RE NUDO - Anno VII - n. 44-45 - agosto-settembre 1976
/_ ... SICCITA E SANGUE FRESCO Tutti sanno che Luglio a Milano lo e due killer gli sparano men– è uno dei più bei mesi dell'an- tre esce dalla ·piscina, c'è• chi no: gli scolari si sudano gli esa- crede ancora che le danze del– mi tra caldo e paura, gli operai la pioggia facciano piovere, c'è si sudano l'ultimo stipendio in chi picchia la moglie perché il attesa di fare le valige per la ghiacciolo doveva tenerlo nel Thaiti più vicina (cioè il coco- freezer ... e c'è infine chi va a meraio all'angolo), il traffico vedere i film del terrore. Milano scorre tranquillo e tranquille da Luglio in avanti è invasa da scorrono le schiene sul bagna- rassegne dell'Orrido, del Terro– sciuga dei sedili finta-pelle e re Nero, del Brivido Blu. La si– finta-plastica, ogni tanto qual- tuazione cittadina è cosi idillica cuno «dà fuori» e passeggia nu- che evidentemente stimola a do sul catrame delle strade che pensieri di sangue. Però fare i~ si scioglie come neve (nera) al solito discorso che d'estate per sole, c'è (dice la cronaca) chi chi rimane in città si rafforza si va a fare il bagno all'ldrosca- l'emarginazione, la G~noBia co gli istinti di morte e il desiderio d'appropriarsi dell'aria condi– zionata, è una cosa un po' ov– via. Che l'estate sia l'apparente liberazione degli istinti e un oc– chio chiusò sul «peccato» e che questo al mare prenda l'osses– sionata forma del «seno si - se– no no - seno fuori almeno un po' «e in città la forma del moz– zico sul collo, dell'agguato da vampiro, del bisogno tanto più violento quanto meno sfogato, anche questo é abbastanza pa– cifico ... beh più che pacifico, in questo caso è meglio dire ov– vio. Però dietro questa febbre del terrore c'è qualcosa di più. Cosa spinge circa mille perso– ne tra cui il sottoscritto ad affol– lare la calda sala del cinema Argentina per assistere a un film di dieci anni fa: «I tre volti del terrore» con Boris Karloff e Lidia Alfonsi? (Non è un'inven– zione di Copcon, è proprio ve– ro) Co$a ci spinge a socializza– re in sala con le solite battute a ruota libera, il dialogo con lo schermo, fischi applausi e urla dissennate tutti insieme? C'è anche un po' di bisogno di gio– care e di riscoprire la favola, un rapporto non intimidatorio coi «mass media», il tentativo di far diventare anche il cinema uno spettacolo dal vivo· con l'attore che risponde al pernacchia del pubblico, il bisogno di fare spet– tacolo noi, di trovare dei facili spauracc.hi, di dire «che cazza- · ta di film!» ridendo e non avviliti (come quelli che con la scusa delle donne nude vanno a vede– re i film intellettuali e non ci ca– piscono nulla perché non c'è nulla da capire). Però vi dirò che a me questo gioco piace– rebbe farlo anche in altre circo– stanze: per esempio vedendo «Gruppo di famiglia in un inter– no», giù pernacchi, giù risate da scompisciarsi, Invece non sia– mo ancora abbastanza maturi da prendere in giro la finta intel– lettualità di sinistra, il fumetto– ne per finti sapienti, e cosi an– diamo sul facile prendendo in giro la sottocultura ... facile troppo facile, eterno gioco dei fratelli De Rege dove si ride alle spalle del fesso e mai del pre– sunto intelligente, o del gobbo q del nano deforme e mai del pre– sunto bello, atletico, virile, ma– schio e ·pistolero. Vabbé ... comunque non tutti i film del terrore sono sottocultu– ra o favola con streghe e mo– striciattoli di cartone. Capita in– fatti che d'estate con la scusa che il genere va in questo mo– mento qui, ti programmano· dei film che d'inverno non ti fanno vedere (non si capisce perché) e che sono dei veri e propri ca– polavori, però (pare) da tenere
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