RE NUDO - Anno VI - n. 37 - dicembre 1975
16 questa villetta di provincia medio-borghese, da questi baci paterni davanti a scuola, dai lingotti d'oro sbandierati sotto il naso, da « un tinello in pò pretenzioso», da « una vetrinetta piena di modelli di automobile», da macchine pulite e sani principi religiosi, è da qui che nei fatti esplode una violenza già dentro le cose. Sono anni e anni, anche prima che per le strade di Londra scorazzasse Jack lo Squartatore, che la normalità borghese produce delitto: cc era una gran brav'uomo ", cc era molto gentile», cc era un gran lavoratore». Ma allora perché ha stuprato due bimbe nel parco? La mentalità bor– ghese va in cerca di soluzioni alla domanda e le soluzioni le trova negli stessi identici motivi che sono invece alla base del sadismo (cc era solo apparentemente normale" Già ma la normalità borghese è appunto apparenza e questo non è scoperta di oggi visto che già Rousseau lo scriveva e Sade lo rappresentava più di due secoli fa). Quando invece non si trovano facili soluzioni, ecco un diluvio di moralismo e di irrazionalità. Vediamo infatti come interpretano l'epi– sodio di Vercelli i due cc demo– cratici» giornalisti del Corrie– re d(tlla Sera: Leonardo Ver– gani è Luigi Giliberto. Dice Vergani del ragazzo (Guido): "era ragioniere forse non aveva voglia di lavorare, ma con il tempo si sarebbe inqua– drato, perchè· capita quasi sempre così" (ciò è riferito come supposto pensiero pa– terno, padre ormai ucciso, quindi pensiero ingenuo, cioè: poca voglia di lavorare = non inquadramento dèlitto). Della nonna, uccisa mentre s'era rifugiata sotto il tavolo, Vergani dice: cc le viene dato il colpo di grazia mentre, povero animale impazzito dalla paura, è lì sotto carponi" (la nonna come animale, e infatti è così, senza commiserazione, nella normalità borghese, tanto normale che lo si può scrivere normalmente e senza schifo). Della ragazza (Doretta) Ver– gani dice: cc Doretta Graneris, goffa, scontrosa, forse invi– diosa delle compagne più belle». Da notare che cc Goffa e scontrosa» fa anche da titoletto. (Siamo già alll'indivi– duazione del difetto fisico come correlato dell'azione delittuosa stiamo cioè sempre più affondando nella palude della patologia sadogiornali– stica). Su questo Vergani insiste a più riprese, anzi più avanti carica le tinte aggiun– gendo anche un pò di depra– vazione: cc Adesso si dice che la tozza, sgraziata Doretta si fosse innamorata di Antonio D'Elia, che gli si concedesse, che abbia usato il convivente soltanto come assassino di riserva». Insomma: brutta, ma amante diabolica, ai confini del plagio, infatti dice il no– stro: cc Forse è stata la sua presenza femminile - in que– sto tipo di delitti capita spesso così - a stimolare i due uccisori, una gara assurda per vedere chi era più «duro». Tutto il discorso insomma va a costituire il titolo– spiegazione del pezzo: cc Il massacro come prova d'amo– re"· Il personaggio costruito centrale è quello di una donna diavolo che produce sogge– zione, antagonismo e sadismo maschile nei due amanti. A seconda di come fa como– do, il ragazzo (Guido) viene dipindo ora come un poverino pieno di tic che s'inchina davanti ai carabinieri, ora come un impeccabile killer (tra l'altro avrebbe in casa un serramanico con su una sva– stica). Ma per Vergani è la ragazza che dà al racconto giornalistico un tono da storia dell'orrore, e infatti, ultimo tocco: il riferimento reiterato alle vicende dei films dell'or– rore. Altra nota campana di destra: l'associazione cinema– delitto. Quindi ecco la cc spie– gazione»: 1) la principale è: Il massacro prova d'amore (Ti– tolo); 2) Primo corollario: Goffa e scontrosa (titoletto); 3) secondo corollario: Film dell'orrore (secondo titoletto). Riversare la realtà nel film, indubbiamente aiuta a vederla come finzione snaturandone la normalità quotidiana. Esor– cismo giornalistico. Ma se Vergani va a cercare cc soluzio– ni" nel feuilletton di destra, in rozzezze psicologistiche de– gne della peggiore propagan– da, il collega Luigi Giliberto, lo supera di alcune lunghezze: il suo articolo inquadra tutta la pagina ed è titolato come segue: cc Sesso, brama di de– naro, forse la droga hanno spinto i tre giovani alla stra– ge». Sottotitolo cc A Doretta Graneris il fidanzato non bastava più. Allora ha irretito anche un cc duro» di dicianno– ve anni, un abile pistolero con precedenti penali. E dei suoi due amanti ha fatto i cc Killer» incaricati di sterminare la propria famiglia» . Il titoletto interno ribadisce: cc Donna 'importante'». Il titolo fa parte ormai della generale compa– gna di massa borghese contro i giovani: L'estranietà del mondo giovanile deve essere raffigurata come perversione sessuale, avidità, iniezioni per smarrire la ragione e al con– tempo essere meno deboli Questo quadro di Gabriele Amadori fa parte di una serie su famiglia e fascismo, famiglia e potere. La scritta « W la Morte" è tratta da un volantino di Ordine Nero e visualizza l'aggressio– ne Il sadismo e la vuotezza di rapporti vitali che si cela sotto I u buoni budini" domenicali. (nostalgia della cc giovinezza sana»). Qualche mese fa, quasi un anno, si diceva riguardo ai casi B.R. e NAP, ma non solo riguardo a questi, che era in atto un tentativo borghese e revisionista di criminalizzare la lotta politica, di mostrare come delinquenti. comuni e come fascisti tutti coloro che in un modo o nell'altro, a torto o a ragione, si ponessero fuori dall'orbita della sinistra istitu– zionale. Ora c'è un tentativo molto, molto più vasto e pericoloso, su cui dovremo tornare (nell'analisi e nella pratica): il tentativo di crimi– nalizzare e fascistizzare tutti i cc giovani». È chiaro che poi sotto questa categoria inter– classista e indiscriminata, si intende colpire non i « giova– ni» bensi il proletariato giova– nile. Ecco quindi che giovani fascistoidi, borghesi, sadici vengono visti non nel conte– sto di classe e di famiglia che li ha prodotti, bensì come casi esemplari della cc condizione giovanile» e attraverso il ri– chiamo conseguente alla re– pressione dei giovani, si va in realtà a colpire i giovani proletari. Nel caso specifico di Vercelli poi, si va a colpire anche la donna, costruendo un personaggio di una cui « il fidanzato non basta più " (intimidazione contro la rottu– ra della coppia) che irretisce un duro (visto in fondo come vittima di un'oscura, magica arte femminile) che in questo modo si sentiva cc donna 'im– portante'» ' (esortazione all'a– nonimato e all'autocastrazio– ne femminile). Anche qui: dal caso specifico, ben chiaro e circostanziato in termini d1 classe e di struttura famigliare costrittiva, si scivola a un attaco generale contro le donne. Infine la «perla»: donne, denaro, droga, violen– za, non poteva mancare l'o– mosessualità. È infatti (è sempre Giliberto che scrive): cc Guido Badini. .. aveva avuto una esperienza di omosessualità: per circa un anno aveva intimamente fre– quentato un cc amico"· Da quella relazione era uscito profondamente turbato. Do– retta, per lui, aveva rappresen– tato un ritorno alla normalità; un'ancora di salvezza. Ma la ragazza aveva un tempera– mento forte, vivace; chissà fino a che punto il fidanzato riusciva a appagarla o a seguirla nei suoi obbiettivi di affermazione personale a ogni costo, in antagonismo con la famiglia». Qui salta fuori un'altra casistica: un pietismo repressivo va a configurare un ritratto dell'omosessualità vi– sta come sudditanza e debo– lezza caratteriale che espone a qualsiasi uso da parte altrui. Come s'è detto, non fa poi problema che Badini scarichi la pistola alla nuca di gente seduta o che abbia a casa coltelli nazisti: non fa proble– ma perché non si tratta per il giornalista di situare nel suo quadro reale un avvenimento, ma si tratta di ridurre una persona a cc tipo ideale» cioè, di nuovo, di colpire attraverso • di lui l'omosessualità. L'attacco al movimento è globale, non è più condotto dagli articoli di fondo, dalle terze pagine, o dalla cronaca milanese, è condotto a partire dalla .nera. E non è solo un attacco di stampa, dietro c'è lo Stato, la sua putrefazione e la putrefazione dei suoi organi addetti al controllo giovanile, tra cui il feticcio famiglia. Solo una ripresa della lotta su questo terreno potrà evitare che ci racchiudano nel ghetto della nera.
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