RE NUDO - Anno VI - n. 37 - dicembre 1975

22 DROGA UNA LETTERA CONTRO (segue da pag. 10) gliori, hanno almeno le gambe sporche di fango. Oppure ricordo un vecchio detto: chi è senza peccato, scagli la prima pietra. Il cristianesimo dà fastidio, ma qualche briciola di verità, non inattuale, può esserci. Contro certi laici, chissà perc_hè, ,mi piace anche un po' di cristia– nesimo. Sbattere giù il moralismo significa indebolire le difese contro la droga? Se uno ha solo il moralismo come forma di difesa, forse, gli può anche essere la– sciato. Purché non dia lezioni. .. Il problema, però. è un altro. Esa– miniamo le cose nella loro bruta– lità. L'alcolismo tradizionale del proletario è rimasto, in più ora c'è la larga diffusione delle droghe. il bicchiere di vino non fa male. Uno spinello, una volta tanto, nemmeno. E infante, a masse, si piomba nell'alcolismo, nell'uso tròppo frequente delle droghe leggere, nelle droghe pesanti. · È un luogo comune dire che dal b1Cchiere si passa troppo spesso all'alèolismo ecc. ecc.? Bhe, per certi ambienti, la cosa è tutt'altro che infondata. In certe situazioni più solide ci si droga anche un po', si beve anche un po', ma non si passa il segno. Il che non mi dispiace, perché non sono un sadico, e perché prefe– risco sempre genia che ragiona, anche se è dall'altra parte. Con chi ragiona, si trova sempre una via di uscita ai problemi. Quanto al proletariato, e a certi progressisti, sono più esposti. Presa la via, vanno troppe volte fino in fondo, e dopo trovano non facile tornare indietro. L'alcolismo, non a caso, nel pro– letariato, ha seminato tanti morti, e ora la droga ... Qualcuno può dire: aspettiamo il socialismo, poi risolveremo anche il problema della droga. In Cina, c'erano 40 milioni di oppiomani. ed ora non ce ne è più uno. nemmeno l'ombra (a detta di tutte le persone un minimo degne d, fede). In Cina, non c'è più droga, non pèrché siano moralisti, lavoratori "istupiditi dalla produzione", grigi fabbricanti di cose, schiavi della politica ecc. ecc. Al contrario' Ve lo può dire chiunque sia stato in Cina, e, come sapete, anch'io ci sono stato, e me ne sono tornato anche meravigliato. In Cina non usano più la droga, semplicemente perché hanno ben !'litro a cui pensare, a cui legarsi, per cui entusiasmarsi. Hanno ben altro per la testa e per i senti– menti. Dirò di più. Ridono, anzi sorridono, di certe nostre osses– sioni. Le ritengono cose tanto assurde, tanto stralunate ... Si an– noiano? I cinesi si annoiano, mentre noi. .. Bhe, dalle nostre parti, ho visto tanti "dongiovanni", tanti drogati, tanti alcolizzati, tanti cultori di "piaceri raffinati" in preda alla più mortale noia. Tanti. Per non dire _;_tutti. .. Non ho mai visto un solo ciriese intristito dalla vita, an- ·-- noiato, reso "lugubre" ecc. Certo, la lotta è dura in Cina, tra le varie •linee, tra rivoluzionari e reazionari ecc. ecc. Non uno però che abbia il .tempo di "prender~ la droga _tanto per fare qualcosa". Ditelo, a un cinese, che ci si droga perché non si sa che cosa fare la sera ... Non ci crederà. Dirà: questo qui mi prende per i fondelli ... La droga è un !atto nuovo? Una rottura col vecchio mondo? La droga è vecchia come le peg– giori piaghe della società. Non solo l'alcool, ma proprio la droga più classica esiste da sempre, e si è particolarmente diffusa propria in particolari periodi, quelli di crisi. La crisi della società schia– vista, la crisi dell'impero romano coincide con il diffondersi di culti misterici nei quali "l'orgia" e "la droga" sono all'ordine del giorno. Le droghe e i culti misterici hanno avuto una funzione dirompente nei confronti dell'impero romano, ne hanno segnato la fine? Di– ciamo piuttosto che tra droga e cultura imperiale si è avuta una brutta decadenza della società, fino alla sparizione quasi com– pleta delle città, dell'agricoltura, dell'industria, fino allo spopola– mento ... La civiltà si è ripresa molto lenta– mente, e non certo sulla base dei "culti misterici". Le droghe hanno sempre una funzione dirompente, di disgrega– zione, di morte sociale? Molti so– stengono di no, ed anche con buoni argomenti. All'interno di certe civiltà statiche (pellerosse). le droghe vengono usate con par– simonia, una volta tanto, e non procurano gravi danni. Del resto, nelle nostre vecchie campagne, la "ciucca" periodica restava qual– cosa di appunto periodico, non si trasformava certo in alcolismo abitudinario, cronico. Forse idea– lizziamo le vecchie campagne, ma in alcuni posti di certo gli alcoliz– zati erano molto pochi. Non cosi succede nelle nostre città. All'interno delle società dina– miche, soprattutto all'interno delle società in crisi, la droga si trasforma in piaga sociale. Nelle società in crisi, non si riesce ad avere un uso parsimonioso e intervallato della droga. La si usa sempre di più, in modo sempre più spasmodico. Ci si piomba dentro a capofitto, in molti, in troppi. Si passa dalle droghe leggere a quelle pesanti. È un crimine con– fondere le leggere e le pesanti, esiste una bella differenza; ma esiste anche un ponte, una ten– denza in qualche modo viva a passare dalle une alle altre. C'è di più. S1 cade sempre di più nel– l'uso troppo frequente delle droghe leggere. Si vive per la droga, pesante o leggera che sia. Qual'è l'effetto politico della droga? Quando una società è in crisi, la gente vuole cambiare, e per cam– biare sa bene che deve cambiare la società stessa. Non ci vuole molto acume per capire che se si ha fame bisogna spodestare il latifondista, bisogna coltivare i campi in modo diverso, qualche volta semplicemente bi– sogna coltivarli. Oggi per vivere meglio bisogna cambiare il rapporto tra fabbrica e campagna, bisogna cambiare i rapporti di autorità e di sfrutta– mento, bisogna cambiare i rap– porti di sfruttamento reciproco ecc. Questo lo sentono e capiscono tutti. Come la gente reagisce? Come reagiamo? Qualcuno lotta, si organizza, dà battaglia, non ha paura ..."Osare pensare, osare parlare", diceva Mao. "Osare organizzarsi, osare avere delle solidarietà, osare lot– tare contro le forme di sfrutta– mento, autorità ecc." Certo che la lotta è lunga; i fuochi di paglia, le vampate isteriche rompono i coglioni e basta. Ma è possibile organizzare anche una lotta estesa, larga, articolata, una lotta di lunga durata ... Ebbene che effetto ha la droga in tutto questo? Mi chiedo: qual'è l'effetto della droga? Qual'è l'effetto della follia? Siamo sinceri. L'effetto è che la gente fa meno politica, perde il piacere di vivere e lottare, si la– scia andare. Sono un edonista? Si, lo sono, a patto che sia chiaro che voglio il socialismo, perché il volerlo e il realizzarlo è la gioia più grande, per me e per gli altri. Ebbene, chi si droga, chi diventa matto, fa molto meno politica, la fa male, qualche volta, senza vo– lerlo, la fa dall'altra parte. Espe– rienza personale. La droga procura piacere? Chi si droga è l'uomo più felice del mondo? Guardiamoci in faccia: c'è bi– sogno di discorsi? Sulla base del– l'esperienza, che discorso pos– siamo fare? Comunque se vo– gliamo dire due cose, basta questo. Di ritorno dalla Cina, siamo passati dall'aeroporto di Atene di notte. Questo aeroporto era pieno di giovani "occidentali", hippy, ecc. Brutalmente: la tri– stezza, lo squallore impersonato. La cosa l'ho notata perché veni– vamo dalla Cina, dalla sua alle– gria, dalla sua gioia di vivere, dalla sua semplicità, dal suo pia– cere di costruire ... Certo che attorno alla droga, si è creata tutta una ideologia della felicità. Ma quel che conta non è l'ideologia, è la sua traduzione in pratica. Ebbene la realtà della droga è lo squallore, l'abbandono, la tristezza, proprio lo spettacolo dell'"aeroporto di Atene". È così. Non vale dunque il discorso sul piacere procurato dalle droga? Ecco che allora si diffonde il di– scorso contrario. "Siamo tutti delle merde, tanto vale drogarci" "Siamo borghesi, siamo mostri destinati a sparire, facciamoci fuori con la droga ..." "Siamo proletari, siamo pezzi di macchine, siamo mostriciattoli di– strutti dalla produzione, tanto vale . drogarci. .." "Siamo piccolo-borghesi .. " "Siamo sottopr.oletari. .." "Siamo deboli, siamo malformati, anche se apparentemente no, non valiamo nulla, possiamo pure dro– garci, anzi lo dobbiamo fare per toglie~e in fretta un peso agli altn ... E giù droga. Leggera o pesante. Poca o molta. Anche molta. Bel modo di intendere la lotta per il progresso, la lotta di classe. Mi ricorda l'atteggiamento dei na– zisti che per "risolvere il problema dei minorati" facevano semplice– mente fuori i soggetti in que– stione. Siccome poi i non tede– schi erano "minorati" rispetto ai tedeschi, facevano fuori i non te- deschi. Siccome poi i non cap, erano minorati rispetto ai capi, facevano fuori i non capi. Siccome poi anche i capi avevano schifo di se, ecco idolatrare la selezione di "una razza eletta" attraverso la scelta dei più bei campioni fisici tra i teutoni. Peccato che questi campioni fisici, messi in coppia, abbiano generato molti mostri, per vendetta della sorte. In realtà io sono per Thomas Mann, che in vari racconti ci ha spiegato la nostra umanità, la nostra "bellezza profonda" anche se abbiamo vari acciacchi e ma– gari una mano mal formata. Chi se ne frega della mano mal formata .. Mi ricordo quando stavo male per la follia. Credevo di essere storpio da tutte le parti. Mi avessero dato la droga la avrei presa, probabil– mente, perché mi dicevo che tanto cosi mal formato ero buono a nulla. Poi mi sono accorto che in realtà ero un uomo normale come gli altri. Forse con la testa leggermente grossa, il torace leg– germente "a pollo" ecc. Ma fon– damentalmente normale. O mi sbaglio? Del resto, per quale stra– vagante ragione la "bellezza apol– linea" è la BELLEZZA? È la NOR– MALITA? Fatto sta che ho cominciato a vivere da uomo normale, a lavo– rare da uomo normale, ad amare da uomo normale (qui ho ancora un problema irrisolto), a fare poli– tica da uomo normale, a studiare da uomo normale, ad avere rap– porti familiari, di amicizia ecc. da uomo normale. E sto bene. Qualche allucina– zione? Qualche ossessione? Qualche fenomeno magico? E chi se ne frega? E chi sa da che cosa sono generate queste allucina– zioni? Qualche matto parla addi– rittura di telepatia ... Telepatia che si otterrebbe con lunghi esercizi, come i santoni indiani riescono a fare cose strane con strani esercizi.. Comunque me ne frego. Sono fenomeni che per ora non ca– pisco. Ma non me la caccio molto. Quante cose non capisco! Mica , per questo sto male. Semplice– mente penso alle cose che ca– pisco. Quanto al resto vedrò. La droga socializza? La droga non va bene, ma almeno socia– lizza? Certe forme di socializzazione non mi convincono. Porterò un esempio. Negli USA, per rompere la solitudine, molti "ammalati psichici" fanno delle riunioni in cui continuano a toc– carsi l'un l'altro ... La cosa viene considerata molto importante e liberatoria. Non ho niente contro iI contatto fisico, anzi, penso che sia anche piacevole. Ma non mi sembra che questa sia una grande forma di socializzazione. L'uomo è un essere ben più pro– fondo e serio che non la sua epi– dermide. La socializzazione umana è qual– cosa di più serio e complesso che non il contatto epidermico. O mi sbaglio? Qualche volta, in mancanza d'altro, si sceglie anche il gabi– netto pubblico, il fatto di "urinare insieme", come unica forma di socializzazione possibile. Piero Ravelli

RkJQdWJsaXNoZXIy