RE NUDO - Anno VI - n. 37 - dicembre 1975

24 . NOTIZIE INTERNE Spazio radio libere L'ultimo congresso delle radio democratiche, una cosa piuttosto triste e squallidotta tenutasi a Torino, ha fatto venir fuori la notizia, se non altro, che le radio funzionanti sono una novantina. E che libere sono solo di nome, perchè grosso modo si dividono in tre gruppi. Quelle messe su dai potentati locali, politici o econo– mici, e sono moltissime. I casi più merdosi sono due televisioni in realtà, quella di Gava a Napoli, e quella di Fassio a Genova. Ma è più sulle televisioni che sulle radio, che puntano appunto i ras politici ed economici, i signori feudali delle nostre province. Poi ci sono delle radio diciamo progressiste, messe su da gruppi eterogenei, magari il giornalista marginale che si vuol lanciare, qualche giovane giusto, qualche intellettuale progressista, qualche marpione. A questo tipo appar– tengono molte, Radio Como tra le altre. Poi ce ne sono una mezza dozzina, non di più, che sono abbastanza sveglie, e scatenate. Radio fra onde rosse è o/mai A Firenze, il giorno dopo la morte di Franco, il gruppo musico-teatrale VICTOR JARA, ha ideato un immaginario funera– le, con la parteclpaazlone attiva del c,uartieredi S. Cro e, colnvol• diventata il prototipo, ma è molto politicotta vecchio stile, anche se grintosa. Poi ce ne sono due a Torino, Radio Torino Democratica, e Radio Torino Alter.nativa, tutte e due abbastanza aperte, e lanciate. E poi la centrale 96 milanese, fatta da un casino di gente, e molto viva e incasinata, soprattut– to perchè presa tra i mille fuochi della città, Milano, che ha colos– sali spinte politiche, di contesta– zione e tutto il resto. Dimenticavamo anche un altro genere di radio, quelle tutta 'musica niente politica' tipo ra– gazzotti di Radio Milano lnterna– tional, una succursale, come stile di Radio Montecarlo famigerata. Roma ha quattro radio, tre sembrano tristi, una promette meglio. Ma potremo dire di più su Roma e sul Sud più in là nel tempo. Chiediamo comunque a chiunque abbia una radio, o partecipi a una· radio che sia un po' vicina alla controcultura, di farsi vivo con Re Nudo. Magari raccontando come è nata... Ci sono già freaks che pensano di fare cassette 'live', e che ne hanno già fatte, e possono mandarle alle altre radio un po' giuste. Soprat– tutto cassette di interesse nazio– nale, o cose internazionali, che le singole radio locali non fanno nè potrebbero fare. (Un esempio. Amici hanno realizzato una bella cassetta di musica cilena vera, c'è una cassetta con l'ultimo discorso di Allende, registrato da un ra– dioamatore Italiano, c'è una cas– ·setta sulla storia di Wounded Knee, con musiche degli indiani gendo l;i gente in una reale azio– ne di spettacolo di strada. L'esperimento verrà ripetuto In una serie di interventi di q1a1artiere e di fabbrica. d'Americc1:.. per contatti, icrivere a Re Nudo, multimedia, e vedia– mo di mettere su un circuito di cassette. È anche possibile per le televisioni. Abbiamo, in . mezzo pollìce, mezz'ora della festa per i cinque anni -di Re Nudo. Per televisìoni cavo o etere che la vogliano per pas_sàrla,la mandia– mc;>per un prezzo . simbolico e spese di trasporto. Scrivere sem– pre a Re Nudo Multimedia, via Pastorelli, 12, Milariò. Torniamo alle radio. Le radio rompono una situazio– ne di potere feudale, tracotante, e insindacabil.e iri quasi tutta là provincia ltal_iana, da molti, molti decehni impestata da una mafia politica che fa perno· sui giornali locali parafascisti. Appena nEl nasce una, in poche settimane la pressione del potere, e· poi la necess_itàdi trovar'epubblicità, e di inserirsi nella ciJtà (diamo o non diamo la cronaca diretta del consiglio comunale, _doveil famo– so ras locale ci fa magari la figura dello stronzo? Diciamo o non dician,o di quell'inghippo della speculazione sulle aree? sono solo due esempi neanche tanto astratti.) li porta subito a scontri interni. Di chi è la proprietà? Chi controlla i programmi? Esiste uh gruppo redazionale ,che decide cosa passa, o c'è la proprietà da una parte, e i redattori dall'altra? FUORI Fornari Certo, la co~a migliore sarebbe che si dessero tutte la struttura di una .cooperativa, con i redattori come soci. E P,Oiil collettivo dei reèla-ttori decidè. Anche perchè è facile; in .provincia conosciamo almeno un paio di casi · che citiamo, Como e. Livorno - dove redai.tori. entusiasti, e .bravi, sono strangolati dalla proprietà che impone sui criteri di gestione; molto più codini, con un misto di paternalismo e di 'presa per fame'. Tipo, stai con noi, ora è·un momento eroico, ma vedrai che poi tutto sarà bel.lo , ii faremo il contratto, ma intanto non rompe– re troppo i coglioni. .. La cosà va bene èlove son tutti traffichini, piccoli sacristani del– l'informazione ad uso del boss locale, ma non quando i redattori si uniscono, e fànno leva èofltrò la proprietà, se questa Èl Stronza, o retriva. Dopotutto, questè radio hanno il loro pubblico più grosso nei giovani che ascoltano· il rock (e il folk, jazz, blues) mentre le radio nazionali, caramellose, cre– tine conservano la fetta di pubbli– co più vecchia, di testa .e di idèe. Quindi i redattori e disc Jokeys hanno delle buone armi per farsi sentire., oltre che delle buone ragioni. · . Per quelle sull'incazzato politi– co, si tratterà di vedere se riusci– ranno a spezzarle via con la forza. Già da come la menano i Per prendere sul serio l'UnJversltà, oggi, bisogna essere pro– prio il presidente della Società Italiana di Psicanalisi. Era succes~o che i compagni del Fronte omosessuale si fossero inferociti per due articoli di Fornari sul Corriere della Sera nei quali fonfermava l'omosessualità come una forma immatura di sessualità, una sorta di fase arretrata rispetto all'unica sessualità normale, quella etero, secondo una stretta ortodossia freudiana. Era successo ancora che i compagni del FUORI fossero andati all'inaugurazione del corso di psicologia della Statale, corso appunto del professor Fornari e che lo accogliessero con rab.– biose osservazioni. Esempio: « Siamo stufi che i baroni della cultura (variante: i vecchi tromboni etero) passino sulle nostre teste senza che noi possiamo farci niente; cosi oggi la lezione la facciamo noi ». Il professor Fornari aveva davanti due scelte in quel momento buio e tempestoso. Prima scelta. Capire che non avrebbe potuto cavarsela con qualche frase conciliante (« Dobbiamo stabilire un codice di comunicazione fra voi e me» « Cerchiamo di discutere con calma» ecc.) perchè la sproporzione di potere fra chi siede su una cattedra universitaria e si esprime sul Corriere e un gruppo di emarginati che se vogliono scrivere sullo stesso giornale devono pagare 2 milioni per spazio pubblicitarìo, è troppo vistoso e stravolge la possibilità di "chiacchierare fra amici". Accettare quindi che la lezione la facessero i compagni del FUORI (perchè disonora questo avanzo di Università, professo– re?) accettando la provocazione e accettando che, per una volta, fossero gli altrr, quelli senza potere, a dirigere il gioco. In questo modo avrebbe probabilmente trovato lo spazio per esprimersi e per difendere le sue posizioni. La seconda scelta. Avere un rapporto di identificazione con la cattedra, 'considerare gli omosessuali come degli usurpatori, decidere di essere tollerante quel giusto, proporre con asettica correttezza un sano dialogo, lui dietro la cattedra beninteso; loro si accomodassero pure, e poi inevitabilmente quando sarebbe scoppiato il casino con urla e schiamazzi andarsene indignato. (« Non ho niente contro l'omosessualità!» E ci mancherebbe altro professore, e contro i negri?). . Indovinate quale scelta ha fatto il professore? Quello che forse non immaginate è che anche la CGIL-scuola ha duramente stigmatizzato l'intervento del FUORI. Gli studenti, invece, uscito il professore, sono rimasti a parlare coi compagi,i del FUORI, altri sono arrivati, c'è stato l'invito a un'assemblea di corso, è stata fa proposta di un contro-corso con la partecipazione del FUORI.

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