RE NUDO - Anno VI - n. 33 - 1975

CHI SIAMO Il nostro collettivo autonomo Fuori! (fronte unitario omosessuale rivoluzionari italiàno) nasce dalla di– struzione/ricostruzione del precedente gruppo FUO– RI di Milano. Di questa esperier.iza recuperiamo una serie di mo– menti che ci sono stati indispensabili per la nostra presa di coscienza di omosessuali comunisti, ma rifiutiamo di essa tutto ciò che da tale consapevo– lezza ci ha tenuto lontani. Precisiamo già fin d'ora, come questa rifondazione investa globalmente la nostra proposta politica (obiettivi, pratica di gruppo, teoria), e la nostra definizione di omosessuali che intendono agire in senso rivoluzionario. Quanto diremo rappresenterà solo e soltanto la vo– ce degli appartenenti al nostro Collettivo, che ha iniziato a muoversi autonomamente, rispetto alla realtà dell'ex-gruppo Fuori di Milano, e a quella del Fuori nazionale, più o meno nella primavera del '74. Siamo intrevenuti per la prima volta all'esterno, in occasione del Convegno su Sex-Poi, tenuto a Milano dal 1° al 4 novembre, e organizzato da Re Nudo. A Sex-Poi abbiamo voluto partecipare soprattutto perchè era la prima volta che si parlava, in modo finalmente organico, di sessualità in un ambito che vedeva presente pure la • sinistra di classe •, o, se si preferisce, il • movimento •. DONNE ED OMOSESSUALI La sessualità, da sempre rimossa dalla sinisti:a e da essa bollata come argomento piccolo-borghèse, in questa fase storica si pone come contraddi– zione fondamentale. Se della questione sessuale si è fatto ormai un momento di confronto/scontro essenziale per tutti coloro che si identificano in un progetto comunista, è merito dei movimenti di liberazione. Movimenti che, per verifica storica, finora sono stati espressi solo dalle donne e dagli omosessuali; e non a caso: donne ed omosessuali sono entrambi oppressi dalla sessualità dominante, basata sul primato della ge– nitalità e del fallo, finalizzata esclusivamente alla produzione/riproduzione della famiglia e quindi cen– surante la libera espressione del piacere. SESSUALITA' DEL SISTEMA, ovvero sessualità che, nella consacrazione dell'uomo - maschio e poten– te - celebra i suoi massimi trionfi. Ovvio che, dalla bella festa, restino esclusi le donne (che il fallo non ce l'hanno e che devono ridurre il loro corpo a macchina di fabbricazione di forza-lavoro, cioè figli) ed anche gli omosessuali che, pur avendo il fallo, si rifiutano di usarlo come strumento di schiavizzazione della donna. Sappiamo per esperienza, che quando si parla di repressione sessuale, troppo spesso si cade nel generico. Così va a finire che sentiamo dire: • an– che i maschi sono repressi •. Grazie tante, rispon– diamo noi. Ma siete anche gratificati dal vostro bel ruolo maschile. E ricordatevi che, come avete mes– so in crisi il vostro padrone in fabbrica, dovete mettere in crisi anche il vostro fallocratismo, cioè quel ruolo che il capitale vi ha imposto per farvi, a vostra volta, padroni nei confronti delle donne e di quelli da voi differenti. Fino a quando non lo farete, noi omosessuali, uniti alle donne, vi romperemo le palle, giacchè siamo noi, che più di voi, dobbiamo rinfacciare la nostra sessualità continuamente discriminata. Per questo siamo andati al convegno su Sex-Poi. proprio per impedire che, ancora una volta, si par– lasse di sessualità sopra le nostre teste e sulla nostra pelle. Ma ci interessava andare oltre la • provocazione gay • ad ogni costo, provocazione che ti porta a ve– dere coloro che non sono omosessuali come te, come soltanto dei nemici. E' per questo che al Con– vegno abbiamo cercato un confronto· con quelle parti del « movimento » che portano avanti, in sen– so rivoluzionario, la lotta contro il capitale e il suo dominio. In particolare, con quelle forze che, da un punto di vista antiautoritario, si pongono come negazione delle forme tradizionali di organizzazione burocra– tica e che sono invece sensibili a tutte le espres: sioni di autonomia di base e di creatività che il pro- RE NUD0/5 OMOSESSUALI RIVOLUZIONA IN MOVIMENTO letariato sempre più tende a riscoprire. .Noi del Collettivo Autonomo, vogliamo ora recupe– rare quel • filo rosso • che dal rifiuto della politica • tradizionale •, ci porta adesso alla sua riscoperta e passa attraverso la fase intermedia di chiusura totale verso l'esterno, fase che, comunque, è stata per noi essenziale e ci ha permesso la riconquista della nostra identità di omosessuali, prima negata. Pensiamo che la descrizione di questo iter possa servire a tutti coloro che, finalmente, si pongono il problema del rapporto tra personale e politico, tra pubblico e privato; tutti coloro che, insomma, non ce la fanno più a fare politica senza tener conto delle proprie sofferenze e dei propri disagi perso– nali, e che tendono al superamento, in una sintesi, di tale schizofrenia. COME ERAVAMO Noi del Collettivo Autonomo arrivammo al Fuori più o meno tutti dalla sinistra extraparlamentare e non. Eravamo cioè i classici compagni, figli delle lotte del '68/'69 che, attraverso il solito percorso obbli– gato, erano poi finiti nei gruppi, uscendone magari per intrupparsi fra i • cani sciolti »! Eravamo in– soddisfatti delle involuzioni burocratiche che nel movimento tendevano ad accentuarsi, della prassi acefala che ti faceva andare a volantinare di qua e di là, e stufi soprattutto perchè, in quanto omo– sessuale, dovevi nasconderti anche agli stessi com– pagni dei quali, se andava bene, ti conquistavi la comprensione e la tolleranza. Stufi quindi del culto tutto maschilista, del militante nerboruto e katanga, stufi del culto dell'organizzazione e del partito, stufi di tanti capi e capetti, forti del loro • fallo intellet– tuale •. Non potremo certo dimenticare questo enorme cu– mulo di frustrazioni: ce ne ricorderemo anzi, e tanto più ora che ci proponiamo di riprendere i contatti con il movimento; nè ci esauriremo in vuoti attac– chi moralistici accusando i compagni di essere • scorretti • nei confronti degli omosessuali: siamo andati oltre, abbiamo tradotto quelle frustrazioni, in capacità teorico-pratica, in forza politica che usere– mo per demistificare tutto quanto di autoritario e fallocratico sarà ancora presente nel movimento e ritarderà, .all'interno del movimento stesso, la lotta per il comunismo. Ma torniamo a quando si parlava del nostro im– patto col Fuori di Milano; il primo contatto lo abbiamo col giornale, e vi leggiamo che è possibile essere rivoluzionari anche se si è omosessuali. An– .:i: si è rivoluzionari proprio in quanto omosessuali. Il discorso è radicalmente innovativo rispetto alla esperienza fatta nei gruppi. Dietro gli slogans e molti articoli del giornale FUORI ci sta il fommini– smo. La presa di coscienza della donna rischiara zone sempre tenute in ombra dalla sinistra: la ses– sualità, la soggettività, il personale. Fa capire che oltre alla contraddizione capitale/lavoro, sempre ri– tenuta fondamentale, c'è anche quella fra uomo e donna, tra ruolo maschile e femminile. Contraddi– zione che è fondamentale quanto l'altra. La presa di coscienza femminile smaschera la finta neutra– lità del rapporto uomo/donna, svelando come al suo interno passino l'oppressione e lo sfruttamento. A questo punto l'omosessuale scopre un nesso rea– le, non casuale, col discorso di liberazione della donna: capisce di essere emarginato perchè non accetta quella divisione dei ruoli e ne mette in crisi la polarità. In una società in cui l'unico ruolo tollerato è quello maschile, chiunque non l'abbia (la donna) o lo metta in crisi (l'omosessuale) vie– ne emarginato. In questa presa di coscienza anti-maschilista stà l'enorme contributo che il Fuori ci ha dato quando ad esso siamo arrivati. In particolare nel gruppo di Milano ci siamo trovati coinvolti in un lavoro specifico: l'autocoscienza. Che significa: trovarsi fra noi omosessuali e parlare della repressione subita, interpretando noi stessi le nostre- ~fferenze, elaborando la teoria partendo direttamente dalla nostra vita. E' attraverso la pratica di autocoscienza che abbia– mo riconquistato la nostra identità omosessuale prima negata. Ma ben presto ci rendiamo conto che l'autocoscien– za lascia scoperti e irrisolti altri problemi. L'AUTOCOSCIENZA All'inizio l'autocoscienza ci viene presentata come una possibilità reale che hai di scoperchiare la ses– sualità, penetrare nell'inconscio, e guardare in fac– cia i tuoi • fantasmi • e le tue ossessioni. Ci si dovrebbe accorgere così di come la repres– sione della società maschile operata contro di noi omosessuali, non venga subita esclusivamente co– me elemento esterno; ma sai anche stata introiet- tata e trasformata in senso i colpa. La conseguenza è che neppure tu stesso accetti liberamente la tua omosessualità. Senso di colpa che diviene, quindi. il • cane da guardia • del sistema all'interno della tua stessa persona. E, in autocoscienza emerge soprattutto che è la figura maschile il nemico da abbattere. Ma tale patrimonio di conoscenza rimane sterile e non riesce a trasformarsi in una prassi che incida efficacemente sulla realtà. O meglio: dai • leaders • (borghesi) del gruppo viene proposta una prassi che rifluisce tutta a livello personale e inter-per– sonale. Va a finire allora che conduci guerre e guerricciole quotidiane, estenuanti, contro· le figure maschili che ti ritrovi a portata di mano nella tua vita, contro il fallocratismo. spicciolo dell'ambiente in cui vivi. Viene cosi persa di vista la dimensione politica, so– ciale, collettiva, più generale della propria contrad– dizione di omosessuale. A questo punto molti di noi pongono all'interno del gruppo l'esigenza di uscire all'esterno, la esigenza cioè di individuare e scoprire in esso secondo quali strutture la figura maschile si presenta ad un livello che trascende quello meramente individuale (ad esempio gli appa– rati repressivi). E' chiaro che con tale istanza, si richieda al gruppo

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