RE NUDO - Anno VIII - n. 51 - marzo 1977

LA LOTTA ' ' L'E BELA, L'E BELA ... Lo scritto che segue è estratto da un libro: « La Magliana - vita e lotte di quartiere proletario », a cura del comitato di quartiere, pubblicato da Feltri– nelli e in vendita a 2.700 lire. Alla Magliana la lotta era cominciata per la riduzione degli affitti, è diven– tata poi lotta per le strutture sociali, per le scuole, è diventata lotta nei posti di lavoro, è diventata nuova consapevolezza dell'oppressione femminile. E altro ancora. Come scrive Laura Gonsalez nella sua bella prefazione « alla Magliana la socializzazione dei bisogni ha contribuito in larga misura a ri– durre la divisione fra il privato e il politico. La solidarietà la lotta comune hanno fatto superare molti pregiudizi, molti tabù e private « vergogne »; inoltre in molti militanti e in moltissime famiglie, la lotta ha aperto discus– sioni, ha evidenziato contraddizioni, spesso drammatiche non sempre facil– mente risolvibili. Anche questo è un momento di « crescita collettiva», l'em: brione di una mentalità nuova che permette di far vivere il controllo della comunità sull'individuo come una liberazione non come un'oppressione ». Lo scritto che segue è tratto dal capitolo in cui i protagonisti di questa storia raccontano la loro vita; hanno parlato al registratore e poi i compagni del centro stampa comunista di Roma con l'intelligente pazienza dei veri com– pagni, li hanno sbobinati e trascritti. Quella che leggete adesso è quindi la VOCE di Rosaria Palma. Sono un'operaia di 36 anni, ho fatto la · terza: media (fino alla quinta regolare, e le e-lassi supe– riori andando a scuola sera– le mentre lavoravo). Sono tipo– grafa in uno stabilimento di car– te valori, con la qualifica di «ve– rif·icatrice di assegni»; lavo– ro nello stabilimento Staderini. Guadagno circa 150.000 lire men– sili; il mio contratto scade ogni due anni, scadrà esattamente a febbraio del '77. Oltre i·l mio la– voro c'è anche quello casalingo. Insieme a me abitano i miei ge. nitori, solo mio padre è pensio– nato con 30.000 lire al mese, mia madre è casalinga. Sono nubile con una figlia di 10 anni, Daniela, che fa la quinta elementare con profitto: non è stata mai boccia– ta. La mia famiglia proviene dal pro– letariato di Roma, eravamo 5 fi– gli, 4 femmine e un maschio, sta– vamo tutti in •un magazzino a pianterreno adibito ad abitazione. Tutti e 7 in una stanza con i-I cesso coperto da una tenda\ e il ·camino attaccato, e tutto questo sempre nell'interno della stanza, con tre letti che quando si tira– vano giù per terra non c'era spa– zio neanche per camminare, e in . ogni letto due o tre persone. Non ·avevamo l'acqua in quanto la proprietaria del palazzo per fa– re dei lavori agli appartamenti •çii sopra cercando di valorizzarH aveva deviato l'acqua e non ce la mandò. Alle proteste di mia ma– dre rispose çhe il nostro locale era un magazzino e non un'abita– zione e lei s·i sentiva in diritto di farlo, anche perché la nostra ca– sa era di un'altra proprietaria e lei disse che l'avrebbe denuncia– ta. Mi ricordo che mia madre s·i spaventò ed ebbe paura di ritor– nare al dormitorio di Primavalle, dove stava quando nacqui io. E allora stemma tutti quegli anni senza acqua. Mio fratello e io I' andavamo a prendere tutte le se– re per la strada. Quella casa era in Trastevere, in via del Mattonato 25, e ci siamo stati fino al 1957. Quando dopo di me mio fratello andò a lavora– re, potemmo con i nostri so•ldi pagarci un affitto in una zona pe– riferica di Roma, cioè al Forte Bravetta. In Trastevere ci sono nate tutte le mie sorelle. Mio pa- , dre faceva il manovale saltuario, mia madre si adattava a fare dei servizi alle signore che abitava– no nella zona di Lungotevere. RE NUD0/19 Tramite una s·ignora il cui marito era un operaio specializzato da Staderini, venni assunta nelfo stabilimento quando avevo 15 an– ni. Ma io lavoravo già a 13 anni, facendo la ragazzina da una sarta al Pantheon, e anche, nello stes– so tempo, studiavo per prendere la licenza media. Questo favore che fecevo a mia madre le costò dieci anni di marchette, in quan– to questa signora le faceva pesa– re continuamente il favore, obbli– gando moralme:nte mia madre a non pretendere nessun diritto. Poi le faceva continuamente dei prestiti per mangiare, che mia madre scontava con il suo lavo– ro. Ci fu un periodo subito dopo la guerra che mia madre faceva quattro servizi al giorno per vive. re, in quanto mio padre insieme a un fratello suo andò a rubare pensando così di risolvere la sua situazione; lo presero con le gal– line nel sacco e si fece un anno, e lui raccontava sempre delle botte che gli dettero per farsi di– re il nome del complice. E così per un anno mia madre mandò avanti fa casa, vennero poi le «dame della carità» portandoci dei buoni per mangiare e consi-

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