RE NUDO - Anno V - n. 26 - 1974

PER UN NUO CULTURALE Ci scusiamo coi compagni e con i lettori per non avere fatto prima il punto sulla situazione del circuito alterna– tivo. Purtroppo la struttura del giornale e la mancanza di spazio fa si che la grande maggioranza delle attività pro– mosse da Re Nudo e dal Centro di Controcultura non siano rappresentate su quello che sempre di più dovreb– be essere il momento unificante dell'attività alternativa. Dal coordinamento dei centri di controcultura, uscito dal Congresso Oltre l'underground », è nato due mesi fa un nuovo strumento determinato dalla stretta unità d'azio– ne fra • Re Nudo » e « Rosso » sul terreno culturale. SI tratta del Bollettino - Centro coordinamento iniziative culturali che ha un suo bollettino d'informa– zione e che spontaneamente sta ag– gregando diversi centri di contro– cultura e circoli proletari che si ri– feriscono a Re Nudo. Su cosa è nata questa recente struttura? E' na– ta dalla volontà comune di creare un momento di produzione cultura– le autonomo, come risulterà chiaro leggendo l'editoriale che segue che è ripreso dal bollettino produttivo e firmato Re Nudo, Rosso, centro di controcultura di Firenze e di Mila– no, centro audiovisivi di Torino, col– lettivo politico dell'Accademia di Belle Arti di Torino, Fausto Bosio, Enzo Robutti, Fabio Tosi, Nini Ca– rucci, Circolo operaio extrapop. di Savigliano, una tazza di the di Cu– neo, Giorgio Gaber, Sergio Endrigo. Massimo Villa e gli Area. La propo– sta, che è nata dai primi incontri che si svolgono ogni mese a Milano con compagni e centri di varie cit– tà, riguarda un grosso spettacolo sul tema dell'estraneità. Dal lavo– ro, dalla fabbrica. dalla scuola, dal– la famiglia, dal tempo libero gestito dal padroni, l'estraneità da questa vita condizionata è gestita dalla borghesia. Gli stralci del testo tea– trale che riportiamo di seguito al– l'editoriale sono un primo elemento concreto della costruzione dello spettacolo. Il testo curato da Enzo Robutti è tratto da un documento femminista di Annette Helback pub– blicato su Re Nudo n. 20 e su Re Nu– do n. 21. • .• .Il. movimento rivoluzionario ha espresso in questi anni, nei suoi a– spetti autonomi, situazioni molto di– verse le une dalle altre e con diver– si livelli di coscienza, metodi e con– tenuti di lotta. Di giorno In giorno cresce per tutti la necessità di un confronto per conoscersi e capirsi meglio. Questa esigenza particolar– mente vitale per I produttori di cul– tura, I quali riportano nel loro lavo– ro Intuizioni e interpretazioni di fat– ti e di situazioni reali, che vivono anche In prima persona; potranno sempre di più servire anche al pro– cesso di trasformazione di se stessi oltre che del pubblico cui cl si rivol– ge. Per questo noi slamo espressio– ne non solo di • Intellettuali • o • ar– tisti • In quanto produttori di • cui– -tura propriamente detta ma anche di tutte quelle situazioni di movi– mento che, partendo autonomamen– te dalla loro pratica, hanno una lo– ro storia di lotta e un patrimonio di consapevolezza che non possono, ma devono mettere a disposizione degli altri militanti, delle altre si– tuazioni autonome e in questo caso dei produttori di cultura, per colla– borare ad una lavoro creativo in co– mune, anche sul Culturale. Ci rife– riamo quindi non solo alle organiz– zazioni controculturali e ai singoli pr?duttori, ma che ai collettivi ope– rai e studenteschi, ai gruppi fem– ministi, ai compagni omosessuali ai _movimenti nati dalla classe ope'. raia non occupata o dal proletariato non necessariamente legato alle fabbriche e cioè alle lotte dei ba– raccati, alle agitazioni nei quartieri urbani, al movimento delle carceri, ecc. Ocorre capire la funzione del lavoro dei singolo compagno intellettuale come del gruppo di produzione o dei collettivo, nella misura in cui tutti ci poniamo all'interno di questo generale processo: comprendere e vivere l'estraneità, esprimerla e combatterla contemporaneamente. Non ci poniamo quindi come i • par– titini •, che mettono se stessi, in quanto organizzazione, ai primo po– sto; vogliamo-far sì che le esperien– ze culturali si sviluppino .e si con– frontino fra di loro e con il movi– mento in generale e con le avan– guardie autonome in particolare (a– vanguardie che questa esigenza di autonomia praticano e trasformano in organizzazione politica a partire dal luogo di lavoro). Per evitare ogni equivoco è chiarire che intendiamo porta a– vanti un lavoro politico culturale au– tonomo da gruppi o partiti non per– ché si voglia riproporre il vecchio discorso dell'autonomia dell'intellet– tuale dalla politica. Al contrario, proprio perché si vuole che l'intel– lettuale faccia politica veramente in un modo totale e quindi a partir~ dal proprio terreno e cultura che sia veramente tale, cioè non vincolata ad esigenze • fasi • e scadenze po– litiche contingenti, legate alla tat– tica o agli obiettivi propagandistici di questo o quel gruppo, proprio pe1· questo si rivendica l'autonomia. Autonomia, dunque, in quanto si vuole essere parte del movimento. E Il movimento è molto più ricco e · RE NUD0/3 ~ l CC indipendente e autonomo ,spJtfo· a!le sue espressioni di grup-,S. Non s, vuole affatto chi~· I~ p_orta al confronto con i gru~.,,•~·· • politici • complessivi •, e c organismi culturali che da ess • ~ • pendono, ma si vuole an~re a que- • sto confronto in una posizione di ~ aderenza ai movimento. Riteniamo ;_: allora che sia utile costruire su que- stre premesse un CENTRO DI CO– ORDINAMENTO DI INIZIATIVE CUL– TURALI. a) Che permetta un continuo con– fronto dell'esperienza che i singoli o gruppi liberamente e autonoma– mente svolgono; b) che promuova ove è possibile la costituzione di centri o circoli con c~rattere permanente da offri re spa– zio a un confronto con un movimen– to e fra produttori culturali, ma sen– za carattere di • esclusiva •. Inten– diamo dire con la massima chiarez– za possibile che se è nostro inte– resse comune e reale la ricerca del– la costruzione e comunque il poten– ziamento dei pochi centri alternati– vi esistenti, questo non esaurisce il nostro intervento, né ci fa guardare con sospetto o con paternalistica tolleranza chi invece ha la possibili– tà di utilizzare le strutture (senza farsi strumentalizzare) dalla distri– buzione e dalla produzione cultura– le borghese (dalla Rai tv al cinema ai giornali, al teatro); ' c) che promuova iniziative di mas– sa su dei temi specifici e che pos– sano concretizzarsi in spettacoli da prepararsi insieme e da rappresen– tare oltre allo spazio che ciascuno intende riservarsi per la sperimen– tazione del proprio lavoro individua– le o di gruppo; d) che si diano dunque strutture funzionali al lavoro da svolgere creando: 1 l Gruppi di lavoro basati sui mezzi che vengono utilizzati, per meglio capirne la capacità espressiva, per arricchire le reciproche esperienze tecniche, es. teatro-musica, audio– visivi, cinema, grafica e disegno; 2) Gruppi di lavoro per la prepara– zione degli spettacoli e delle inizia– tive culturali di massa (scelta delle tematiche e delle possibilità di usa– re tutti i mezzi espressivi disponi– bili); e) porre al servizio del movimento (collettivi operai, studenteschi, gruppi femministi, gruppi under– ground, circoli di quartiere ecc.) le proprie capacità tecniche per faci– litare la posizione autonoma di pro– dotti culturali da parte del movimen– to stesso. SOTTOSCRIVONO: RE NUDO - ROS– SO - CENTRO DI CONTROCULTURA DI FIRENZE- CENTRO DI CONTRO– CULTURA DI MILANO - CENTRO AUDIOVISIVI DI TORINO - COLLET– TIVO POLITICO DELL'ACCADEMIA DI BELLEARTI DI TORINO - FAUSTO BOSIO, FABIO TOSI, NINNI CARUC– CI, DELLA COMUNE DI BRESCIA - ESTRA POP DI SAVIGLIANO - UNA TAZZA DI THE DI CUNEO - SERGIO ENDRIGO - GIORGIO GABER - MAS– SIMO VILLA. PRIMA CONQUISTA SINDACALE PER IL PROLETARIATO· GIOVANILE!

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