RE NUDO - Anno VI - n. 36 - novembre 1975

28 Illusri Signori Accademici! Voi mi avete fatto l'onore di invitarmi a presentare a codesta Accademia una relazione sulla mia vita anteriore di scimmia. Purtroppo non posso accettare l'invito in questo senso. Quasi cinque anni mi dividono dalla mia vita scimmiesca,• un periodo breve forse a calcolarsi sul calendario, ma infinitamente lungo se lo si percorre al galoppo, come ho fatto io, accompagnato a tratti da uomini insigni, consigli, applausi e niusica orche– strale, ma solitario, in fondo, perchè tutti gli accompagnatori, per restare nell'immagine, si tenevano al di là della barriera. Non avrei potuto compiere la mia evoluzione sé avessi voluto restare cocciutamente attaccato alla mia origine, ai mie, ricordi giovanili. Il supremo precetto che mi ero imposto era appunto la rinunzia ad ogni ostinazione; io, libera scimmia, mi sono piegato a questo giogo. In questo modo però i ricordi si sono chiusi a poco a poco dietro di me. Se prima il ritorno - a patto che gli uomini l'avessero voluto - m'era lasciato libero, attraverso l'imrnensa porta che il cielo forma intorno alla terra, questa porta, man mano che la mia evoluzione precipitava come spinta a sferzate, diveniva sempre più bassa e stretta; mi sentivo sempre più a mio agio, sempre più incluso nel mondo degli uomini; la tempesta che dal mio passato mi soffiava ancora dietro le sue ultime raffiche, si calmava; oggi non è più che un soffio che mi rinfresca i talloni; e il lontan'o spiraglio donde viene, e ____ d_o_n_d_e io venni un tempo, è divenuto tafltO piccolo che quando anche le na" dove si forma l'inganno recipro– co e la condanna di ciò che è diver– so: "molto pericolosa (l'accrobazia). perché di solito non la si vede nem· meno. Eppure ci si può rompere non soltanto l'osso del collo, ma l'anima., addirittura. L'uomo non ne muore, ma continua ad esistere co– me benemerito mutilato della vita ... Le persone cosiddette normali sono siffatti invalidi della vita. E costi– tu iseano la maggioranza dominante che non ammette esempi a proprio danno". K non sopporta J. Haynes che parla di campane che suonano e di tutti che al loro suono abbraccia– no chi è vicino smettendo di cucina– re, camminare, mangiare. di fare quello che stavano facendo (forse semplicemente perché non gliene fregava un cazzo di quello che stava– no facendo?). Cita pp. 201 e pagina duecentodue delle "Barricate dell' amore " (per altri versi: molte pagi– ne importanti e interessanti): è il· messaggio dell'imperatore che arriva serino sulla carta della simpatia uni– versale senza alcun vomito o evacua– zione che la imbratti. Ma la renda un po' più umana e praticabile (co– me messaggio). Senza coscienza dell'estensione del padre da vomita• re K è un pessimista antigioiagioia– gioia e cazzi fritti. Forse vai'la pena di rileggere la sua storia di Pierino il rosso (rosso per la ferita, non per la gioia) per vedere quanto c'è davo– m1,are. E per ricordarsi che c'è sto' Pierino (dentro ognuno di noi? Squalifica a vita se si risponde no). Appunto: il sesso non è "naturale". Soprattutto quello (un po'/di più/molto) liberato. Non è naturale la liberazione. L'utopia-liberazione deve essere in dialettica con la realis– sima/non-utopica disperazione-crisi– morte-rinascita che attraversa neces– sariamente la nostra presa di co– scienza/identità. Così che il padre non ci possa sbugiardare (nè a !ivello individuale = perbenismo, nuova normalità a sinistra; nè a livello so· ciale=Bonaparte/Stalin). Dunque ci deve essere coscienza, progetto, vio– lenza; l'amore passa attraverso la lotta con la ripetizione (del padre storico e person~), con I<!morte, con la coazione a ripetere (anche con la coazione a ripetere caizate borghesi progressiste con le loro im– magini di liberazione facile ed evolu– tiva, con il loro (valore di) scambio di amorevole mancanza di individua– lità). La mitologia-ideologia dello sballo-gioia è nociva (anche su Re– nudo). Ha dentro troppo infantili– smo: non la riscoperta-valorizzazio– ne dell'infanzia ma L!n semplice + smo tra gli altri. Molto, molto da a:Julti. Dunque, ecco, di conseguenza, la storia di Pierino il Rosso. Dopo aver discusso con Coopere Platone. K scrisse in collaborazione con Freud un saggio sul "Disagio della civiltà". Lasciò però tutto l'onore a Freud e forze e la volontà mi bastassero a tornare indietro fin " scorticarmi vivo per passarvi attr"cverso. Per parlar chiaro, •~ volentieri delle immagini per tait argomenti, per parlar c:1!•11!' origine scimmiesca, o miei signori, da.to e non ç!)ncesso che Cl.,. simile nella vostra preistoria, non puo essere p1u remota Il!'' voi d sia per me. Ma chiunque cammina sulla terra sente quel piccolo to talloni: tanto il piccolo scimpazè quanto il qrande Achille •.. lo provengo. dalla Cos~a ~•oro. Sulle cire:ostanze d~II!' mia.catture dispongo che d1 informazioni date da estranei. Una spad1z1one d1 cacc:lf11 casa Hagenbeck - col capo della spedizione ho poi _vuotate !n teguito buone bottiglie di vino rosso - era appostata fra I cespugli lu_nfO !t , quando io scesi la sera ad abbeverarmi col branco. Spararono; fu1 I uni.IO venne colpito: due cplpi mi colsero. . .. . Uno nella guancia; quello era leggero, ma m1 lascio una gran c1catrica r spellata, che mi procurò un nome. che. mi ~ip_ugn~ e che non mi cal_za, nome inventato proprio da una scimmia: Pierino 11Rosso. Come se 10 differissi che per la mia rossa cicatrice dall'omonima scimmia ammeea«ra abbastanza famosa, morta or non è molto. Questo sia detto soltanto passaggio. Il secondo colpo mi colse al di sotto dell'anca. Era grave; ancora oggi zoppie() leggermente. Ho letto recentemente . in_ un !lrticolo d'.uno diecimila scimuniti che si scatenano su d1 me ne, g1ornah, che la mia na di scimmia non è ancora del tutto repressa; prova ne sia che io, qua vengono dei visitatori, mi tolgo volentieri i calzoni per mostrare il segno quella ferita. A quel tipo lì bisognerebbe sparar via ad una ad una tutte dita della mano con cui scrive ... Dopo quei colpi mi svegliai - e q incominciano i miei ricordi personali ·- in una gabbia sotto coperta bastimento della casa Hagenbeck .... Tante vie d'uscita avevo avuto sempr ed ora pi4 nessuna. Ero incagliato. Se m'avessero inchiodato al suolo, la m libertà di movimenti non ne sarebbe stata diminuita. Perchè questo? Hai I.I bel grattarti fra le dita dei piedi, non ne troverai la ragione. Hai un bi stringerti alle sbarre fino ad essere quasi tagliato in due, non ne trova ragione. N·on c'era via d'uscita, ma bisognava che me la procurassi, perclf altrimenti non potevo vivere ... Sempre alla parete di quella cassa - sar morto irrimediabilmente. Ma le scimmie da Hangenbeck devono stare nel cassa - ebbene, io smisi di essere una scimmia. Un ragionamento chiar bello, ch'io devo aver covato in qualche modo nella pancia, perchà scimmie pensano con la pancia. Ho paura che non si capisca bene quel che io intendo dire con: vi d'uscita. lo uso la frase nel suo senso più comune e più completo. O proposito non dico: libertà. Non intendo infatti quel grande sentimento dell libertà in tutte le direzioni. Quand'ero scimmia forse lo conoscevo e ho trovato degli uomini che ne hanno un desiderio ardente. Per quel che mi riguarda, non ho mai preteso la libertà, nè allora, nè oggi. Sia dett incidentalmente: gli uomini si ingannano troppo sovente a proposito del! libertà. E come la libertà si annovera fra i sentimenti più sublimi, così anc l'illusione relativa è fra le pi4 sublimi. Spesso nei teatri di varietà sono stato guardare, prima del mio numero, qualche coppia di artisti che si esibiva su trapezi lassù sotto il soffitto. Essi volteg9iavano, si dondolavano, saltavano, libravano uno n11lle braccia dell'altro, I uno reg~va l'altro per i capelli, CO denti .. "Anche questa è libertà per !;lii uomini' pensavo io: "moviment dominato dal proprio volere". Oh irrisione della sacra natura! Nessu edificio reggerebbe alle risate del mondo delle scimmie davanti a quest spettacolo. No, non volevo la libertà. Soltanto una via d'uscita; a destra, a sinistra, ili qualsiasi direzione; non avevo altre pretese; anche se la via d'uscita non. dovesse essere che un'illusione; la pretesa era piccola, l'illusione non sareb~ più grande. Andare avanti, andare avimti ! Soltanto non star fermo con !,:- braccia alzate, addossato alla parete di una cassa.... · Se ci penso oggi, mi sembrà di aver avuto come il presentimento eh bisognava trovare una via d'uscita, se volevo vivere, ma che questa vi d'uscita non era raggiun11ibile con la fuga. Non saprei dire se sarei riuscito i fuggir~, ma crndo d.i s1; ad una scimmia la fuga dovrebbe sempre esser · poss1b.1le.Con I denti che ho oggi devo star bene attento, anche nel rompent semplicemente una noce, ma allora sarei riuscito, col tempo, a rompere il chiavistello. Non lo feci. Che cosa ci avrei guadagnato? Appena messa fuorl la testa mi avrebbero ripreso e rinchiuso in una gabbia ancora peggiore: opp~r~ avrei potuto rifu_giarmi inosservato presso altri animali, per esempio fra I g1gantesch1 serpenti che erano di fronte a me, e nelle loro spire avrei

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