RE NUDO - Anno V - n. 28 - 1974

1B • POP SUPERSTAR$• (Una raccol– ta di Interviste ad alcuni dei • su– perstar • che hanno caratterizzato la scena musicale pop dall'inizio de– gli anni '60 ai giorni nostri). - Ed. Arcana - L. 1.900. Il libro comincia con un'intervisa fatta a Frank Zappa nel 1968 nella quale il noto chitar~ista ci a~pare molto più loquace d1 quanto in ef– fetti non lo sia ne.i modi in cui ci viene presentato dai vari periodici di musica • progressivi •. Un po' meno laconico e enigmatico cioè. Tra le altre cose, Zappa ci racconta come ha iniziato la sua carriera di musicista autodidatta, quali furono i suoi rapporti con Don Vliet (alias Captain Beefheart). Nulla di scanda– loso. Il libro è stato approvato dalla censura ufficiale. Nell'adolescenza ed altre curiosità o meglio • primi– zie. (sempre del 1968) che fanno la gioia di ogni bravo appassionato di musica popo. Nel complesso Zap– pa cl appare un po' meno • pazzo • di come ce lo descrivono i vari • Ciao 2561 • e un po' al di là di tutte le menate che si possono dire sul suo conto. Si capisce anche che Zappa non è lo schizofrenico che tutti più o me– no descrivono ma uno che le idee ben precise in testa ce le ha. Di Mick Jagger si ha un'impressione del suo qualunquismo più sfrenato e nel complesso anche un po' igno– rantello. Non fa altro che dilungarsi in menate tipo: Domanda: che differenza c'è a tuo parere, tra il recitare e l'apparire in scena? Mick Jagger. Non lo so. Sono tutte e due sole delle proiezioni del tuo ego, cosa che non si dovrebbe ave– re, ma del quale non si può fare a meno. -11 dialogo continua più o meno arti– colato sugli stessi toni. Anche l'intervista a John Lennon si svolge circa sei anni fa, per cui tutto quello che dice non ha nulla a che vedere col John Lennon anar– co-rivoluzionario degli ultimi tempi. Un John Lennon periodo • peace & love • Insomma: Simpatici Grace Sllck e Paul Kantner dei Jefferson Airplane. Da quello che dicono si direbbe che anche loro come Zappa hanno le idee chiare su quello che la musica è e deve essere. Molto intelligente appare anche Ja– mes Taylor quando ci racconta delle sue disawenture di eroinomane. Si direbbe che è un caso disperato. No comment su Elton John. Tanto si sa che è di destra. Nel complesso un libro abbastanza ricco di Informazioni sul modo in cui I nostri super divi percepiscono la loro musica ed altre curiosità che faranno la gioia dei soliti rockologi, dilettanti e no. Ah, dlmendicavo: le interviste sono state fatte originariamente dalla bella copia di Ciao 2692 in America Rolling Stone. ' ~Il rd Lee Masters • " Antologia • o SPoOnRlver ... Un libro di poesie che non sono poe– sie ma sono qualcosa di molto più IONE vicino alla prosa. Un libro di 50 an– ni fa che tutti dovremmo conoscere. L'Autore immagina di parlare con i morti di un cimitero di un piccolo paese americano tutti sepolti su un cimitero in collina e che questi reci– tino da soli il proprio epitaffio che è il consuntivo della loro vita e del– la loro morte. Questa raccolta di • poesie » per– mette all'autore di fare un quadro molto preciso di tutte quelle situa– zioni nascoste che il sistema ameri– cano borghese non mette in luce e– sportando i propri prodotti imperia– listici in tutto il globo. E' un libro che fa della controinfor– mazione sputtanando il sistema ed il modo di fare degli Amerikani che è quello dell'uomo forte, socialmen– te, insomma un « qualcuno ». Dopo una presentazione del luo– go dove sono sepolti i morti, l'Autore entra nel merito facen– do parlare ora u.n ladro ora un ricco commerciante ora delle fami– glie che raccontano le situazioni che le portarono allo smembramen– to. Quasi tutti i personaggi di Spoon River sono morti di morte violenta; è questo un particolare che l'Autore vuole mettere in risalto per denun– ciare la violenza esistente in un cli– ma così oppressivo e repressivo di un mondo « civile ». Hod Putt è un ladro che è diventato tale perché ha visto come impunemente altri si ar– ricchivano alle spalle degli Indiani. Si diede al furto e alla rapina per– ché stanco di vivere in miseria, fu condannato e impiccato per aver ra– pinato un arricchito con le truffe ai danni degli Indiani. Una chiara denuncia, quindi, come vediamo anche in tutte le altre poe– sie, di un sistema repressivo e vio– lento che fa capire quanto inutile sia un tipo di vita impostato su va– lori quale la proprietà e l'arrivismo sociale. E' uscito con grande sorpresa personale il numero 24-25 di « Re Nudo ». Urli applausi indignazio– ne perché lo prende anche il buon borghese che ci tiene al gusto dell'informazione o il pro– fessor Ferrarotti da buon patito delle statistiche sociologiche. Il giornale è una specie di bandie– ra del movement ed ormai un do– cumento storico su sei anni di alternativa a Milano e dintorni. Il nostro discorso è meno facile perché è più pretenzioso: non possiamo più accontentarci di festival popo e di incontri. Ben vengano ma siano pure preludio all'azione condotta al recupero dell'uomo integrale, una magica dimensione che, purificate ingiu– stizie sociali nella dimensione del gioco e della spontaneità creativa, riabilitino e diano ra– gione a tanti anni d'esistenza. Caro « combinazioni », perché ti sorprendi quando esce il numero 24/25 di Re Nudo? Dopo il n. 23 era la cosa più normale. Va bene, siamo ormai vecchi e co– perti di polvere e ci leggono i borghesi (anche), Ferrarotti (non credo) e Gianna Preda (di sicuro). Siamo contenti di ave– re figliato, anche se i nostri figli fanno discorsi « meno facili e più pretenziosi ». Però noi, nemmeno in gioventù, ci siamo mai accon– tentati di festivals pop e incon– tri. E il nostro lavoro di controin– formazione? E /'intervento sul carcere (non solo a parole)? E /'intervento sulla questione del femminismo e della famiglia? E sull'esercito? E la nostra produ– zione di audiovisivi? E il lento ma costruttivo lavoro per la creazione di un circuito naziona– le alternativo? Che figli distratti! Ma non sarà che vedete solo fe– stivals e incontri perché in real- RE NUD0/21 tà di tutto il resto non vi frega niente? Speriamo di no. Il fatto è_ che siamo diversi. Per noi le ingiustizie sociali non « si purificano nella dimensione del gioco e della spontaneità creati– va•, ma si combattono giorno per giorno nella lotta di classe con tutti gli strumenti a disposi– zione: energia, intelligenza, amo– re, creatività ecc. Ed è proprio questo « che riabilita e dà ragio– ne a tanti anni di esistenza » e non le dimensioni più o meno magiche di una esistenza molto troppo privata. La nostra rivoluzione culturale, il nostro cercare di essere uomini nuovi nel lavorare per un mondo nuovo, è dentro la lotta di classe, non vagante nel cosmico. Speria– mo di incontrarvi presto, non in un trip galattico, ma più sempil– cemente ... in piazza. Ho la sensa– zione che ce ne saranno molte nei prossimi mesi.

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