RE NUDO - Anno VII - n. 41 - aprile 1976

29 STORIE DI PUTTANE? Eravamo partiti, da bravi maschi, a cercare di fare un'inchiesta sulla prostituzione. Abituati, sot– to sotto, a considerare le puttane delle donne che, in fatto di sesso, la sanno lunga, volevamo addirittura chiedere loro cosa provavano mentre facevano l'amore, in che cosa era cambiato il modo di fare l'amore, che tipo di uomini andasse con loro. · Giustamente, sin dalle prime battute Marina e Luciana hanno ribaltato la questione «Ma ·che cazzo di amore e amore» ci hanno detto. «Qui è solo questionedi lavoro, maledetto lavoro. La testa non c'entra caro mio, vendiamo un corpo che ormai non ci appartiene più. E non venitece– la a menare che noi la sappiamo lunga. lo, personalmente, non faccio più l'amore da due anni. E credo che forse non riuscirò più a farlo». Storiedi puttane, di ospedali psichiatrici,di eroina soprattutto.Storie nostre, che appartengono a tutti noi. Non c'è bisogno di commenti o di "introduzioni". Le storie sono qui. Leggetele. MARINA, 22 ANNI: "I MIEI PA– DRONI: MIO PADRE, IL MIO LAVORO, L'EROINA". Hovissuto In casa fino a quan– doavevo 18 annl,_e in casa era un casino. Cioè, io sono andata via di casa perché l'ambiente non era molto sereno, ecco, non era certo dei più tranquilli. Me ne sono andata via sposan– domi, perché la mia famiglia è del centro Italia, con un ·padre di mentalità molto arretrata. Mio padre era molto violento, fi– no al punto di finire quasi in ga– lera perché l'ultima volta, era Incredibile..., è arrivato alla pi– stola, mio padre. Ho vissuto in un ambiente in cui io non· ho conosciuto la pace. Non so cosa sia. Non l'ho sapu– to da piccola e non so cosa sia adesso. Non ho ricordi della mia infanzia, non ho rimem– branze cui attaccarmi o nostal– gie. Non ne ho. La vita che fa– cevo allora era quasi peggio di quella che faccio adesso. Quasi quasiera peggio, si... lo ne ho risentito a 17 anni. Avevo già avuto un forte esauri– mento, una depressione molto forte. Sono stata mandata per tre mesi da uno psichiatra, do– podi che però non sono riuscita a venirne fuori. Perché era mol– to forte, eh? Era anche un fatto, non so, psicosomatico, cioè mi prendeva allo stomaco: ma era– ~ dolori, eh?, dolori fortissimi. e durato altre tre mesi, finché la cosa non andò sempre peg– gio e lo tentai Il suicidio. Mi so– no fatta della violenza, mi sono COipitacon un coltello. Sai, era In una lite con mio padre. Non ce la facevo più, una lite fortis– sima; è arrivata la polizia, e io son finita In ospedale, per le botte e la ferita. Poi lo psichia– tra ml ha fatto ricoverare, •4hé non era più sicuro. Cosi a 17 anni ml sono fatta il mio primo manicomio. ' Avevo già conosciuto Claudio, nel frattempo. Sì, Claudio è sta– to importante. lo poi in quel pe– riodo stavo male, e questo era legato a Claudio e al fatto che si affacciava in me, per la prima volta, l'idea di lasciare la mia famiglia. Qioè, io sarei andata via, e vedevo in Claudio il mez– zo ed il fine per cui io avrei la– sciato tutto ... Piano piano, conoscendo Clau– dio, ho cominciato a dividermi da loro definitivamente. Però devo dire una cosa: anche il fatto sessuale ... Voglio dire, per me scopare con lui. .. dio mio, per me è stato un trauma. An- che questo, capisci? ... poi, da- ta la mia educazione ... Uuuh, guarda, la prima notte, ragaz– zi... altro che bella ... è stato un inferno, un vero inferno... Sin– ceramente, preferisco il lavoro che faccio adesso. Brutta, brut– ta, brutta... perché Claudio, aveva tantissimi problemi an– che lui, anche per lui era la pri– ma volta ... cioè, capisci, Clau– dio è un maniaco, nel senso che per lui, come uomo, in quel momento era diventata un'os– sessione fare l'amore. E per me la prima notte vedermi uno che, cristo, magari non è riuscito, capisci, cioè adesso lo so, ca– pisco che è una cosa normale, ma quella volta era un'osses– sione, a me pareva di impazzi– re, una violenza ... Insomma, per farla breve, io mi sono sposata a 19 anni, e qui, basta ... e qui comincia la storia con la droga. lo avevo già fu– mato a 16 anni, e poi ancora, ma saltuariamente, con Clau– dio. Però avevo smesso quando mi sono dedicata alla politica: con la razionalità avevo escluso questa maniera di vivere, di fuggire la realtà; ho razionaliz– zato e ho capito. Poi Claudio ml ha molto aiutato, capisci. Ho fatto qualche scuola superiore, con molta fatica perché lavora– vo (facevo miniature per mio padre, in casa), però Claudio, dal punto di vista culturale, mi ha aiutato tantissimo, perché io non avevo un ambiente alle spalle, non avevo niente, e da questo punto di vista lui era molto favorito. Andavamo as– sieme alla Statale, avevo cono– sciuto gente diversa, mi sem– brava gente tanto aperta, di– sponibile. Anche se io, quando poi tornavo a casa, vedevo ... non so, in effetti era facile par– lare come parlavamo loro, perché in fondo è facile parlare dell'operaio che non ha soldi, quando torni a casa non trovi l'operaio che non ha soldi, capi– sci?... E io invece lo vivevo di- - rettamente, sulla pelle, perché in casa mia c'era un clima di povertà vera, nel senso che mio padre faceva pesare moltissi– mo tutte le difficoltà. E tieni conto che da quando ho comin– ciato anch'io a lavorare per lui, ho sempre passato in casa lo stipendio che prendevo, affitto e mangiare ... io a mio padre ho sempre passato vitto e alloggio, e quindi guarda bene che àllo sfruttamento ci sono abituata. Anche questo tipo di lavoro, an– che !'eroina; dell'eroina sei schiavo, sai? Ma In fondo, lo non ho fatto altro che cambiar padr~ne, ho sempre avuto un padròne. Al limite, mi dà più l'e– roina che mio padre. Diciamo Anch'io, eh? Ma cosa vuol, adesso posso capire cosa vuol dire una famiglia felice. Adesso lo capisco, ma prima? Prima non sapevo neanche che esi– stesse una famiglia felice, non avevo un metro di giudizio, figu– rati, con la mia famiglia ... Sai, io li capisco, non posso dargli colpa: però con questa storia di non dare mai la colpa a nessu– no, è andata a finir male ... Poi, quando la famiglia me la sono fatta io, ci ho creduto. Ab– biamo cercato di andare a vive– re assieme, io e mia sorella e i nostri mariti. Eravamo molto at– taccate, io e mia sorella, molto unite: eravamo due amiche, con un gergo nostro, addirittura un mondo nostro. Però non è durata perché noi abbiamo vis– suto molto anche in un mondo di sogni, capisci? E finché sei figlia lo puoi fare, quando poi hai un altro ruolo cambia. Di– venti una moglie, una compa– gna per il tuo uomo; abbiamo cominciato a crescere, a diven– tare donne, e allora ci siamo di– vise, e così è finito anche quel– l'unico appoggio che mi era ri– masto. Da qui inizia tutto: col mio ma– trimonio-inizia l'escalation della droga: ho provato tutto, acidi, la verità, lui a livello affettivo ,,/ , non m'ha mai dato niente, mai. • •.•

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