarizzati sempre più «proletariz– zati» al centro centrale della clas– se operaia. E quei lavori più pa– gati saranno quelli che verranno usati sempre più saltuariamente e sempre più con celer-i mobilità (soggettive) per procurarsi un :Po' di soldi da indiani poveri di moneta ma ricchi •di rifiuto del la– .· v~ro e dì voglia di fare altre co- se ma soprattutto han •detto ;;o- s'è il lavoro tutti quei ..parassiti» che dalla fabbrica sono fuggiti, che all'università si sono i-scritti, o che lavorando però se ne van– no aWuni•versità senza alcun ri– spetto per Malfatti e il piccì che non san più che fare: numero chiuso e programmato con incen• tivi! e all'università c'è domanda di sapere della società, della po– litica ma anche magari come fun– ziona una cellula che cos'è la mor,te che fa l'iinconscio e per– ché Erasmo scriveva l'elogio del– la follia se oggi il problema per loro sembra quello di «psichia- . trizzare e tutto» e qualcosa del sole e a me interessa anche I'uo– mo delle caverne e i tori che di– pingeva (chissà poi perché). Ma l'università se sa poco di società e politica nulla di certo degli al– tri problemi come interessano a– gi i indiani o ci si fa S\J cultura e cultura e· an.cora si sta a teorizzare su università di massa sì univer– sità di massa no, formazione per– manente ma no che poi tutti vo– gliono un posto dove non spor– carsi le mani e con tutta questa gente la ricerca dove va a finire che poi viene in mente la Ri– voluzione cùlturale e non c'è mol– to da cercare perché ha «attrat• to» così i «giovani»: tra mille dogmatismi staliniani (ma a co· storo non interessava la rivolu– zione culturale. va bene tutto pur• ché sia duro) c'erano mille buo• ne ragioni di quell'entusiasrno e per nulla mal spese. che fare? C'è poco da fare: il giacobismo dalla prima alla se– cònda società non funziona: per– ché ha ragione la seconda socie– tà, perché è già dentro i n'lecèa– nismi economici-politici della pri– ma perché la strategia è degli in– d'iani e si moltiplicano i sentieri verso la totalità della società. Gli aborti saranno anche tan– ti, tante le cazìate, ma la strada è proprio unica a meno di sce– gliere la barbarie invece che il comunismo, il parallelismo della prima società invece della caoa– cità di unificare che è della se– conda. Emargi~ati sono dunque i borghesi: non possono far altro che anche conciliati unificati col pci rimanere paralleli alla vita (3-3-77). Pierino il rosso·

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