RE NUDO - Anno VII - n. 47 - novembre 1976

Lettere - Lettere - Lettere - Lettere - Lettere - Lettere - lettere - Le RE NUD0/3 Parco Lambro. Care/i compagne/i, anche io come molte/i mi sono trovata male. Ma trala– sciamo l'impossibile, per al– tro, descrizione o racconto delle sensazioni di 5 giorni. C'è altro da dire (Mi è difficile scivere, più facile sarebbe parlare). (Forse ci riesco me– glio così). Antefatto: TUTTO. Elezioni (anche io ho votato DP, Ro– stagno, anche io non voterò mai più), famiglia che repri– me, opprime, imprime (norme, comportamenti); militanza schizofrenica nel tuo partitel– lo-gruppotto, personale e po– litico sempre più incasinati, amori/viaggi/lavori per fare su qualche lira/città sempre più mostruose/le serate sconvolte/le notti sconvolte/e così sono arrivata al Lambro, con questo e altro alle spalle, come molte/i di noi (quasi tutti). ,, I.a SERA. Si sente un gran tic-tic di tende che spuntano dappertutto, in me c'è molta confusione, ma molta voglia di incontrare gli altri. Mi sem– bra una· città nella città, una non-città nella città anzi, c'è molta speranza, molta gente intorno, sono stanca del viag– gio, sono con i «miei»compa– gni di viaggio. Poi dal primo giorno in poi di– venta tutto così orribile, una macchina che inizia a strito– larmi, intorno c'è voglia di tutto e mi sento, «Mi sentia– mo» se comprendete, ma cer– to, così povera, così senza armi. C'erano tante barriere, ma vi rendete conto? Chi ven– de/chi compra, chi parla/chi ascolta, chi ha il biglietto/chi controlla che altri abbiano il biglietto, era così all'infinito, chi faceva la morale ad altri, e io in tutto ciò ero SOLA, in mezzo a 100.000 persone SOLE come me; mi sono tro– vata a vagare con la mia co– pertina in mano, non riuscivo a trovare stimoli, di nessun tipo, ero solo urtata, urtata, sballottata da masse di gente come me, non riesco a spie– garvi come è stato orribile. Avevo le vene che battevano fortissimo, ero sconvoltissi– ma, ma era un modo triste e inutile di esserlo. È vero, Walter di Trento, io non ho amato il Lambro e non gli ho dato quello che potevo; sento in un certo modo di do– ver chiedere scusa (quando facevo teatro avevamo un'abitudine, nessuno chie– deva mai scusa a nessun al– tro, nessuno diceva mai gra– zie a nessun altro. Non serve a un cazzo «sentirsi» buoni) se è andata com'è andata, avete ragione, non ho fatto un cazzo. Ho amato qualcu– na/o l'ho fatta/o godere, e io con lei/lui; ma non era abba– stanza. Ho - dopo 2 giorni - riso con altri quando abbia– mo rubato i polli, sàpete, era bello, mi ricordo che a un certo punto ho incontrato un «mio»amico di Roma, lui ave– va rubato un tocco di carne e io un pollo, ci siamo visti da lontano e ci siamo corsi in– contro, e il mio pollo quando l'ho abbracciato è schizzato via. (Ecco la storia dei polli «coperti di mosche» stronzi fascisti!!). Ma non è abbastanza. Per esempio quando ha suonato il C.d.L., c'erano tanti intorno a me che volevano conoscere le parole e io gliele «traduce– vo» dal romano-ciociaro, era bello, era divertente, e intanto danzavamo, e non sentivo la paura e il sonno. Ma non era abbastanza. Sono andata in giro con altri, se– questravamo la «roba» a chi la vendeva a troppo e la re– galavamo, la vendevamo a poco; ma non basta. Non ho fatto niente di più. Ma c'è l'altra faccia della sto– ria: mentre camminavo con Margherita (anche i suoi oc– chi hanno un casino di casini di colori - E QUELLI DI MA– RIO! QUELLI DI MARIO!) ab– biamo visto uno su una pan– china tutto coperto di san– gue, tre coltellate sulla schie– na, i calzoni aperti, sangue dappertutto. A 15 metri di di– stanza una folla che guarda– va. Siamo andate, lo abbiamo pulito, abbracciato, abbiamo cercato di aiutarlo, aveva la testa tutta spaccata. (Mi han– no detto in seguito che pare spacciasse ero). Questo è stato Lambro: vio– lenza, schizofrenia, ruoli, e ancora, ancora, è stato tutto da un lato, e io così impoten– te dall'altro, con la mia fica troppo piccola e troppo «una»; incapace di far l'amo– re con tutte/i, di dire, venite, stiamo insieme, tocchiamoci, sorridiamo se potremo, pren– diamo fiato, ne abbiamo biso– gno, ci serve tutta la nostra forza. Porco Lambro, è assurdo! Assurde sono tutte le pagi– ne dedicate al festival di par– co Lambro, assurdi i com– menti degli omosessuali e delle femministe. Chi rinfac– cia agli altri con violenza di essere operaio, chi sbatte in faccia agli altri con ennesima violenza la propria cultura, la propria tecnica musicale, la propria sessualità: a vantag– gio di chi? La violenza non è soltanto quella subita dalle femmini– ste o dagli omosessuali, la violenza al Lambro è stata subita individualmente da ognuno; ognuno che, giunto al Lambro con le mani vuote, pretendeva, nel nome di un astratto stare insieme, che queste mani si riempissero di qualsiasi cosa: fumo, sesso (quello a vagoni), cibo ecc. Meglio se si fossero riempite dolcemente, in maniera spon– tanea ma visto che ciò non è stato possibile si è cercato di prendere tutto con violenza. Sì! La Violenza degli assalti ecc. è solo un fatto marginale su cui è inutile scazzarsi, la vera violenza del Lambro na– sce dalla reazione di coloro i quali covano le proprie pau– re, le proprie paranoie e aspettano che partecipando ad un festival queste magica– mente scompaiano. Poi: . «io sono stato bene p~rché ho fumato molto e gratis» «io sono stato male perché non ho scopato» «io ho sbagliato trip» e que– sto è vero, in quattro giorni il trip parco Lambro o non è «salito» o è salito male. Mario (omosessuale) nel nu– mero di Agosto/Settembre viene a dire: «non è andata poi cosi male», perché? Per– ché lui ha fatto i giochetti con la compagna frocia ecc. ecc.? E chi se ne fotte dei suoi giochetti? Se non li avesse fatti Parco 'Lambro sarebbe. andato male? Porco cazzo! finiamola di scaricarci addosso l'uno con l'altro la violenza delle nostre repressioni, finiamola di giu– dicare le cose da un punto di vista strettamente personale, è come dire la seconda guer– ra mondiale non è stata un disastro perché io me la sono cavata! Sempre Mario si lamenta che sia successo un casino per essersi portato nella loro «Veneranda Parrocchia» (sue parole) un tipo che era in trip mentre lui no, è chiaro, ma che cazzo vuole? Che uno in trip abbia voglia di fare i caz– zi che fanno comodi agli al– tri? Se lui non fuma non beve insomma non sballa non cer– chi di giudicare lo sballo al– trui con punti di riferimento assurdi. Parco Lambro è finito male perché ognuno, come nel caso di Mario, voleva che gli altri stessero bene, fossero liberi, per affogare negli altri le proprie paure, la propria non libertà. A parco Lambro ognuno inseguiva il suo sbal– lo (sessuale, politico, psiche– delico) ciecamente e si è

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