RE NUDO - Anno VIII - n. 51 - marzo 1977
RE NUD0/54 Centro Anti-Stupro del Movimen– to di Liberazione della Donna. Il Movimento di Liberazione della Donna ha organ'izzato un centro contro la violenza sulle donne che funziona tutti i mercoledì dalle ore 16 alle 20 in via Torre Argentina 18 presso la sede del Partito Radicale di Roma Tel. 06/6541732 o al 6543371. Offre assistenza legale gratuita. Altri Centri: Milano, via Zecca Vecchia 4 Tel. 891808 e Torino, . Corso Garibaldi 13 E' sorto a Ravenna il Cen– tro Femminista «Sibilla Aleramo» come una proposta di ricerca e di documentazione sulla donna attraverso la letteratura e l'arte. li recapito del Centro è: Centro Femminista «Sibilla Aleramo» - c/o Giovanna Majoli ~ via Diaz 47 - Ravenna - tel. 0544/31336 A Milano opera da qualche anno il F.U.O.R.I.! Uomini che si riuni– scono ogni venerdì alle or~ 21 e il Collettivo Donne Omosessuali che si riuniscono al sabato alle 19 presso la sede radicale di Corso di Porta Vigentina 15/ A tel. 450600/581203. In prov 1 incia di Ferrara, a Bonde– no si è formato un Gruppo Fem– minista Bondeno; la sede è in Vi– colo Posta 9 44012, tel. 0532/ 88119 (chiedere di Elisa) A Torino s 1 i è. formato un nuovo collettivo MLD, si trova in via Garibaldi 13. li numero telefoni– co è 011/538565 Gli obbiettori di coscienza mila– nesi della L.O.C. - Lega Degli Ob. biettori di Coscienza si riunisco– no tutti i martedì presso la sede del Partito Radicç1le alle· ore 21 A Dalmine esiste un Centro di cultura alternativa. Per notizie e informazioni sul centro oi si può rivolgere. a: Centro di cultura e musica alternative, via Colombo 9, Dalmine (BG). Tel. 035/561314 I giapponesi della nuova sinistra Un anno fa trovarono dentro la giungla un soldato <ff giapponese. Non sapeva che la Seconda guerra Mondiale era finita coi funghi atomici di Hiroshima e Nagasaki ed aveva continuato a combattere da solo, credendo fossero in tanti, e che quella guerra continuasse. Quando cominciamo a senti– re quegli strani rumori siamo tut– ti curvi a terra, scavando piano, per tirare fuori ·le radici intere. Stiamo cantando a più voci, ri– spondendoci l'un l'altro. Dobbia– mo smettere. Ci raccogliamo al centro della ra– dura, attorno al sacco comune or– mai mezzo colmo di radici. I ru– mori proseguono, gutturali. Non è nessuno •di noi, per gioco, che s'era acquattato. C'eravamo tutti, attorno al sacco. Il rumore veniva dal bosco, viene dal bo– sco dove l'intrico è più fitto. A tratti sembra disperato, come un lamento. Poi sa di minaccia, di oscuro avvertimento. Ci guardiamo in silenzio. Un pun– to interrogativo. Chi dice, andia– mo a vedere' chi invece 'sedia– moci, aspettiamo, ancora'. Ci sediamo in cerchio, purghia– mo le radici e le disponiamo nel sacco comune. Per or.e fu così, e dal bosco ·continuava a venire, ormai ne eravamo tacitamente certi, quel suono di voce, quel rumore di voce, umana. Non è animale, né vento tra foglie, né conchiglia o altro, di sconosciu– to. E' voce umana, che noi abbia– mo, che abbiamo avuto, a tratti. Possiamo riconoscerne il senso di domanda o minaccia, ·di confu– sione o richiamo. Quando mosse i primi passi ver: so di noi scendeva la sera. Era armata di una divisa a brandelli, un fucile a baionetta, due occhi aguzzi e timidi. Sul fuoco acceso gettiamo cor– tecce d'albero. Sta in piedi, gam– be aperte, fucile puntato, ormai vicino, v1cin1ssimo. Diffida, muo– ve solo gli occhi sottili. Riprendiamo a parlare tra noi, sommessamente, poi più sicuri, a voce alta che sboccia in risa, scherzi. E le risa non spezzano il cerchio, né lo chiudono: ma lui resta in piedi, diffida. Non c'è più rumore, solo i suoni della se– ra che si fa notte. Si alza la luna, una falce lucida, umida. Dal suo primo passo ver– so di noi ha cessato i rumori, che ora riprende. Prima più piano dei rumori stessi della sera, poi più forti, sempre più forti, fi.no all'urlo, tremando tutto nell'urla– re se stesso. Tace. Ascoltiamo insieme i rumo– ri diversi della notte. Prima a uno a uno, poi a coppie, a gruppi e tutti insieme: rumori e voci. Ci alziamo per tornare, raccoglia– mo il sacco comune. Uno ·di noi dice, piano:•' la guerra è finita '. 'Quando?' Quando sono nato era già finita, quel la guerra'. Ci segue a venti passi, guardan– dosi attorno, sussulta ad ogni ru– more secco, di ramo spezzato dai passi, di volo improvviso di uccell-o. Muove attorno gli occhi e il fucile. La cena è stata buona. Gli lascia– mo il posto a sedere, ma non siede. li piatto per mangiare, ma non mangia. La tazza vicino, ma non beve. 'Quando finì?'. Finimmo di sparecchiare. La– sciammo H piatto, la tazza, il pa– ne. Ci sedemmo attorno a lui do– ve stava, in cerchio, lui uno del cerchio. Si è seduto. 'Quando siamo nati, era già fini– ta?'
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