RE NUDO - Anno VIII - n. 51 - marzo 1977

A RE NUD0/42 LA GIUSTIZIA IN CINA Imputato: scriva cento volte "non lo faccio più" /' Uri giudice americano racconta cosa ha visto nel suo viaggio attraverso la giustizia cinese / Il pensiero della Cina è oggi un pensiero che fa male. Anche se noi abbiamo scritto proprio tre numeri fa su queste pagine che -i miti crollano solo per chi se li è costruiti. E noi non siamo fra quelli. Tuttavia il pensiero della Cina fa male perchè la sinistra vi è stata battuta, perchè i nostri migliori compagni sono in carcere o alla macchia a sparare ( in Cina si sta sparando molto) o nell'ombra a ritessere una trama rivoluzionaria.' Per loro, per noi tutti vorremmo ora parlare e sapere di più della Cina. Molti compagni invece dicono: « avete visto? Sembrava il paradiso e invece è uno schifo anche lì, lo dicevamo noi, chi se ne frega della Cina ». I paradisi non esistono se non in brevi sensazioni e la rivoluzione non è mai una conquista sulla quale sedersi coperti di bandiere rosse. Mao ce lo diceva sempre: attenti, il partito può sbagliare, attenti la lotta di classe continua, niente si raggiunge per sempre e il cammino è ancora agli inizi. In questo momento la lunga marcia si è fermata, ma può riprendere. Distogliere lo sguardo infastiditi dalla Cina significa oggi stare attenti alle rivoluzioni solo quando stanno andando bene e fanno pubblidtà alle nostre idee. E questo non è solo controrivoluzionario, ma anche disgustoso. Anche questo documento sul funzionamento della giu– stizia in Cina noi non ve Io proponiamo perchè diciate « uh, com'è bello là » come sembra che_ pensi, l'intervistato, il giudice americano George W. Crockett. C'è ancora per esempio la pena di morte e anche lunghe pene detenti~e. Eppure ci sono cose nuove che lasciamo a voi di rintracciare. Domanda - Quali sono state le sue reazioni, come uomo di ~g– ge e giudice, dopo aver fatto un' indagine sul sistema giudiziario cinese? Risposta - Quando chiesi il visto, espressi il desiderio di incontra– re degli esperti in diritto e di ve– dere all'opera il sistema giudizia– rio in Cina. Mi interessava stu– diare la struttura costituzionale, le procedure giudiziarie, i proble– mi riguardanti le prove e le testi– moni;rnze, la formulazione delle sentenze, ecc., e fare un parago– ne con la mia esperienza in Ame– rica. Ho scoperto che un confron– to di questo tipo non era possibi– le. Era un'esperienza completa– mente nuova. Con mio grande stupore, ho sco- perto che la criminalità in quanto tale oggi in Cina non è un pro– blema, che gli uomini di legge sono praticamente sconosciuti, almeno gli avvocati, e che vi so– no pochi giudici che abbiano una specifica esperienza giuridica. Questo in parte è dovuto al fatto che la società cinese ha elimina– to le forme più importanti di pro– prietà privata: non gli oggetti di uso personale, ma la terra, le fabbriche, i mezzi di produzione. Attualmente ogni cittadino è in effetti un poliziotto, un avvocato e un giudice. Una volta abolita la pròprietà privata si crea una si– tuazione completamente nuova: ciascuno possiede tutto. Perciò un danno a un edificio pubblico viene sentito da ciascuno come se fosse stato fatto alla propria casa e richiamerà l'attenzione di tutti. Ciò che ho potuto verificarle è stata la scarsità di procedure le– gali formali e il fatto che la gen– te tende a risolvere per proprio conto i conflitti di carattere civi– le e penale. D. - La gente li risolve per conto proprio? Ma su quale base? R. - Prima di tutto i cinesi per tradizione sono favorevoli a che i conflitti vengano risolti diretta– mente tra le parti in causa. In se– condo luogo, tutti coloro con cui ho parlato sottolineavano l'impor– tanza del discorso del 1957 del Presidente Mao, Su/Ja giusta so– luzione delle conti.addizioni in seno al popolo. In esso tutte le contraddizioni erano divise in due tipi: quelle in seno al popolo e quelle tra il popolo e i suoi ne– mici, cioè le forze che svolgono attività di opposizione e di sabo– taggio verso la rivoluzione. Mao concludeva che i delitti commessi dai nemici dévono es– sere trattati con la repressione e restrizioni severe, mentre le con– troversie e le colpe in seno al popolo devono essere risolte con procedimenti democratici che

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