RE NUDO - Anno VI - n. 36 - novembre 1975

No. Non è LSD: ai tempi di K non c'era. E' solo un'esperienza del– la coscienza e del corpo Vissuta fino in fondo e nelle sue immagini. Ma non quadra con emme-elle. Fortuna che: K è un cane sciolto, altrimenti l'onesto Corvisieri avrebbe chiesto al CC del gruppo di K di espellerlo per delitto di esperienza e di conoscen– za(di mente e di corpo) e per essere "in procinto di" lasciarsi andare alla disperiuione o "prendere dal pani– co". Di queste esperienze K ne ebbe molte. Con e senza LSD scrisse questo appunto sul diario (21/10/1921) :"Tutto è fantasia: la famiglia, l'ufficio, gli amici, la stra: da, tutto fantasia, lontano o vicina, la donna; ma la verità più prossima è che tu premi la testa contro il muro d'una cella senza finestre e senza porte". Brutto trip! Ma scagli la prima pietra chi non ne ha avuti. Aiuto! Arrivano "quelli che scaglia– no la prima piP.tra, ma anche la seconda e la terza" (Jannacci). R i– proviamo: scagli la prima pietra chi non crede ai momenti di solitudine, di scoraggiamento e anche di pani– co-disperazione come momenti (purtroppo?) inelimimabilÌ da una presa di coscienza e da una presa di identità. Aiuto! Arrivano "quelli che" propugnano salute, serenità, equilibrio e scagliano quarta, quinta, sesta pietra: per la normalizzazione rivoluzionaria! (Per chiarezza: nes– sun disprezzo per l'equilibrio: come polo di una ;eale esperienza non come precetto). Dunque, noi siamo marxisti, K, comè noto, non è marxista, è però ben lontano dal poleomarxsismo, éioè abbastanza vicino da poterci dire alcune cose. Non crede nelle persone oneste )e neanch'io). Crede che nell'esistenza ci sia tragedia, di– sperazione e schizofrenia (se non ci fossero varrebbe la pena di tentare il progetto di u·na rivoluzione? ), e cre– de che la vera coscienza non viene dal rimuoverle e dal normalizzarle, ma dal confrontarsi reale col padre, la legge, la norma (borghesi: lavoro e salario sono la prima norma) Rea– le: cioè: la peggior sconfitta è crede– re di aver già vinto. La ribellione del figlio può essere allora "una comme– dia": allora "il figlio è un giovane chiacchierone che si vanta di aver ammazzato suo padre. Ma poi viene il vecchio che fa fare una pessima figura al giovane vincitore dell'auto– rità paterna". Così PP, il padre per– benismo, rischia di vincere, è sicuro di vincere: gioca in casa. Il comuni– smo perbenista è morto e sepolto perchè è impossibile: perbenista è solo l'etica del 15 giugno: una nuo– va amministrazione per una giusta retribuzione a un giusto lavoro. E se fosse possibile non interesserebbe K. Lo sente come di questa società. La liberazione, che K riteneva impossi– bile, se è possibile, è un'altra cosa. E' da questa posizione che si per– mette di fare l'estremista radicale. Rispetto alle piccole modifiche ti accusa di essere come un "vecchio fanciullo": "Così son tutti coloro che credono alle riforme. Non si accorgono che l'aspetto del mondo si modifica soltanto con la morte o con la nascita di qualche cosa". Così si scandalizza quando lo invitano a parlare a una riunione di protesta denunciata alla polizia. Che sia un apocalittico del "prima distruggere, poi costruire"? O un awenturista? Infatti, se parli di hippi libertari anarchici, dice che non sono suffi– cientemente mii itarizzati-violenti: "Costoro che si dicono anarchici sono così simpatici e gentili che si deve credere a tutto ciò che dicono. Ma nello stesso tempo, appunto per queste loro qualità, non si può cre– dere che possano essere davvero quei distruttori del mondo che pre– tendono di essere. Sono persone molto car.e e allegre." Che sia un pre-pseudo-brigatista? A casa sua, una volta, lanciò ben due appelli alla lotta armata: Fa anche analisi di riduzione della sovrastruttura alla base economica. Le Società delle Nazioni, l'Onu di allora, è "un emporio per lo scam– bio dei diversi gruppi di interessi. Le divisioni militari sono sostituite dal– le banche dei mercanti". Nel suo pessimismo radicale si possono scor– gere venature antiburocratiche-trot– skiste. "Subiamo la storia", dice e anche per le masse vede il padre rispuntare vittorioso dietro l'otti– mismo ingenuo. Incontrando una manifestazione: "Alle loro spalle ci sono già i segretari, i funzionari, 'i politici di professione, tutti i sultani moderni ai quali essi spianano la via del potere. A conclusione di ogni sviluppo veramente rivoluzionario, compare un Napoleone Bonaparte. La rivoluzione evapora e non rimane che il limo di una nuova burocrazia. I ceppi dell'umanità tormentata so– no fatti di carta bollata." Non è così. Però è stato anche così e certa– mente è un problema della rivc:>lu– zione. Dunque, K è pessimista. E esigente: non gli basta qualco– sa: se vuole, non può che volere tutto (un'altra cosa da questa so– cietà). Senza rischi di in-coscienza del padre; con coscienza che "la vera via passa su una corda che non è tesa in alto, ma rasoterra. Sembra fatta più per far inciampare, che per essere percorsa." Come il feticismo delle merci, che stravolge coscienze e impone se stesso come destino naturale-eterno degli individui. In questo senso, K è realista: chiede tu·tto (come stava scritto sui muri di Parigi in una fine primavera di 50 anni dopo). E scrive: "non significa confutare il presentimento di una liberazione definitiva se, il giorno dopo, la prigioni<1rimane immutata o magari si inasprisce o se addirittu– ra è dichiarato espressamente che non dovrà cessare mai. Tutto ciò può essere piuttosto la necessaria premessa della liberazione definiti– va". Tutto ·questo non vien fliori dalla normalità-onestà; questa cer– tezza disperata, profondamente ra– dicata viene dall'estraneità (v. Marx OPERAOMNIA). Per K viene da uno sguardo profondamente estra– neo sulle cose-: estraneo perchè ha subito una violenza paterno-fami– gliare che lo ha posto fuori gioco, fuori dalla normalità del padre. E' yn'esperienza che ha fatto qualcosa. K ne ha fatto qualcosa. L'Ordine del mondo è saltato, K l'ha fatto salta– re. La marijuana fa, l'LSD fa, il 27 fucile fa, la coscienza-conoscenza fa, l'orgasmo fa, l'esperienza fa. La nor– malità non è esperienza, non fa, si limita ad essere: NON E' PRASSI, percio non è politica. La normalità è parallela alla politica, l'esperienza non è parallela o accanto alla politi– ca: è quell'espressione, quella faccia, quel concetto, quell' !)tto, quella si– tuazione, quell'obbligo che diventa estraneo/buffo/ assurdo/i nsol ito/m i– n ac ci oso/amico/nuovo/impossibile: cioè: significante o insopportabile, cioè prassi e bisogno di prassi. Espli– cita il nostro destino e la nostra libertà. E questo non può non essere anche pericoloso (il riformismo non ha pericoli: non ci sposta dalla nor– malità, la ridefinisce secondo il pa– dre: non ci dà quella normalità no– stra che è tutta da scoprire, che non è già-saputa; se è già-saputa c'entra nostro padre che ci sbugiarda e ci riaccoglie nelle sue IJraccia). Perciò · non basta l'esperienza ma è necessa– ria una politica dell'esperienza, co– me una politica dell'orgasmo, come una politica dell'estraneità. L'espe– rienza induce estraneità ai loro e affezione ai nostri bisogni, chiarisce, amplifica, fa emergere. L'esperienza non ha un uso accanto alla politica, ma un uso politico: cioè tendenzial– mente (non meccanisticamente) ir– reversibile. E perciò un uso difficile (come marijuana e LSD). E, come loro, fa: cioè ti sbatte fuori dagli schemi, ti impone di ritotal izzare la tua esperienza; cioè· di cambiare co– se non piccole. A K per és. la mari– juana o l'LSD o l'estraneità o la schizofrenia ha fatto. Ha fatto que– sto brutto scherzo: che gli ha rove– sciato la "chiarezza". E' andato a una "riunione politica" durata gior– ni e dove pochi potevano senti re ma tutti sapevano già di che cosa si trattava: "la cosa era troppo chiara, discussa un'infinità di volte e ancora chiara come il primo giorno; l'una e l'altra, la concordia e la chiarezza, ti opprimevano quasi il cuore, le fa– coltà mentali erano tentate di fer– marsi di fronte a tanta concordia e chiarezza". Incubo totale: come la totale non-chiarezza e confusione. Pessimista, K ce l'ha con il perbe– nismo politico. Però non combacia nemmeno con l'infantilismo di de– stra (malattia senile dell'hippismo). Della ferita, K vuole parlare e fon– do. Ferita: sa la ferita della scimmia che si fa uomo, dell'istinto che si fa parola; sa anche quanto la famiglia stritola. Lì nella famiglia si tratta dell' "acrobazia della vita quotidia-

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