RE NUDO - Anno VIII - n. 51 - marzo 1977

RE NUD0/8 ABORTO IL PERSONALE E' PERSONALE Il parlamento ha votato. Chi a favore, chi contro. Un gioco tragico sulla pancia di chi ha lottato. «La pancia è mia e guai chi me ·la tocca» In verità l'approvazione della legge sull'aborto è stata una palpata di gruppo o meglio di «gruppi» parlamentari. Ne-Ile sale del parlamento gli «zombi» della politica si sono dati appun-. tamento pe,r l'ennesima recita: tutti erano d'accordo nell'appro– vare una legge in fretta e furia per poi passare ad altro. Soprat– tutto per non passare al referen– dum che avrebbe rischiato di rompere, con una durezza assai maggiore del divorzio, i difficili e– quilibri del governo di «salute pubblica» che di fatto «dirige le sorti de I paese» (ma che bravo!) dalle elezioni. Dunque la recita: la D.C. fa finta di opporsi: lo deve fare per il suo elettorato, per il vaticano, per la sua immagine di partito della famiglia (cristiana). Gli altri fanno finta di sconfiggerla a suon di «cosc-ienza civile», .di «e– mancipazione del-la donna» di «maturazione del paese» (sem– pre quello di prima). Senza capi.-· re quello che sta succedendo, con il solito fraseggio «estremi– stico», Magri e Corvisieri sono d'accordo anche loro che è giu– sto essere d'accordo •che tutN siano d'accordo. Pinta si astiene, lui non c'entra· se il parlamento fa schifo. Quelli -che avevano ancora un dubbio sul significato vero della parola «socialdemocrazia» sono stati accontentati. L'opposizione non esiste, i partiti nel -loro com– plesso sono la struttura del co– mando che si contrappone come «potere» ai bisogni della gente, dei giovani .come delle donne, de– gli operai come degli studenti. Allora, prima considerazione tutta «poliNca»: ogni «uso» del par- lamento, che non sia fare casino comunque e sempre - ma allora che «uso» è? - è finito irrime– diabilmente per l'opposizione al regime socialdemocratico. Ogni tattica per spostare non si sa be– ne dove le «sinistre» si trasfor– ma in una farsa in cui i cadaveri viventi ,del '68 si arrampic;ano sui vetri per giustificare la loro as– soluta inconsistenza. L'unica loro fortuna è la D.C. che ogni tanto sforna qualche «fanfani», altri– menti potrebbero tutti andare in pensione èd essere aboHti insie– me con gli enti inutili. Là, nel cielo deHa politiCi.3 nessu– no è in grado di «rappresentare» il bisogno crescente di comuni– smo, H totalmente «altro» che serpegg-ia, separato e disorgani– ·CO,nella realtà. E Mimmo per for– za si astiene, che deve fare, po– veretto! Qualcuno magari rappresenta pez– zi di classe operaia - soprattut– to il suo pezzo capitalistico e su– balterno - ma nessuna riesce a «rappresentare» le donne, la loro «pancia» o la voglia di riappro– priazione dei giovani proletari, dei ragazzi della metro,po-li, e le loro impossibilità, ·le loro cattive, a volte pessime, «vibrazioni». Nel parlamento, nella realtà del politico, la pancia non c'è più; ri– mane solamente il suo fantasma «democratico», la piattezza de-li' oggettivazione, la triste egua– glianza del «pubblico». Chi può a– bortire è una donna asti-atta che in realt à non è nessuna donna (·che v,ive innanzitutto -l'aborto co– me violenza della sessualità ma– schile, come negazione della sua intierezza): come il lavoro del ca– pitale è «lavoro astratto» in cui non si riconosce nessun operaio soggettivamente determinato, co– me la scuola è fatta per uno stu– dente astratto che non è nessu– ,no degli studenti veri che la fre– quentano. Ogni legge non può che regola– mentare l'esistenza. La ·legge sul– l'aborto non può che regolamen– tare la violenza che ogni donna subisce sul suo •corpo: dallo stu– pro, al «delitto d'onore», alla mie- E O @ 71& lì@~ fft lìv@re?fft@J · (s~ ~@ @Ji3'€!if!JH!li 4if@lf

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