RE NUDO - Anno VII - n. 42 - maggio 1976

SOTTO VOTO SPINTO Ve lo ricordate lo slogan «Uniti si, ma contro la DC»? Uh, come passa il tempo; non vuole già dire più niente. Gli· equilibri più avanzati sono alle porte, il compromesso sto– lido pende paurosamente su di noi e ci colpirà duramente fra poco. PCI-DC: è chiaro che questo diabolico matrimonio fra le due chiese è un matrimonio che prima o poi «s'ha da fare». Già adesso il PCI ha molte dita su molti bottoni e smesso l'at– teggiamento arrogante del pre– tendente favorito, ha assunto il tono dimesso di chi ormai sa (e ha anche un po' paura) di vin– cere. Dunque diciamo che, fiutando queste elezioni, tre sono le pos– sibilità che ne vengono fuori; una è quella del governo delle sinistre cosiddette (PCI PSI e i loro insetti), ma sembra un po· il coniglio nel cappello, in que– sto caso dovremo trattenere il fiato, coprirci la testa fra le ma– ni e con un occhio guardare le ultime lire che vanno in Svizze– ra e con l'altro (occhio) fissare di là dall'Oceano. Avremo para– noie «cilene» o «portoghesi»? O forse qualche riforma. Qualcu– no dice prima uno poi l'altro. La seconda è il compromesso storico, possibilità certa se la DC ci sta, o se gli americani la lasciano. In questo caso diamo un addio alle riforme e prepa– riamoci a una repressione fero– ce; vedrete quello che non rie– sce a fare un pateracchio con– fessionale fra quei due partii• codini, moralisti, culturalmente arretrati ... diventeremo il paese più triste d'Europa, si anche della Svizzera. Ci sarà la ripre– sa pro_duttiva, basta con lo sconcio dell'assenteismo ini– zierà un'era di tregua sindacale e come ha detto il dirigente PCI Segre, l'Italia diventerà più ric– ca e quindi potrà dare più soldi alla NATO. Terza ipotesi: riesumazione del centro-sinistra travestito da asse-privilegiato DC-PSI, con l'astensione del PCI; e allora non cambierebbe niente di fon– damentale rispetto ad adesso. almeno dal punto di vista istitu– zionale. Molti pensano che sia la cosa più probabile, a meno che la DC non perda uno scon– quasso di voti. E noi? Noi ci troviamo fra le mani una scheda, con la sensa– zione consueta che tutto suc– cede molto sopra le nostre te– ste e che comunque i giochi so– no fatti. Però ci riguardano: tutti i partiti tradizionali fanno a gara a prendere le distanze dal mo– vimento e più spesso del solito ci vediamo definiti provocatori, obbiettivi agenti della reazione, collaboratori della strategia del– la tensione ecc. Ma non si trat– ta solo di questo naturalmente, non solo della repressione che il movimento si troverà davanti, ma anche della difficoltà di svi– luppare i nostri progetti politici, le lotte, dal settore giovanile, a quello delle donne, dalle fabbri– che alle scuole, al settore della cultura. Tutto questo per molti aspetti ri– corda il 1962 e l'avvio del - allora erano già in pista si ricor– dano del clima di disagio e di impotenza. Dicevamo «ormai sto pateracchio di centro sini– stra si fa, siamo in troppo pochi a pensare che sarà uno schifo, che lascerà sostanzialmente le cose come sono o anche peg– gio; non c'è che da mettersi a fare lavoro di lunga durata e aspettare il tempo di usura; pri– ma o poi il centro sinistra mo– strerà la corda e allora tutto il lavoro che andiamo a fare adesso sarà servito per creare un'alternativa a sinistra». Ma sottovalutavamo che il PCI non voleva un'alternativa a sinistra e che semplicemente aspettava il suo turno di comprimario del potere. Cosi il centro-sinistra si è usurato, ha lasciato le cose come stavano e anche peggio, ma adesso la crisi che ne deri– va viene risolta proprio dal PCI in un salvataggio in extremis del regime. E l'alternativa per cui in tanti abbiamo lavorato, fra il '62 e il '68 almeno, è stata un'illusione in più della nostra adolescenza. «Uniti s'1ma contro la DC», ap– ounto non volPvé!rlire niente aià 9 allora. Ma adesso non siamo nel 1962; le cose sono molto cambiate. Vediamo: da un lato non siamo più in 50 comf;l allo– ra, ma è passato il '68, lascian, do coaguli di forze, collettivi, gruppi, fermenti vari che costi– tuiscono un embrione di nuova sinistra; non siamo più in 50 senza nome, ma diverse mi– gliaia, un movimento, d'altro canto non abbiamo di fatto (.e soprattutto non avremo) più un'opposizione di sinistra .all'in– fuori di noi, perché stiamo per perdere anche quella addome– sticata e conciliante di questi ul– timi 1O anni di PCI. Non ci sem– brano fattori secondari. Ormai di fatto il movimJ!nlo éi··u– nica opposizione di sinistra in I– talia. E difatti riori tfa molta im– portanza da qu~sto punto di vi– sta, che il PCI vada subito o un po' più tardi al governo; di fatto è già un partito di governo: la legge Reale sull'ordine pubbli– co, l'atteggiamento sull'aborto, la posizione nei confronti del movimento, l'accento sulla ri– presa della produzione a qua– lunque costo (che sarà altissi– mo e dovremo farci i conti). il

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