RE NUDO - Anno VI - n. 35 - ottobre 1975

B 8 NON C'È DA SCEGLIERE TRA DUE STRADE;. E SE SI DO– VESSE IO NON DUBITO CHE .LE SCEGLIEREI ENTRAMBE (GREGORY CORSO) Ho letto Menapace e Manconi su MUZAK (Pdup ed LC), ho letto Corvisieri ( AO I sul « Quotidiano » del 29 agosto, ho letto LC su Licola, ho par– lato con i miei compagni di Palermo, quelli iscritti mili– tanti effettivi, abbiamo fuma– to insieme, discusso insieme (non sono tutti cosi, c'è an– che chi non fuma e fa la lotta di classe lo stesso, bene), e ci,è sembrato che Menapace– Manconi & Corvisieri sono bravi compagni, bravi figli, bravi tutto ci è sembrato che anche noi siamo bravi com– pagni bravi figii bravi tutto e allora scriviamo qualcosa an– che noi: 1 ° il movimento dovrebbe bat– tersi apertamente per la libe– ralizzazione delle « leggere ». La depenalizzazione non ba– sta. Appurato che non fa male · (uffa che palle!), appurato che l'erba non avvicina nè al– lontana - in quanto erba - dal– la lotta di classe (ben altre cose avvicinano e allontana– no dalla lotta di classe I ( i BIG maramarxisti che sentenzia– no sull'argomento dovrebbe– ro materialisticamente fon– dare in modo più serio l'anali– si su ciò che spi11ge - ed è nella spinta DECISIVO - ad entrare, a starci - e bene - o ad uscire dal movimento, dal– la lotta di classe), tutto ciò ed altro appurato, (o c'è ancora da appurare ... cazzo?) ed in– fine stabilito che l'identità politica del movimento (in Italia, in questa fase, siQnori) dall'erba NON è lesa .NE LE– DERE SI FA, ed in vera fine convenuto che la vigilanza non è abolita (anzi, il traboc– chetto c'è e si vede!) perché allora depenalizzare soltanto e non invece liberalizzare? 2° ERBA LIBERA!! oltre tutto, di qui ci si batte meglio, con più chiarezza ed efficacia contro le pesanti, contro le «droghe » che sono un atten– tato politico, fisico, psicolo– gico all'identità di classe del proletariato e del movimento, contro le jene che pilotano il mercato « pesante » usando con forza dei limiti di corcola– zione della leggera. 3° basta (anche tu, Corvisie– ri) basta parlare di droghe mettendo tutto nello stesso mazzo. Fa il gioco delle jene. Qui a Palermo, usando della disinvoltura VOLUTA dalla borghesia (e usando della la– cuna di controinformazione della « sinistra ») al giovane che ha fumato e ha visto che non gli ha fatto male, anzi, gli rifilano il buco dicendo - sem– pre drogra è - e qualcuno, meno informato, meno orsta– nizzato ci casca (qui siamo già a quasi 200 che vanno a «buchi»). 4° Non è giusta la semplifica– zione la BASE« fuma » il VER– TICE no. Il problema è un po' più «sotto». (A parte le que- ruoli, rapporti, il personale è politico. In questo processo le sostanze psi– chedeliche possono aiutare se non a operare mjracoli a alimentare illu– sioni. Forse un po' di quanto il vino, strumento di socializzazione e dico– municazione ampiamente usato dal proletariato in generale in quanto strumento appartenente alla propria cultura. Ora i compagni (e non solo i nazionali-popolari) che si riunisco– no spesso e volentieri a bere una bottiglia, non credano di fare qual– cosa diverso dai giovani proletari o dai compagni che si trovano per fare uno spinello. Il gesto è identico, solo che è il pro– dotto di due culture, a volte fra l'altro affatto antagoniste. Certo, noi so– steniamo che il vino scatena più l'aggressività mentre l'erba favori– sce di più l'introspezione, ma non sta qui il punto, non sta à noi o ad al– tri lottare contro. Certo, con l'alcool c'è il pericolo di diventare alcolizza– ti, mentre nessuno è diventato tossi– comane fumàndo l'erba, però c'è chi fuma malè, facendo dell'erba il cen– tro del mondo, che è un po' come es– sere alcolizzati. Ma la colpa non è delle sostanze ma della debolezza del soggetto e a monte della società. Sarebbe però sciocco amando il vino, rinunciare a bere con gli amici come amando l'erba a fumare tutti insieme. Giusto invece sarebbe lottare di più o megio contro la tossicomania (data dall'uso di droghe pesanti) e l'alcolismo (uso smodato di alcool). Ma soprattutto per condurre una battaglia vincente e cioè di recupe– ro alla lotta di classe dei giovani tos– sicomani è indispensabile guada– gnarsi una credibiltà data da com– portamenti, da lotte, da programmi politici che abbiano al loro interno sempre di più il comunismo intes0 come abolizione dello stato di cose presente e sempre meno il falso co 0 munismo prodotto dalla concezione del mondo di chi crede che essere comunisti vuol dire tempra d'accia– io, virilità, senso della gerarchia. Ma veniamo alla questione centrale, veniamo a c;hi identifica il fumo con « l'ideologia del fumo», che sarebbe come identificare l'alcool con l'aco– lismo. Noi crediamo che questa po– sizione ricorda molto la storia dello struzzo elle nasconoe la testa sotto la sabbia. Per comodità quindi chia– meremo struzzi questi compagni. La posizione dello struzzo poteva es– sere compresa fino a quando la de– tenzione e l'uso di «droghe» veniva punita con misure repressive. Questo per evitare provocazioni contro i militanti e contro l'organiz– zazione stessa. Infatti erano ben nu– merosi i compagni struzzi che si na– scondevano dietro questa inecce– pibile presa di posizione per evitare cosi di affrontare il problema alle ra– dici. Ecco però che con la ·de pena – lizzazione il compagno struzzo è.co – stretto ad uscire allo scoperto e ri – badisce: Ma la droga allontana dalla lotta di classe! Cari compagno per– ché non provate a sostituire alla «droga», l'amore, la musica, il sesso o il divertimento. Dovrebbero quindi chiedersi questi compagni se l'amore o il sesso o la musica allon– tanino dalla lotta di classe. È evi– dente che la risposta può essere anche si, infatti c'è chi vive solo di musica, c'è chi pensa solo al sesso e chi cerca solo il divertimento. Ma c'è qualcuno che vieterebbe ai compagni di scopare, amare o ascoltare musica? Ancora una volta ap are chia_roche la questione è solo di come e quanto fai queste cose. Alla fine cioè tutto dipende dal livello frontale con i bisogni e le aspirazioni d_ivita delle grandi mas– se giovanili. E inutile coprirsi formal– mente ammettendo l'esistenza di certi problemi, fare finta di voler an– dare in realtà più a fondo, dire che bisogna fare tutto si ma senza dro– ga. Cosa vuol dire questo atteggiamen– to? Certo che si può fare tutto an– che senza le sostanze psichedeli- che, ma guarda caso quelli che lan– ciano rossi anatemi contro la «dro– ga», sono quelli più lontani dal vive– re i problemi che dicono di affronta– re. Patetico il tentativo poi di attri– buire la volontà di fuga dalla realtà a chi usa queste sostanze. L'effetto di queste sostanze è che ti impedisco– no di fuggire di rimuovere, di dimen– ticare. E cosi ti trovi a fare i conti con la realtà vera, senza mediazioni. Per questo non sempre i_«viaggi» sono belli. Certo, ci sono le droghe che esasperano l'individualità, che pro– curano benessere artificiale, le dro– ghe della fuga esistono eccome, ma ancora una volta si chiamano: eroi– na, morfina. oppio e in parte la coca e non ultimi glj psicoffarmaci. Allora anche qui appare chiaro che la lotta contro la droga (pesante) che noi da anni portiamo avanti non è solo ba– sata sul criterio della nocività rispet– to al corpo, bensì della nocività ri– spetto alla volontà di lotta, di collet– tivzzazione delle esperienze. Ma i compagni struzzi hanno paura di vedere perché non saprebbero come gestire. Cosi non vedono i gio– vani operai e studenti che lottano al loro fianco nelle fabbriche e nelle scuole con lo spinello in tasca. Per molti compagni è ancora difficile capire come lotta di classe e fumo, quando esiste la coscienza politica, non sono affatto antagonisti. Quel compagno struzzo che in Sici– lia, alcuni anni fa espulse trenta mi– litanti che fumavano addirittura al– lontanò lui dalla dalla lotta di classe questi compagni, mentre certamen– te era convinto di salvaguardare l'integrità dell'ideale. Un secondo e non meno importante motivo c'impedisce di aderire a que– sta festa, un motivo che riguarda ad– dirittura la parola d'ordine centrale della manife tazione e l'atteggia– mento di sufficentza che if comitato promotore ha tenuto nei confronti -dei collettivi e centri di controcultu– ra del sud. Nessuno dei qaotidiani ha mai ricordato la festa del proleta– riato giovanile del su d che lo s corso anno fu promossa da G.A.M.di Cata– nia, dove per quattro giorni di luglio oltre dodicimila giovani tennero un raduno alternativo fra mille proco– vazioni fasciste, nella città più, nera d'Italia. Una festa nazionale al sud doveva avere tra i promotori questi e gli altri com~agni che da quattro cinque anni sono crescfuti sul terre– no d~a lotta per l'autogestione del tempo libero. Ma che questa impo– stazione sia stata riti utata non è ca– suale: all'origine ci sta l'errore di presunzione degli organismi stu– denteschi che dopo essere stati per anni prigionieri della politica, delle priorità cosa che gli ha impedito di confrontarsi sul terreno delle lotte e delle iniziative di controcultura, im– provvisamente si ricordano di esse- re il settore organizzato del proleta– riato giovanile. E in quanto settore d'avanguardia doveva avere la ca– pacità politica di dare delle indica– zioni ai giovani proletari, anctie sul terreno culturale dove nessun cqn– tributo originale il mov.degli studen– ti è riuscito a portare da dopo il '68. Cosi il tentativo di imporsi come for– za agemone sul terreno della politi– ca culturale, senza poter portare al– cun apporto a quel movimento cul– turale giovanile che si è espresso seppur con tanti limiti, cel corso cli questi 5 anni è destinato al fallimen– to prima ncora di arrivare alla verifi– ca. La 5a festa del proletariato gio– vanile svoltasi al Parco Lambro è stato un passo faticoso e difficile, denso di contraddizioni irrisolte e di cose da scoprire, ma che fosse sta– to un pa1:,so avanti, il giudizio è stato unanime. La festa di Napoli anche se addirittura presentata come« Fe– sta nazionale del proletariato giova– nile» da Lotta Continua rischia di essere un balzo indietro in quanto scopiazzamento di u_nParco Lam-

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