RE NUDO - Anno VI - n. 37 - dicembre 1975
32 all'ombra di un campanile/vicino all'Ufficio Assistenza ho visto la mia gente/loro stavano li affamati e io ero li e mi chiedevo/se Dio ha benedetto l'America per me. » A mettere a posto le cose ecco questo splendido libro di Alessan– dro Portelli, professore di lettera– tura anglo-americana alla facoltà di Magistero· di Siena (un profes– sore, alla fine, che s'è scordato di aver studiato latino e greco al liceo). Un racconto della storia americana dagli inizi del secolo ad oggi sul filo della biografia del più grande interprete delle sue contraddizioni, delle lotte delle minoranze, degli scontri cruenti fra lavoratori e capitale, che le cronache ufficiali hanno cancella– to e rimosso, una colonna sonora puntuale e illuminante. Nel 1923 a Okemah nell'Oklaho– ma, dove Guthrie era nato, !'-Ame– rica mostra in forma endemica quelle sacche di nera miseria che si generalizzeranno di li a poco nella grande crisi. Siamo in quella zona chiamata « manico di padel– la» e più precisamente nella « Dust Bowl », tazza di polvere, un terreno arido spazzato periodica– mente da spaventose tempeste di polvere che tutto ricoprono e confondono il lavoro degli uomi– ni. La situazione era precipitata in seguito all'impoverimento del terreno dovuto alle monoculture intensive praticate nel latifondo che era venuto creandosi seguen– do il sistema degli espropri per morosità lungo la fascia della nuova ferrovia transcontinentale. La scoperta del,petrolio aveva poi dato il colpo di grazia a un'econo– mia agricola già di per se preca- ria. La grande depressione butta sulla strada 16 milioni di vaga– bondi. L'America è diventata una nazione itinerante; una vita di– spersa e randagia, alla perpetua ricerca di un lavoro, che i tramp·s, gli hobos, i bums, contribuiranno a rendere leggendaria, in un'ansia di libertà e di ricerca della propria identità che all'origine non c'èra. Woody Guthrie ne divide la sorte ma vi aggiunge di suo un'irrequie– tudine e un bisogno di essere sul posto dove si annunciano lotte, che le distinguono dai suoi epigo– ni. Fra i quali va subito tolto di mezzo Jack Kerouac e le sue vacue pod-isterie, vittima e sacer– dote lui stesso di un mito dell'A– merica perduta « on the road », ma che viene disperso nella santificazione dell'ho! dog consu– mato a crocicchi sconosciuti in un'ansia ebefrenica di dissoluzio– ne alcolica. All'esaltazione da chilometraggio di Kerouac, egli oppone notti all'addiaccio, treni presi in corsa, soste di fame e marce che sanno di sudore e polvere. « Ho fatto un gran duro viaggiare, mio Dio» e « Sono senza soldi e ho fame e non ho un centesimo». La sua Ca_lifornia è quella delle migliaia di illusi attirati dal mirag– gio del lavoro da ogni parte del continente e ora ammassati in jungles polverose, vessati dai vigilantes, pestati dai teppisti, abbrutiti nella lotta quotidiana di >gnuno contro tutti per accappa– :;irsi il posto alla raccolta della rrutta favorendo cosi il disegno padronale di ribasso del costo bracciantile. « La California è un giardino dell'~den/ ma, credeteci o no, non la troverete cosi ecci– tante/, se ci venite senza la gra– na)). Se mai l'eredità di Guthrie l'avreb– be raccolta Bob Dylan al suo capezzale; ma i tempi erano cambiati e della country music ne viene fatto omaggio agli studenti di colleges. Le canzoni di Woody nascono, invece nel concreto delle situazio– ni, parlano di esperienze comuni, con strumenti e ritmi desunti da una tradizione condivisa, non porgono messaggi non recupera– no genuinità perdute, non offrono mani tese, ma sono testimonianze dirette di uno fra il popolo. Per questo W.G. è uno dei pochi autentici poeti popolari, non solo americani. Come lo erano i vari Sonny Terry, Huddie Ledbetter, MacClintock e le Aunt Molly JACKSON, Sara Ogan, Mother Jones -che registrano nel canto militante le fasi di una lotta nella quale il proletariato americano va riconoscendosi come parte anta– gonista del sistema e trova le sue prime forme di organizzazione sotto la guida di leggendari capi rivoluzionari formatisi sui testi europei della lotta di classe, come Giovanitti, John Rèed, Haywood, Gurley Flynn. Sono gli anni eroici dei Wobblies (Industriai Workers of the World) e degli « singing strikes », gli scioperi in cui si canta, come a Fresno, a Lawrence -1 Paterson. Ma sono, soprattutto gli anni delle grandi repressioni in cui si fa intervenire l'esercito che abbatte a raffiche di mitraglia uomini donne e bambini decisi a resistere nelle loro trincee, in una vera battaglia, per il diritto a vivere e a lavorare. 11capitale si organizza, forma milizie territoria– li, arma un'ideologia razzista e antioperaia con !o spauracchio .,del còmunismo, chiude i lavorato– ri nei vincoli di un ghetto, chiama– to « company towns », dove le famiglie, acquistando negli spacci della compagnia, con i buoni dati in pagamento, sprofondano in una spirale di det)iti che li incate– nano a vita a coloro che soli possono fornire i mezzi per pa– garli. Il new deal roosveltiano, colorare di un vago socialismo, inquina la lotta tanto che ottiene il pieno appoggio del PCUSA. Le lotte di Flint e di Atlanta, il massacro di Chicago segnano gli ultimi sussulti di un sindacalismo nelle sue forme organizzate si va ormai integrando. La parabola parallela di Woody Guthrie e della sinistra americana si chiude con l'intervento in guerra nel '40. Il paterno appello dello zio Sam alla lotta contro il nazifascimo, cui risponde anche Woody, riu– 'lendo tutti ne.I grande sogno americano della fraternità nazio– nale, spegne forse per sempre la coscienza di una diversità di classe che solo la questio"ne razziale farà riemergere. Contro ogni tentativo di smem– bramento del personaggio, il libro di Portellli rende giustizia al fatto che il più grande poeta popolare americano fosse comunista, col– legandolo, attraverso un'affasci– nante antologia di canzoni, a quel filone che, dal blues ai canti di protesta, ha scritto il negativo di una storia degli USA che, confes– siamolo, pochi conoscono.
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