RE NUDO - Anno VII - n. 44-45 - agosto-settembre 1976

54 re nudo (si) domanda: Gianna Nanl1ini Gianna Nannini ha ventidue an– ni, è di Siena, è appena uscito il suo primo LP. Ma non è questo l'essenziale. lo l'ho conosciuta per caso un giorno in una salet– ta d'una casa discografica, si stava esercitando al piano e le ho chiesto di farmi sentire qual-· cosa. La prima canzone che suona è sull'aborto, ma non è la solita canzone di denuncia, rie– sce a darmi tutta la rabbia, la disperazione, la tristezza che sta dentro al fatto di abortire. Poi canta «Un angelo» storia di tutte le donne/bambine, tristis– sima ma con ironia. La Gianna stava cantando la violenza sot– tile della famiglia e il rifiuto del ruolo di angelo e queste cose mi facevano riaffiorare i ricordi con molta violenza. Riuscivo a malapena a controllare queste emozioni e alla fine quando m'ha chiesto che ne pensavo non sono stata in grado d'ae-rire bocca. Probabilmente seMtirla cantare e suonare a un metro da me con tutta quella carica e quella violenza può avermi dato delle sensazioni più profonde di chi l'ascolterà su disco o a un concerto, forse nessuno di voi si scioglierà dentro fino alle la– crime ma qualcosa di molto sconcertante. vi arriverà s.en – z'altro. La carica dei testi della Gianna sta nel dire delle cose molto quotidiane, come l'amore. la delusione, la tristezza, la so– litudine, ma è proprio questo che ti scuote: il sentire che lei è riuscita a tradurre emozioni che tu riesci cosi poco a portare fuori. La rabbia la senti non sol– tanto dalla voce roca e violenta. Le chiedo quando ha iniziato a cantare e se conosceva le can– zoni che ha prodotto il movi– mento femminista. Gianna ini– zia a raccontarmi un po' della sua storia. Della sua città anzi– tutto, dove esiste solo il Palio, e la donna è qualcuno solo se sposa il figlio del direttore dei Paschi, rapporti umani superfi– ciali, gruppi politici tristi. Come rifiuto a questa situazione Gian– na comincia a scrivere dei testi e a cantarli in giro. Sente che così riesce a trasmettere tutte le cose che ha dentro e a rom– pere con un certo tipo di imma– gine di donna che i suoi le chie– devano. È anche una prova di forza verso se stessa: «voglio far conoscere a tanta gente le mie canzoni, voglio farmi cono– scere attraverso le cose che faccio. Voglio comunicare con la gente della massa - dice - alle femministe, a tutti quanti. Poi quando magari questa atti– vità non mi darà più niente, pianterò tutto e andrò via da qualche parte a fare qualsiasi altra cosa mì venga in mente di fare.» Da qui ìl disco, maturato a lungo. Magari ci sarà. chi sen– tendolo awertirà musicalmente che si tratta sempre di canzoni, indovinate, originali anche nuo- ve, ma pur sempre canzoni. Ma fiche che sull'onda della moda chi ha detto che non si debbono cominceranno a pilotare tutta fare canzoni quando la canzone una serie di cantanti con fem– è ancora il pane quotidiano di minismo d'obbligo, appiccicato, tanta gente? Sarebbe stato vel- scolastico quando non agghiac– leitario per Gianna partire con cìante (tipo la Identici): ormai un discorso di «ricerca» che an- sembra un dovere che ogni ca– zitutto non le avrebbe permes- sa discografica abbia il suo di– so di esprimersi per quello che sco femminista vero o finto che è. Certo sì può pensare che su sia. In queste condizioni date questo punto la sua esperienza dalla nascita dì nuove realtà, dovrà sicuramente maturare, anche al di fuori del movimento ma tutto ciò passa ìn secondo organizzato, e d'altra parte di piano di fronte all'autenticità lungimiranti o furbe manovre delle cose dette e gridate. An- discografiche, bisogna impara– che per il movimento una cosa re a essere attenti nel distin– del genere è occasione di ri- guere il vero dal falso e bìso– flessione: nasce una canzone gnerebbe anche cercare di non nuova che affonda nel persona- delegare la gestione del «perso– le (e ci auguriamo che la Gian- naggio' donna» agli Uffici Stam– na non sia il solo esempio) ed è pa delle case. Tutto questo si lontanissima dai canoni della potrà fare anche se staremo più canzone militante, di propagan- attente a quello che viene fuori, da, non si definisce neanche cercando dì superare la chiusu– «femminista» ma lo è ìn quanto ra della «militanza canora» alla frutto di autocoscienza, di sca- ricerca della ricchezza del per– vo nel personale. Poi d'altra sonale. parte ci sono le case discogra-

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