RE NUDO - Anno VII - n. 47 - novembre 1976

RE NUD0/9 FABBRICANTI DI MORTE Il responsabile dell'istituto di ricerca del Ministero della Sanità introducendo una riunione su Seveso ha cosi esordito: «La·situazione è molto grave, è la prima volta che le conseguenze non si sentono solo sugli operai ma anche su uomini, donne, bambini... » Il macro-inquinamento della Brianza avvelenata di diossina nelle persone · e nella terra, il pericolo di estensione della contaminazione anche alle fal– de acquifere della regione di Milano, tutto questo è il risultato di un even– to succeduto nel corso di un norma– le processo di produzione di merci. Questo è pazzesco! In realtà avviene · tutti i giorni nel mondo di produzione capitalistico. Sappiamo che all'lcmesa di Seveso non erano rispettate le norme di si– curezza stabilite dalla legge per la lavorazione del Triclorofenolo. Ma chi decide,· controlla e fa rispettare quella norma di sicurezza fondamen– tale che consiste in una produzione senza pericolo per chi la fa e senza pericolo per chi ne consuma i pro– dotti? In altre parole: che rapporto c'è tra merci e lavorazioni altamente tossiche e un sistema di bisogni operai e proletari che devono essere soddisfatti con prodotti - valori d'uso - adeguati? La distruzione di vita e di ricchezza attuati quotidiana– mente da un sistema che contiene il lavoro di fabbrica e le nubi tossiche di Seveso rappresenta per noi, in– nanzitutto, la nec.essitàdi una critica di massa alla legittimità di questa economia, una critica di massa alla logica e alla realtà della accumula– zione capitalistica. A furia di non affrontare queste cose, di esorcizzarle con le «ragioni dello sviluppo» e con l'efficientismo colla– borazionista nei confronti del capita– le, ci siamo sempre più invischiati dentro una ragnatela orrenda, in cui si è costrètti a chiedere la difesa del posto di lavoro anche se questo la– voro produce come merce un'ag– gressione alla vita di tutti; una ra– gnatela in cui si è costretti ad affer– mare e praticare l'aborto, dunque a togliere una violenza (la mdrte che hanno messo in grembo alle donne) con· un'altra violenza sul loro stesso corpo. E anche tutto questo è pazzesco: perché sono 'contraddizioni paraliz- ·· zanti. Seveso è anche questo: una b10 provocazione tanto enorme e tanto quotidiana da .Portare con sè il peri– colo della disperazione, della sfidu– cia, della passività. È a partire da tutto questo che par– liamo del caso-Seveso come di un'occasione pratica di enorme im– portanza per impostare a livello di massa una .critica radicale alle leggi della produzione-accumulazione ca– pitalistica. Il bombardamento di diossina che segna e segnerà per anni le persone e il territorio in Brianza, dapprima vier:,etenuto nascosto, poi viene pre– sentato dai padroni e dalle istituzioni ufficiali come un evento con i carat– teri della fatalità, come qualcosa che è accaduto in via eccezionale entro le leggi ferree della produzione. ll'J questo senso il caso-lcmesa finisce coll'appartenere anche alle inelutta– bilità naturali perché le leggi della produzione-accumulazione capitali– stiche sono presentate come le leggi «naturali» di riproduzione della vita e della società. Queste leggi, al contrario, sono solo il presupposto e il risultato di una accumulazione che ha come fine il denaro, non la vita; che ha come fine la produzione del capitale, non la produzione di beni utili alla soddisfa– zione di un insieme sociale di biso– gni. Da qui discende il carattere di «scarsità» continuamente riproposto dalla scienza economica, e cioè: malgrado l'enorme ammasso di mer– ci che esce dal processo globale della produzione, le merci per la sòd- , disfazione dei bisogni sociali e ne– cessarie alla riproduzione della forza lavoro, sono «scarse»,nel senso che il salario è sempre inadeguato ·alle esigenze, al bisogno, al desiderio. Per contro la produzione di merci per le strutture militari, per le politiche di potenza, per lo spreco sono in conti– nuo aumento. Nel suo punto più alto la divaricazione tra sistema delle merci e sistema dei bisogni operai e proletari, si fa totale. Altro che ripro– duzione «naturale»della vita! Ecco, la dissociazione tra sistema delle merci e sistema dei bisogni operai, la contraddizione tra forma di merce e valore d'uso dal punto di vi– sta dei bisogni, il carattere di «scien– za della scarsità,. dell'economia, la necessità da parte capitalistica di distruggere forze produttive e ric– chezza per sostenere il profitto, tutto questo appare in filigrana nello «spaccato» del caso Seveso, e può costituire l'occasione di un salto di coscienza per uno sradicamento. dell'ideologia che vede nel regime sociale del lavoro salariato e delle merci l'unica possibilità conosciuta, l'unico modo «naturale» di produzio– ne materiale della propria esistenza e di crescita della possibilità di sod– disfare bisogni sempre più avanzati. (Questo materiala è stato tratto da •CONTRO LA PRODUZIONEDI MORTE»,numero unico re– datto dai compagni di Senza tregua).

RkJQdWJsaXNoZXIy