RE NUDO - Anno VII - n. 40 - marzo 1976

CHE COSA HA PRECEDUTO QUEL 22 FEBBRAIO Un furibondo attacco alla li– bertà di espressione che non ha precedenti nella storia dell'Italia post-fascista. Quello che il nostro giornale ha passato nei due mesi scorsi non può essere defini– to in altro modo. Chi ci legge sa solo che in febbraio si è visto arrivare in edicola un re nudo sia pure doppio, co– munque dopo cinque setti– mane di ritardo. I fatti: dopo la festa al palalido di Milano (all'indomani) il DC Borruso portava un interpellanza in Consiglio Comunale accu– sando Re Nudo per il mani– festo della festa dove si invi– tava Paolo VI a raccontarci delle sue idee sulla sessua– lità. In tutto il Consiglio Co– munale si levava solo una voce a difendere il diritto di satira e cioè quella del capo– gruppo PSI. Per il resto una corale disapprovazione con il sindaco e PCI in testa. Nel giro di 24 ore il secondo episodio: alla tipografia Ro– tografica dove dovevamo stampare il giornale arriva il blocco. "Ci spiace, ci viene detto dal titolare ma dobbia– mo sospendere la lavorazio– ne: la maggioranza dei soci della società che gestisce il reparto composizione sono uomini della curia." "E allo– ra?" - diciamo noi - "Guar– di non possiamo farci niente, per la stampa non c'è pro– blema perché è nostra ma per comporre il giornale do– vete andare da un'altra par– te." E così con il giornale metà composto e metà no abbia– mo dovuto trovare un com– positore esterno: lavoro ur– gente, carissimo. Due giorni dopo torniamo in tipografia e ci arriva la mazzata: "Ci spiace non possiamo neppu– re stamparlo, se no ci tolgo- no tutti gli altri favori". Raccomandata e denuncia per il tipografo. Ma non è fi– nita, non era una semplice ripicca di azionisti clericali. Telefoniamo ad un'altra tipo– grafia a S. Giuliano: stampa– re un giornale xy etc? va be– ne prepariamo il preventivo. Secondo contatto: "mi scusi ma il giornale che ci propo– nete è per caso Re Nudo? Ci spiace non possiamo stam– parlo per ordini superiori". Un pomeriggio in cui com– pagni contattavano tutte le tipografie disponibili. Non sono molte le rotative a Mi– lano, cioè le .macchine in grado di stampare un gior– nale ad alta tiratura. Ci vo– gliono dieci giorni per sbloc– care la situazione. Ma non era finito. La giunta demo– cratica in omaggio alle in– temperanze di Borruso rite– neva di doverci negare il Pa– lalido per una festa-concerto già programmata da un me– se. Ora anche i gatti sanno che per noi le iniziative mu– sicali sono necessarie_ e~ CHE HA FATTO PIANGERE LA MADONNINA contribuire alle spese del giornale e così dobbiamo ri– mandare ancora l'uscita del numero per mancanza di fondi. Durante una riunione al coordinamento dei circoli di quartiere, un compagno dice "ci tolgono anche il Palalido dove possiamo ritrovarci tut– ti insieme? Noi la festa gliela facciamo davanti al Palazzo Marino!". Esce così la pro– posta della manifestazione - festa in Piazza della Sca– la. Diecimila copie di un vo– lantino sottoscritto dai circo– li di quartiere e da Re Nudo e in 48 ore la voce si sparge per tutta la cintura milanese. Improvvisamente arriva un ennesimo doppio rifiuto: Giunta e questura ci negano la piazza. 11 questore dice di non farci neppure vedere. Decidiamo di concentrarci ugualmente chiedendo al sindaco un'altra piazza dove tener la festa. Sono momenti drammatici, siamo consape– voli del rischio ma nessuno vuole subire anche l'ultimo sopruso. Tre ore prima del concentramento, alle ore 13 otteniamo piazza Vetra, an– nunciamo a voce ai giovani proletari che incominciano ad arrivare in Scala fin dalle 14,30, che si va in corteo in Piazza Vetra. Lo schiera– mento della PS è "cattivo". Un ragazzo isolato viene provocato e pestato a san– gue da 4 poliziotti in borghe– se. Nelle strade intorno a Piazza Scala si sporfida. La tensione cala leggermen– te alle 16, ora dell'appunta– mento per la manifestazione - festa contro la giunta. La presenza di oltre mille giova– ni costringe la PS a ritirarsi lasciandoci oltre metà della piazza. Ma dopo neppure venti minuti arriva il grosso: un corteo compatto con lo striscione "RIBELLARSI È ORA", lo slogan dei circoli giovanili. Il serpentone si muove subito, rinunciando alla possibilità di ingrossare uIteri or mente le file atten– dendo altri giovani che a flusso continuo arrivano da tutte le parti. In Piazza Duo– mo, dove i clericali tenevano un raduno, i carabinieri aspettano col candelotto in canna. Dietro gli agenti, "cattolici" di ogni età incitavano al massacro, trattenuti a stento da un prete. Quando scatta la provocazione la testa del corteo aveva già superato piazza Diaz: i CC attaccano la coda, i compagni rispon– dono per qualche minuto, poi il corteo riprende per raggiungere Piazza Vetra dove si tiene la festa. Ai margini del corteo un odioso episodio contro una basilica e due stupide sprangate ad automobili di grossa cilin– drata.

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