RE NUDO - Anno VI - n. 36 - novembre 1975

Tra queste recensioni çe n'è una di un disco che non esiste. Chi indovinerà la recensione immaginaria riceverà in regalo il disco. CANTI DELLE MONDINE SARDE a cura di Roberto Leydry Ecco finalmente un disco di canti popolari registrati nella loro Intoccata purezza senza astorici rifacimenti jazz-pop. La più gio– vane delle mondine ha 97 anni, la più vecchia 352 (si dice sia una strega-vampira alla terza reincar– nazione). Questo fa sì che i loro canti ci giungano con tutto il fascino e la purezza dell'antico e con le antiche tecniche vocali. Una di queste tecniche è l'uso «tremo– lante»della voce (qualche maligno Ignorante potrebbe a torto sup– porre che è colpa dell'età... ma non vogliamo neppure conside– r,arequesta superficialità). Il canto più rappresentativo è senz'altro La-la-la-zum . Questo motivo ripe– tuto ossessivamente per venticin– que minuti, sembra appartenga ad un antico rituale medievale a sfondo sessuale. Quando infatti· Leydry ha chiesto a. una delle mondine cosa volesse dire La– la-la-zum, questa per sola risposta è fuggita via sulla sedia a ruote. La seconda facciata è stata invece registrata non dal vivo (nelle belle risaie sarde) ma in studio, con la ~ota tecnica del «ricalco», che pra– ticamente consiste in questo: si prende una mondina e la si immette in una vasca di gesso a presa rapida. Dopodichè si taglia il gesso e si estrae quanto rimane della mondina stessa. A questo punto si fa un calco tipo iperrea– lista, lo si colora, lo si veste e lo si mette davanti al microfono in sala di registrazione. Entra la Sandra Bergamotti che canta, facendo una perfetta imitazione della mon– dina, un canto popolare originale scritto mezz'ora prima. Il risultato è di una autenticità impressio– nante e sentendo il disco si è a disagio come al museo delle sta– tue di cera: «Dio mio, sarà vero o finto?» (DISCO DELL'ANGOSCIA) (Ultima spiaggia) Questo è un disco parecchio strano. Il titolo del disco è lo stesso dell'etichetta, sulla busta non c'è scritto niente, nessun nome di complesso. In RAI (a quanto ho saputo) dopo molto imbarazzo (tre sedute della com– missione d'ascolto) è stato boc– ciato praticamente tutto. Anche i pezzi solo musicali, anche I pezzi che apparentemente non dicono nulla di provocatorio. SI vede che tutto l'insieme impressionava, magari lo stesso aspetto esterno. Il pubblico non ascolta. Partecipa. Compone. Arrangia. Vive. Il RUbblico e musica. • i J area ~ POPu1a.r grrup Una copertina coloratissima con una strada sporca di sangue e carcasse di macchine e sul retro un enorme macchinario-Moloch che inghiotte pecore e partorisce un fascio littorio. Aprendola viene fuori un interno nero che raffigura espressionisticamente un gruppo di cannibali occidentali intenti a divorare un cadavere. Viene fuori anche un libretto tutto nero, con testi, disegni e fotografie che par– lano di demonismo di religione di fabbrica di guerra di lavoro di alienazione. Il materiale sonoro è estremamente vario e va a com– porre una specie di collage i cui vari pezzi sono canzoni, suoni, elettronica, marce, pulsazioni, pezzi free, momenti atonali, rock. Il materiale si colloca attorno a una «storia., più allusa che didatti– camente esposta: un operaio ha un incidente e, nel coma, gli riaf– fiorano ricordi- sonori di attimi di esistenza. Momenti di infanzia, la religiosità, la violenza, la guerra, il dopoguerra e la ricostruzione, la fabbrica, l'alienazione pubblicita– ria, la sessualità vissuta come vio– lenza e repressione. Il tutto finisce per comporre oltre che un quadro psicologico, anche un quadro sto– rico, costruito per analogie e con– trapposizioni: ad esempio dalla paura della natura emerge una situazione di ritualità che diventa poi religiosità istituzionalizzata e oppressiva. Concentrare un arco di questioni cosi complesso nella sintesi di tre quarti d'ora non era ovviamente facile, eppure lo sforzo era proprio quello di fare emergere delle realtà frammenta– rie, non definite, in sviluppo. Musicalmente parlando Il disco è 39 frutto della collaborazione di un casino di musicisti, tecnici, autori, provenienti da esperienze molto diverse ma uniti nel voler uscire dalla settorlalità del «generlu. SI avverte delle volte la sensazione d'una Insufficiente fusione delle diverse personalità, eppure anche questa difformità di viilone musi– cale nell'insieme costruisce una continua situazione di sorpresa per quanto verrà fuori dall'alto– parlante. La parte più centrata mi sembra quella dal dopoguerra In poi (anche se più lineare e meno cclavoratau): Il comizio che Incita gli operai alla ripresa e al lavoro è subito seguito da un rock anni cinquanta composto e cantato da Ricky Gianco (un «ritorno» della Madonna! Dovreste sentire come usa la voce nei suol pezzi, pas– sando dall'amarezza alla satl.ra ; da Elvia Presley a Gino Franzi per– sino). Il rock innèggia alla ricostruzione e alla produttività, ma si sviluppa poi In un altro durissimo rock sulla fabbrica, anzi nella fabbrica, il cui testo è stato costruito sulla base di alcune poeJ __ sie operaie tedesche degli anni quaranta. Mi pare che esperienze_ di questo tipo, in cui musicisti diversi si mettono d'accordo su ùn argomento e lo sviluppàno e ricreano In un tutto unitario senza voler formare «supergruppiu o robe del genere, siano esperienze da sostenere e da continu11re. Anche perché vorrebbe final– mente dire fare dei dischi che si qualificano per il loro discorso complessivo (formale e di conte– nuto) e non per l'ètichetta com– merciale del grosso nome da pop-star di richiamo. Are(A)zione Alri!'(A)zione (CRS LP SIOII) ~ il riuovo Lp de~li AREA registrato dal vivo a Milano(Parco Lambro) a-Napoli(Festa dell'Unita) a Rimini(Festa della Giovent~) a Reggio Emilia(Tèatro C.omunale) e in t:ento altri incontri col ·pubblico. Una facciata di pezzi mai eseguiti. "L'Internazionale".in un nuovo a~angiamento. Le altre composizioni, anclié .se ·1e pi~ conosciù~e, sono arrangiate e registrate con l'intervento diretto del pubbli.co- CRAMPS RECORDS/Hilano

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