RE NUDO - Anno VII - n. 40 - marzo 1976

12 dato e (più o meno conscia– mente) autodistruttivo. In gene– re questo uso si accompagna a condizioni di marginalità socia– le e lo ritroviamo per esempio nell'uso degradante dell'alcool presso tutte le culture autocto– ne nelle fasi coloniali o nel pro– letariato urbano, soprattutto ne– gli stadi peggiori della industria– lizzazione, o nei gruppi giovanili più marginali specie, ma non ~olo nei complessi urbani, oggi. E il tipo d'uso che va discusso e non la reificazione di una entità astratta "droga"; basti pensare che gli indiani del nordamerica hanno un uso degradato di al– cool (droga perfettamente leci– ta da noi) e non degli allucino– geni, che non solo qui sono ille– citi, ma vengono considerati pericolosi anche da chi ammet– te l'uso ricreativo di cannabis. Sarebbe però un grosso errore pensare che gli indiani sono stati eliminati dall'alcool e non dal colonialismo. Questo non significa che non vi siano so– stanze più pericolose di altre (non c'è bisogno del farmacolo– go per sapere che una bottiglia di vino si può bere e una di whi– sky stende) il problema di fon– do è di sapere che tipo •di atteg– giamento prendere per limitare l'uso degradato di una certa so– stanza. Qui le posizioni divergo– no radicalmente anche all'inter– no della sinistra (lascio perdere le posizioni sostenute dall'ap– parato dominante perché come ho detto prima sono fondamen– talmente viziate) alcuni sosten– gono che per circoscrivere o eliminare il fenomeno dell'uso autodistruttivo occorra dire no duramente a tutte le droghe. Al polo opposto stanno invece le posizioni di quella, come Re Nudo, che distingue soprattutto fra diversi tipi di droghe - favo– revole all'erba e possibilista sull'LSD e decisamente contra– rio alla eroina. Personalmente penso che (con una sola riser– va che dirò) la seconda posizio– ne sia preferibile. La riserva è che nella situazione attuale l'u– so innovatore (nel senso che dicevo più sopra) di alcune so– stanze. cannabis e LSD, è stato in gran parte distrutto dalle spinte esterne al movimento giovanile e come molti altri aspetti della cultura alternativa della contestazione è stato rias– sorbito e degradato dal sistema mercantile (lecito o illecito) ca– pitalistico. Questo significa che occorre veramente fare molte distinzioni per quanto riguarda i modi d'uso correnti anche delle sostanze di uso più diffuso. Ma a parte questo ritengo che la posizione genericamente anti– droga (non parliamo poi di quella, pure emersa, spero temporaneamente, "antidroga– to", che è assolutamente inac– cettabile) sia assai più perico– losa perché contribuisce alla creazione di una falsa coscien– za che contrasta con la pratica reale e si sposa con la mistifi– cazione del problema su cui giocano pesantemente gli ap– parati repressivi. Per la canna– bis, poi mi sembra oltretutto ipocrita, vista la diffusione e an– che tutto sommato la sdram– matizzazione dell'uso di questa sostanza. A fumare sono vera– mente in molti e non certo tutti drogati o potenziali eroinomani. Su questo mi sembra che la po– sizione più corretta sia quella riportata in un bel lavoro di Giancarlo Arnao, Rapporto sul– le droghe, che sta per uscire da Feltrinelli in cui si cita questa affermazione dei "Circoli Otto– bre", "Che un singolo compa– gno fumi hashish o marjiuana non è cosa che debba scanda– lizzarci: non ci scandalizza né ci mette paura nella misura in cui questa attività viene vissuta dal compagno come momento laterale, piacevole, di socializ– zazione e di liberazione. Ci scandalizza, ma soprattutto ci fa pensare quel 'compagno' che fa del fumo l'unica (princi– pale, magari insieme al sesso vissuto in maniera· 'fascistica') ragione della sua vita privata." Posizione che mi sembra del tutto accettabile. Naturalmente la obiezione pre– vedibile è: come si fa a evitare che il compagno A si trasformi nel compagno del secondo tipo o più in generale che si diffon- dano fra compagni e non com– portamenti degradati? (che so– no poi quelli verso cui spingono in modo strumentale spacciato– ri e apparato repressivo). Cre– do che nessuno desideri sotto– valutare il problema, anche perché, come dicevo più sopra i fattori che spingono verso la diffusione di usi autodistruttivi sono assai complessi e stanno a monte dell'uso della droga. Di una cosa però credo si possa essere sicuri, che l'atteggia– mento moralistico, e il proibi– zionismo di ogni natura siano la migliore ricetta per diffondere questo tipo d'uso. Questo ci porta a riprendere il tema iniziale, quello che io con– sidero il problema fondamenta– le e cioè la linea politica che in tema di droga (ma non solo) la sinistra dovrebbe sviluppare nei confronti dell'apparato repres– sivo statale costituitosi su que– sti problemi. Come ho già avuto occasione di dire più di una vol– ta a me pare che ci si dovrebbe battere per una netta limitazio– ne dell'intervento repressivo che dovrebbe essere escluso per la detenzione -e il consumo personale di ogni tipo di sostan– za. Ci si dovrebbe poi battere per interventi di carattere solo assistenziale e non coatti, nel caso in cui l'uso sia fisicamente e psichicamente autodistrutti– vo e infine si dovrebbe soste– nere, invece, un intervento rea– listicamente (e non velleitaria– mente) duro per chi sfrutta le debolezze e le malattie altrui. Ma il comportamento da punire dovrebbe essere l'atto dello sfruttare, non tanto l'atto speci– fico del vendere droga. Questi principi devono essere a mio avviso applicati (salvo l'ultimo) indipendentemente dalle so– stanze consumate e quindi sen– za distinzione fra droghe pe– santi e droghe leggere. Malau– guratamente la legge attuale si basa su altri principi e ci sono buone ragioni per temere che l'uso autodistruttivo delle dro– ghe, specie della eroina si andrà diffondendo, con tutto il complesso corollario di corru– zione, mafia e sfruttamento che vi si accompagna. È quindi pos– sibile che in un futuro non lon– tano si possa porre seriamente il problema se continuare ad alimentare quell'enorme mer– cato fittizio che è stato bene descritto in libri come // siste– ma mondiale della droga o L 'in– dustria della droga, oppure cer– care di spezzare le gambe a questo mercato (come del re– sto è stato proposto da varie parti anche negli Stati Uniti) le– galizzando l'eroina. lo mi augu- ro che una misura del genere non si renda necessaria, e cioè che in qualche modo miracolo– so l'uso degradato dell'eroina (al contrario che per altre so– stanze non vedo come possa esistere un uso positivo di que– sta) si riduca o venga contenu– to nonostante tutti gli elementi che lo aiutano, non ultimo il si– stema mistificatorio e ambiguo dell'apparato repressivo stata– le.

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