RE NUDO - Anno VIII - n. 52 - aprile 1977

RE NUD0/28 giorno, riuscivo a mala pena a dormire un paio d'ore per notte. Ed è stata una ·cosa pazzesca, una cosa che mi ha fatto perdere la mia autonomia. Mi sono trova– ta a dover interrompere tutti i le– gami col mondo esterno, i rap– porti con l'altra gente, perché Claudio non ci andava d'accordo e accumulava frustrazioni da questi incontri. Mi ero talmente isolata che mi sembrava proprio di aver perso anche l'identità. Una mia posizio– ne instabile nel rapporto non ha fàtto altro che creare confusio– ne: per cui ci trovavamo entram– bi a catapultare le nostre frustra– zioni sull'eroina: l'eroina era di– ventata il capro espiatorio sia per lui che per me. Una volta che capisci che la so– stanza c'entra fino a un certo punto, decidi che è ora di finirla, è ora di trovare un po' te stessa, di ricominciare a imporre deter– minate tue esigenze, determinati tuoi bisogni che non sono i . bi– sogni dell'altro. Forse da parte mia c'è stato un atteggiamento mamrnistico, mis– sionaristico. lo non pensavo di averlo, però poi di fatto ... guar– dando razionalmente· il mio com– portamento, quando per esempio gli davo i soldi ogni volta che me li chiedeva perché se no an– dava a rubare, magari finiva in galera, o· quando lo accompagna– vo in giro per cercare la roba ... Vivere insomma tutta questa an– goscia pazzesca del pre-buco, senza poi poterla sfogare nel bu– co. .. Per cui c'è stato questo accumu– 'lo molto grosso che è sfociato in una mia negazione assoluta del!' eroina. Adi:sso ogni volta che ve– do Claudio fatto mi ritorna in mente tutto: le botte, i furti, la casa a soqquadro .. Con Cléludio mi sono ritrovata tutte le insicurezze che avevo ac– cantonato a diciassette anni. Con lui ho scelto di ributtare in gioco veramente tutto, e questa è stata una cosa abbasta11t:d sofferta. Di fatto l'ho fatta ;Jagare anche a lui. e anche all'eroina. Forse se non ci fosse stata I' eroina non saremmo stati così le– aati, non avremmo vissuto così tanto tempo assieme. Perché di , fatto lui sopportava certe mie co- se in quanto dipendeva da me anche - materialmente. Finché adesso lui è arrivato a capire an– che altre cose del rapporto, che stavano al di là dell'eroina, e non so quanto abbia deciso di rin,et– tersi in discussione ... A parole dice di volersi rendere autono– mo, eccetera. lo personalmente, anche se tante cose non_ le ho risolte,_ le ho pe– rò capite. Ci sono dentro come istinto. Per esempio la rivendica– zione dei miei diritti, anche i più ~iccoli. lo prima facevo delle cose natu– ralmente: preparavo il caffè, glie– lo portavo a letto, facevo da man– giare, tutte cose minime che ero abituata a fare anche prima con altra gente. Ferò a questo punto mi sono talmente esasperata per la frustrazione costante, tutto questo servilismo ... che alla fine mi sono abbastanza rivalutata. Adesso sto vivendo all'interno di rPe stessa un periodo abbastanza buono, in questi termini di sicu– rezzçi. Proprio perché tni sono au– toimposta di uscirne io da que– sta mancanza di autonomia. In effetti non è che a me impur– tr:,rebbe tanto vivere con uno che si buca, se questo che si buca è un tipo autonomo, nel senso che si ;Jaga il buco se vuolE; bucarsi, che sappia che cosa fa fino in fondo. Poi è chiaro che sono delle i;ier– sone normali. Se non sono stra– voltissimi sono molto più aperti degli aJfri, ti dicono più cose, e anche tu hai più facilità ad aprir– ti con loro. Quando ho conosciuto Claudio ho sentito subito sulla pelle que– sta cosa dello profondità di quel– lo che diceva, che andava subito alla radice delle cose. Forse per– ché perché parlava un linguaggio che ::.wevo cariato dentro di me tanti anni fa, e che avevo preferi– to accantonare, forse vigliacca– mente. Ho avuto subito l'impres– sione che con Claudio o passavo, o non passavo anche dentro di me. Ed ero convintissima di do– vermi giocare tutto. O riuscivo a capire determinate cose di me stessa (che mi avrebbero fatto andare avanti con me stessa e nel rapporto con gli alti-i) o non le capivo e rimanevo dov'ero. Tutta la gente che conoscevo pri– ma e che mi rive•de adesso, mi trova molto cambiata da questo punto di vista. Mi trova cambiata anche di faccia: mi trovano _qualcosa di differente e di più aperto. Re Nudo: Come spieghi il fatto che, a tuo parere, le persone che si bucano hanno questa profondi– tà di esperienza che li rende più vicini al loro vero essere e al ve– ro essere degli altri? Nora: Secondo me è la sofferen– za. Ne sono convintissima. Ad esempio anche per me che non mi buco questa esperienza di sof– ferenza che ho fatto stando· con Claudio mi ha impedito di essere superficiale. E poi, al di là di tut– ti i meccanismi psicologici che vengono messi in atto per procu– rarsi i soldi, ci sono dei sensi di col;J-a che vengono fuori in ma– i·iierél pazzesca, che vengono e– splicitati proprio quando uno si buca. E anch'io ho avuto un sac– co di sensi di colpa. In questo ti– po di rapporto a volte mi sono sentita molto sdoppiata: metà ero quella che gli altri volevano che io fossi, e metà ero me stes– sa dal di dentro, una cosa abba- . stanza incognita anche per me. Hn molta confusione, ho molta difficoltà a riprendere le cose che facevo prima. Ma me lo sto imponendo, perché vedo che non posso tare H meno di vivere in un certo ambiente. di fare deter– minate cose. Mi sono trovaté'I a rivalorizzare, per esempio, dei principi abba– stanza semplici che ti avevano dato anche i genitori, cioè que– sto bisogno di respirare l'aria fresca, di toglierti da tutta que– sta merda che ti sta intorno. Fa– re cioè de·lle cose molto sempli– ci. In questi mesi io e Claudio ab– biamo parlato tantissimo, si può dire che abbiamo soltanto parla– to. Però quando venivamo coin– volti in una stupidata come an– dar a comprare un disco o dei fiori, da lì venivano delle gioie veramente molto grosse, erano delle boccate di ossigeno che ti facevano star bene per uri giorno almeno. Ho la necessità assoluta di ritor– nare a queste cose di cui si è persa la nozione, e che la gente si è completamente disabituata a vedere.

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