RE NUDO - Anno V - n. 26 - 1974

Il Battlato, come tutti quelli che yàlgono qualche cosa e hanno cJ\111lche cosa da dire suscita lfmlche: buffone di qua buffone 'ii. C'è chi va a cercare nelle Ioni di critici di musica mporanea il rinforzo al rio sostanziale rifiuto 'assioma da cui la musica di lato parte: LA MUSICA E' TUTTI, NO ALLE CIALIZZAZIONI. Suonare non è ff.1. prlvlleglo riservato a chi ha tlft\lto passare una decina d'anni .-marcire in un conservatorio, dlà, al contrario deve far parte dalla gioia di tutti. Una gioia che si pub Inventare con poco; gli hl!)ples di strada o di piazza con ~burelll, flautini e chitarrine scordate sono anni che si battono nella pratica per questa teoria. li loro rumore difficilmente piace o affascina: è elementare, scoordinato e spesso· brutto. Quello che stupisce è che a quel rumore di buone volontà e di anime semplici unite si preferisca ancorae nonostante tutto, quello della piazza, ancora più disarticolato, che ·nega il suono della gente, quello dei passi e delle persone che respirano. Prima c'era il silenzio; poi venne Il rumore. Ma Il silenzio è una condizione mentale, non esiste di per sè e non esiste in assoluto; il silenzio abbassa solo il limite dell'udibile. Più c'è silenzio, più intimi sono i rumori che si sentono, volendo fino al sangue che scorre nelle vene. Riconoscere rumore o silenzio per quello che sono non è facile; quando sbarchiamo dalle nostre automobili in un posto di montagna silenzioso, di notte stellata, il sospiro • che pace • si mescola subito all'Incapacità di tacere e di accettare Il fatto che il silenzio parla molto di più e molto più seriamente del rumore; per cui la parola e i passi cancellano una singola possibilità di capire. La prima domenica che non c'erano auto in giro il silenzio, cioè il rumore ttmitato colpiva; colpiva il fatto di poter senti re iI rumore di una singola auto o di un singolo autobus o di quattro ragazzini Impegnati dietro a un pallone. Dopo qualche settimana si scopre che cl vuol altro e che l'unica differenza è che alla domenica c'è meno rumore, ma il silenzio è una chimera molto lontana. Produciamo suoni in ogni nostro momento, sempre e invariabilmente, anche se non vogliamo, è un fatto Incontrollabile, come respirare. Ma non siamo coscienti n&dei suoni che produciamo nè di quelli che sentiamo; fanno tutti parte della sfera dall'assurdo e del non comunicante• comunicativo che ::i circonda e e& awolge. & musica così, come definizione minima ed elementare è un agglomerato di suoni articolati e organizzati ad un fine: rendere con o senzal'euslllo delle parole unasltuèzlone, un momento, un pensiero, un sentimento e IJl'lmersl in grado di trasferirlo .,~Itri, con tutto il bagaglio di azza e ambiguità che ogni cazlone porta con se stessa nella sua dimensione inevitabilmente soggettiva e parziale. Dovrebbe andare contro il rumore, cioè raccoglierlo e pilotarlo. Da suoni che si accavallano il musicista sceglie suoni che lui ritiene idonei a riflettere una condizione che, fra le altre cose aveva un suo ambiente sonoro. Quindi da suono-rumore a suono– musica. L'operazione si ferma spesso nel nulla perchè alla base c'è la mancanza di uno spazio per il suono organizzato, soverchiato dal rumore delle cose e della gente, dal rumore inconscio e non capito. Battiate si mette esattamente qui in mezzo al rapporto fra rumore naturale e rumore codificato in musica, vuole risalire all'origine e mettere insie·me un suono ipnotico e liberatorio, il ritmo della mente in cui chi sente possa riconoscere un punto fermo da considerare. I mezzi musicali utilizzati hanno fatto richiamare sulla scena pop i nomi di John Cage Terry Ryley e altri famosi ricercatori del suono. Quello che fa il nostro modesto siciliano trasferito a Milano ha la forza di una lettura e di un ascolto molto semplice, immediato; si rifà a melodie che ognuno conosce e ognuno ha già sentito, e le usa per • tessere una trama lucida e stravolgente •. Chi si mette a sentire con le orecchie aperte e la mente libera non può non essere portato a pensare e a sentire tutto quello che ha sentito fino a quel momento con orecchie diverse e a considerare la possibilità di non aver mai capito un a cidente di tutto quello che gli è successo intorno per un sacco di tempo. Se non gli succede, riprovi, perchè la colpa non è di Battiate, ma sua. AREA CAUTION RADIATION. AREA Scatola bianca a righe verdi; ADVI– SION STUDIOS 23 gosfield street LONDON. Client: Francesco. Artist: Area. Productlon Totani. Engineer: Gary date 2-3-74. Ascolto in anteprima per Re Nudò del secondo 33 giri degli Area. Co– pia nastro, ascolto perfetto, lavoro tecnico, fatto a Milano per l'incisio– ne (Studi Fono-Roma-Milano), e a Londra per i mix. 5 titoli, tre su una facciata, due sul'altra. Cometa rossa è il primo brano, l'unico In cui esi– sta una tessitura melodica ricono– scibile e ricordabile. Il resto tutto fatto sul piano del suono, dell'im– pressione, o con atteggiamento free. Uso molto largo di sintetiz– zatori, non per Imitare I corni o I tromboni ma per creare suono di caratteristica elettrica, a onda do– minata e plasmata secondo le esi– genze espressive. L'album segna un Incontro più pro- fondo con le ambientazioni sonore della musica contemporanea u clas– sica ». Gli accenni ad una dimen– sione concreta, già presenti nel pri– mo lavoro del gruppo italiano più tenacemente avviato sui sentieri dell'avanguardia (vera) si sono raf– forzati in modo estremamente chia– ro e deciso. Metti su il nastro e ti trovi in un mondo molto duro, sen– tito sulla paura e sull'aggressione, con pochissimi attimi di respiro. Niente di rilassante, ma il continuo disegno dell'angoscia e della para– noia. Angoscia e paranoia che esi• stono; tutti i giorni e più o meno per tutti. Documento sonoro della realtà di tutti i giorni, dei pensieri e dei rumori. Il sintetizzatore segue il ritmo stan– co e assillante di una macchina,.co– me uno stantuffo a vapore. Il la– voro; cioè « l'estetica del lavoro è lo spettacolo della merce umana. Il lavoro è in quanto tale merda; riduce l'uomo a oggetto della pro– duzione e del consumo. Intorno ci sono milioni di piccoli elementi, sti– moli, volontà che lo spingono a con– tinuare a essere assente sottomes– so, castrato, eliminato, ucciso in ogni sua possibile dimensione al di fuori di quella di produttore schiavo e consumatore rincoglionito. Il lavoro deve cessare in quanto ta– le; trovare una dimensione diversa; dimensione che non può che pas– sare dal ribaltamento dei rapporti di produzione, cioè dalla collettivizza– zione attiva dei mezzi e delle mate– rie. In una parola con il socialismo (vero). Gli Area esistono per creare e ve– rificare contraddizioni e scontri. Cioè: ti senti un lavoro musicale in cui puoi riconoscere la tua in– cazzatura, insoddisfazione, paranoia. Oppure ti incazzi perché la menano troppo sul piano politico. La nostra buona e cara stampa specializzata (2001 in testa) ha decretato da tem– po ostracismo al gruppo. Chi lotta perchè la gente non si renda conto che la musica DEVE dire qualche cosa di attaccato alla vita e alla realtà non può accettare nè campi di concentramento nazisti che si mantengono (cambiati alcuni parti– colari di contorno e tolte le reti e i cani evidenti) nè comete rosse nè lobotomie. Tutto questo non esiste; sono invenzioni degli estremisti, e come tali vanno smentite, cancella– te, ignorate e combattute. Di fatto tutto quello che gli Area raccontano fa parte della realtà quo– tidiana di un sacco di gente, cioè più o meno di tutti; certi elementi 11ao NEI.LE LIMEIUt NUIJ! EDICOLE -==-.. - ---- -- _::=::::::::?'-·I DO p RE NUD0/19 sono molto filtranti Intellettualmen– te, tolti dalla realtà per diventare in qualche modo teoria rivoluziona– ria per l'istante (o li mese); teoria in evoluzione, insieme ·all'evoluzio– ne della pratica. Dietro alle nuove invenzioni repressiYe; comè la LO– BOTOMIA. Cioè, tu sei un po' ri– belle, un po' anarchico e magari an• che un po' sballato? Niente paura; la tua non è nient'altro che una ma– lattia sociale, curabile. Con un in– tervento al cervello ti possiamo to– gliere alcune terminazioni nervose che ti ·fanno dimenticare tutte le tue storie di ribellione e ti fanno ritornare sano nella struttura socia– le. La cosa è successa a una com– pagna anarchica tedesca; l'ha de– ciso il tribunale e il bisturi ha ope– rato. Il futuro della repressione ses– suale sarà forse assai semplice. Quelli che si vede che gli tira un po' troppo e si divertono a scopare fino al punto da dimenticare quali sono i veri valori della società (la– voro e consumo) avranno le palle tagliate. Magari le palle le taglie– ranno a tutti, meno a quelli che ver– ranno selezionati per la riprodu– zione. Fantas.cientifico? NON TROPPO. Non si sa mai. Il lavoro degli Area è in questa di– mensione; le palle tagliate non c'entrano, c'entra invece la loboto– mia. La dimensione della durezza e del rigore della chiarezza su come stanno effettivamente molte prati– che sociali. Rigore politico e rigo– re musicale. Pochi o niente agganci e motivi ed una esposizione al li– mite fredda, sempre molto lucida e cosciente. Musica stimolante e ricca di ac– centi che molti troveranno nuovi e efficaci. Per chi e per che cosa? Per chi non si è reso conto che vi– viamo circondati da una merda mul– tiforme e dinamica; per chi deve trovare la strada per riconoscere nella sua vita quotidiana tutte le caratteristiche di una vita da schia– vo addolcita da qualche triste ele– mento spettacolare. Per trovare de– cisione a intervenire e non crogio– larsi nella merda, felici di sentire che realmente tutto va storto. Il disco è un oggetto d'uso; un mezzo di comunicazione che dà un mes– saggio, un segnale da Interpretare per passare alla pratica per fare quello che si può fare perchè dopo sei mesi qualcuno non sia lì a fare su un altro disco lo stesso discorso. Leggiamo il giornale artistico dei tempi scritto dagli Area e poi, quan– do l'abbiamo letto buttiamolo, per cambiare la storia. e ,.. u==- i. ' ,. ---..,.---,_,;;,,;.,_ e. M

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