RE NUDO - Anno VII - n. 47 - novembre 1976

RE NUDO/20 · VERSO LA GERMANIZZAZIONE DEGLI ISTITUTI DI PENA ... CARCERI: LA RIFORMA STR-AUSS Mario Rossi del gruppo 22 ottobre, condannato all'ergastolo per una rapina col morto, vive in isolamento 22 ore al giorno, in un brac– cio isolato di Porto azzurro dove c'è solo silenzio. Le altre due ore in compagnia di un semideficiente. Dalla finestra della sua cella vede un corridoio, lo perquisiscono 4 volte al giorno e una lampa– dina da 150 watt sempre accesa gli impedisce di dormire. Sempre che tutto vada bene altrimenti le celle di punizione e le botte coi ba– stoni e gli scarponi anfibi. La sorella di Mario, tornata a Genova dopo un colloquio, del quale erano informati solo il carcere e la pro– cura di Genova, viene spinta su un furgoncino, picchiata e più volte violentata; qualcuno le orina in bocca. Non è questo un modo rapido e feli– ce per migliorare le condizioni di vita dei carcerati, è un modo spaventoso e feroce per riaffermare la VIOLEN– ZA che è il fondamento inevitabile dei nostri rapporti di produzione e per inchiodare le masse proletarie detenute al loro ruolo di esercito di riserva e di esempio deterrente per gli «altri» che «fuori», devono filare diritti. Se quello di Mario Rossi e sua sorel– la è un caso limite, allora noi siamo un paese di casi-limite, tanto vale parlar11e;ne troverete alcuni in arti– colo, per altri vi rimandiamo ai libri sulle carceri usciti in questi anni. E tuttavia in questo modo spaventato e feroce 1 di ricordarci la legge del più forte, ci sono dei fatti nuovi, come anche ci sono fatti nuovi nel modo di reagire a questa violenza, da pàrte dei detenuti, nel modo disperato e cosciente di non rispettare le regole del gioco. E sono la riforma del regolamento penitenziario, l'intensificarsi delle lotte, l'inasprimento della repressio– ne, il ruolo dei Nap, la funzione della mafia nel carcere e i rapporti fre– quenti e fecondi fra le polizie politi– che europee e particolarmente fra Italia, Francia, Germania occidentale e Svizzera. La legge 374/75 che, poteva sem– brare un palliativo, è in pratica di– ventata una grossa truffa. Col nuovo regolamento i detenuti do– vrebbero poter ricevere visite anche di persone non parenti, leggere qua– lunque giornale in circolazione sul territorio italiano, scambiare corri– spondenza senza censure, godere di licenze periodiche, telefonare all'estero e dovrebbero poter sorteg– giare una loro rappresentanza con compiti di controllo e di iniziativa nei confronti della gestione carceraria. Siccome, naturalmente, nessuno ha cambiato gli uotnini e meccanismi chiamati ad applicare la legge, que– sto nuovo regolamento è diventato un'arma in più per discriminare i de– tenuti e per dividerli. Così i ruffiani vanno in licenza, le spie possono (anzi devono) telefonare all'estero, ì mafiosi continuano a ricevere visite di non parenti (in fondo sono tutta una grande famiglia), ma ricevono anche armi e magari champagne. Gli altri sono separati da questi diritti da una fitta serie di intralci: domandine, «buona condotta», permessi, divieto del giudice istruttore. In quanto alla rappresentanza sor– teggiata dei detenuti, a parte che è stata applicata in pochissimi casi, ma mi chiedo chi di noi si sentirebbe rappresentato da un sorteggio? Queste leggi possono sgorgare da menti formate sull'enalotto e la lotte– ria di Capodanno più che su oneste letture. In che modo sentirsi rappre– sentati per esempio da due mafiosi e un uxoricida? Perché allora non si sorteggiano i giudici, i poliziotti, i chirurghi? Ma naturalmente questa è solo una 'miserabile farsa per nascondere la realtà e cioè che le rappresentanze dei detenuti esistono già e sono quelli che da circa sei anni vanno sui tetti e scrivono e fan le rivolte e si prendono 1 O anni per averle fatte. Ma la truffa del nuovo regolamento non finisce qui; continua nell'avalla- ~e una repressione sempre più dura. E come un alibi che il regime si trova a un discorso di questo genere: «Se sei 'buono' potrai godere di questi benefici che noi oggi ti concediamo, ma se continui ad essere cattivo, no– nostante questa nostra buona volon– tà, allora vuol proprio dire che non c'è niente da fare e saremo costretti ad essere duri». Detto fatto. L'inasprimento della repressione Favoriti i torpidi, gli accasciati, le spie e i pezzi da novanta, restano gli altri: i ribelli, i violenti, i piantagrane e, naturalmente i compagni che di solito sono ribelli violenti e pianta– grane. Per loro la repressione è au– mentata. Sono aumentati i pestaggi, i trasferimenti, l'isolamento, la pratica di spedirli ai manicomi criminali; si -infittiscono le perquisizioni in cella, alla caccia di indirizzi: il segreto epi– stolare è quotidianamento violato. Se poi un detenuto è «G.S.»(grande sor– veglianza) allora ha addirittura un agente tutto per lui, 24 ore su 24. Qualche mese fa nel carcere di Par– ma è stato suicidato il compagno svizzero Renato Keller, Nel maggio scorso il dr. De Liguori, sostituto pro– curatore della Repubblica, dispose una perquisizione nelle celle di tutti i detenuti e detenute politici di sini-

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