RE NUDO - Anno VII - n. 49-50 - gennaio-febbrario 1977
RE NUD0/58 Maledetti Area Ricomposto il gruppo con Tavolazzi e Capiozzo gli Area si ripresentano al pubblico in febbraio. Alla conquista di una nuova credibilità. Questo articolo è una lancia spezzata in loro favore. Vorremmo aprire un • dibattito e un contraddittorio. Attendiamo interventi pro e contro. Fare il musicista di sinistra in Italia negli ultimi tempi sta diventando se non difficile almeno complicato. Le domande della gente che usa la musi– ca, che la consuma, verso i produttori sono diventate sempre più numerose e impegnative, una certa schiera di critici giornalisti disk jokey, operatori del settore tutti nel ruolo esclusivo di ascoltatori (e non produttori) di musi– ca dibattono e discutono il senso o non senso di una musica e cultura «alternative». Questo invece è solo un breve discor– so introduttivo a quella che sarebbe dovuta essere un'intervista agli Area in occasione dell'uscita del loro ulti– mo lavoro «Maledetti», intervista che per le ragioni che spiego, ho preferito in qualche modo non fare, o meglio non utilizzare. Il tutto cercando di ritrovare una chia– ve di intervento come scribacchino di musica, «ruolo» negli ultimi tempi quanto mai screditato, non per la pro– liferazione, non voglio fare un discor– so corporativo, quanto per l'ormai stabilizzata attenzione da parte di questo e di quello, verso un certo set– tore della produzione per cui strave– de, tralasciando l'altra, e per una al– trettanto chiara lottizzazione della stampa non tanto per l'intervento di «corruzione» del famelico business, quanto per legami di stima, di interes– se, amicizia fra operatori di penna e suonatori. Per cui alla fine, se sei nel giro, sai in partenza che cosa scriverà questo e quello sul questo e·quel gior– nale a proposito di questo o quel suo– natore, con un margine di errore diffi– cilmente superiore al 10%. La premessa rischia di diventare più lunga del seguito, ma occorre proprio farla. Tornando all'intervista, che io ho fatto a Demetrio per radio Manto– va, e alle altre che ho sentito nelle ra– dio milanesi dopo un importante con– certo alla Statale il 27 ottobre di Stra– tos Tafani Fariselli con Paul Litton e Steve Lacy, succede che Demetrio di fatto non esce mai di molto da un in– tervento che è ampiamente documen– tato nelle note di copertina del disco, che tiene, nelle interviste una «linea» molto precisa e che da questa non esce. Tirando le somme - il dibattito - in corso, partendo dalla estrema confu– sione e mancanza di punti di riferi– mento da cui partire che siano almeno quelli chiarificati, di fatto non è poi questo gran dibattito, quanto una ras– segna di posiziorii che si sanno già da tempo e probabilmente destinate ari– manere uguali per altrettanto tempo in futuro. Chi ne fa le spese, di questa situazio– ne, naturalmente non sono certamen– te gli operatori culturali del settore che continuano a operare, quanto da una parte il pubblico, che riceve noti– zie da chi in qualche modo dovrebbe avere più informazioni, che sono con– tradditorie e quasi sempre errate e spessissimo inficiate da quella lottiz– zazione di cui si parlava prima. Anco– ra più seriamente del pubblico, ne fanno le spese i musicisti, quelli che fino a prova contraria sono prima di tutto dei lavoratori dello spettacolo a cui deve essere garantita l'occupa– zione ne più ne meno che per un ape- raia o un impiegato, e che oggi, di fat– to si vedono questo elementare diritto costituzionale messo in discussione da un sacrosanto quanto confusiona– rio dibattito sull'uso della musica che latente negli anni passati, sempre più emergente, sembra dopo il Parco Lambro diventato argomento da roto– calchi. Tutto questo prima di parlare di, inve– ce che con, Maledetti, quinto (quin– to!) album degli Area o meglio, come si dice se si sa, dell'Area. Un salto in– dietro a Arbaitmact frai - la grafia te– desca la lasciamo agli studiosi di He– gel - primo album datato 1973. Ri– sentito qualche giorno fa stupisce per due ragioni; la prima che è un ottimo disco, concepito con una maturità inusuale per un gruppo esordiente, anche se l'Area di esordiente aveva anche a suo tempo solo il nome, trat– tandosi di musicisti a dir poco naviga– ti; secondo, che quattro anni fa, quasi cinque, quattro e cinque mesi per i pi– gnoli, questo album potesse essere considerato ostico e addirittura pro- vocatorio. Sentito oggi fila liscio come l'olio, pia– cevole e accattivante, leggero e chia– ro come l'acqua non inquinata; pen– sare che allora per questo lavoro si parlava di musica radicale, molto dura. Tutto questo perché i tempi sono cambiati e l'abitu~ine ai lunguaggi musicali oltre i tre accordi è abba– stanza stabilizzata. Il fatto consolante è che sentire oggi Maledetti dà gli stessi stimoli che anni fa poteva dare «il lavoro rende li– beri», cioè l'Area non si è fermata, continua a stimolare, in un momento che, volendo sarebbe potuto essere difficile. Dopo duecento serate in un anno il bilancio economico del grup– po era infatti tale da spingere Tavo-
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