RE NUDO - Anno IV - n. 21 - 1973

RE NUD0/18 (tratto da un documento di Enzo Robutti) L'influenza della madre si mostrerà, fra tutti i familiari, in ultima istanza, la più incisiva, per varie ragioni. Prima di tutto è la persona che vede più spesso: anche da grande la ragazza vive gran parte della sua vita in casa ed in casa c'è sempre la madre. Abbiamo già detto che si prepara la donna per la vita di sposa fin dalla nascita. Adesso i preparativi non consistono più nei giochi o giocattoli ma consistono in una preparazione psicologica e verbale ben precisa, ed in più la si istruisce per tutte le manutenzioni pratiche della casa e del proprio corpo. Sente spesso dire dalla madre: « Ho fatto una vita di sacrifici per voi e adesso mi ripagate in questo modo. » Oppure: • Siete le uniche gioie della mia vita, non deludetemi. • (Infatti alle donne viene insegnato che le uniche gioie possono averle at– traverso gli altri: il marito e i figli, mai dalla propria vita direttamente). QUESTE RACCOMANDAZIONI METTONO IN MOTO IL SENSO DI COLPA E LA PESTE EMOZIONALE. E' difficile reagire razionalmente contro frasi simili. La madre infatti sì ha vissuto una vita di sacrifici in un matrimonio spesso infelice e in ogni caso repressivo. Anche se si vedono un sacco di . coppie infelici, i vari rotocalchi, fotoromanzi, reclame, televisione, cinema, e la chiesa cattolica, riescono ancora a far credere che il matrimonio è un'istituzione felice. Anche la figlia si lascia influenzare da queste cose. Vede sugli schermi solo donne belle e le reclame per i detersivi le fanno vedere la rnrrglie ideale e moderna, quella che usa il detersivo ultrabiode– gradabile, quella che ha la casa perfetta e quella che tutta truccata ed ele-. gante con i bambini pulitini che giocano silenziosamente grazie al plasmon, spalanca la porta al marito che torna stanco dal lavoro facendolo entrare nel suo paradiso terrestre. Benché il mondo televisivo non corrisponde per nulla alla realtà che le sta intorno, è predisposta ad accettarlo. Non vede alternative credibili, e non avendo una vita sua non è capace di crearla lei stessa e anche se la avesse non potrebbe estraniarla in un contesto so– ciale che non le dà nessuno spazio per esprimere le sue esigenze. Se le sue esigenze venissero fuori sarebbero represse al più presto possibile perché LA LIBERAZIONE DELLA DONNA SIGNIFICA UNA RIVOLUZIONE DI TUTTO CIO' SU CUI LO STATO BORGHESE, SI BASA. GIOE' LA FAMI– GLIA E LA DONNA COME LAVORATRICE GRATUITA. NON C'E' LIBERA– ZIONE DELLA DONNA SENZA RIVOLUZIONE, NON C'E' RIVOLUZIONE SENZA LIBERAZIONE DELLA DONNA. La ragazza quindi accetta il mondo bugiardo delle riviste femminili e delle reclame e cerca di assomigliare agli ideali femminili che queste presen– tano. All'inizio si trucca di nascosto ma quando arriva all'età del matrimo– nio è la stessa madre a incoraggiarla. Per i genitori è essenziale che si sposi, una figlia oltre i 25 anni ancora da sposare è una disgrazia per ogni famiglia per bene. Perciò bisogna avvolgerla nell'involucro più seducente per presentarla sul mercato. Dovendo continuamente reprimere tutta la vita gioiosa e creativa di cui ogni ragazza è naturalmente in possesso, di– venta pian piano un po' opaca, come smorta. Qualcuna riesce a nasconderlo sotto uno strato di affettazione ma internamente si svuota tristemente e diventa la donna permissiva che la società esige. Si rifugia nei sogni ad occhi aperti dove può immaginarsi quello che non può avere. Sogna gli abbracci forti e protettivi di un futuro marito che assomiglia all'-idolo dei fotoromanzi. I suoi naturali desideri sessuali si esprimono in questa sola direzione. Spesso le ragazze sono talmente schiacciate e inibite che non ammettono neppure a-sé stesse di avere delle esigenze sessuali. Poi arri– va il giorno del matrimonio. Se si sposa in chiesa viene ricoperta con un vestito bianco quasi sempre troppo costoso per le disponibilità finanzia– rie della famiglia. Il bianco sottolinea la sua giovinezza e ostenta la sua salvaguardata verginità. Si sente per la prima e. l'ultima volta il centro di un avvenimento che riguarda tutta la sua vita futura. Ma è un'importanza apparente. In chiesa viene sottoposta ad un rito arcaico, un rito che dimo– stra chiaramente che lascia il mondo del padre per entrare in quello del marito. Davanti all'altare è circondata di soli uomini: il marito, il prete, i quattro testimoni maschi. Il prete annuncia che il marito' è il capo della famiglia e perciò lei gli deve rispetto. In ogni frase del rito in cui si pro– nunciano i nomi degli sposi viene sempre pronunciato il nome di lui per prim·o e per l'ultima volta il nome di lei. La grande festività sposalizia con– trasta nettamente con la vita ·che l'attende. Molte spose novelle !,anno aspettato con gioia questo momento per sfuggire al dominio del padre e quindi essere libere. Si accorgono presto, con delusione, che hanno solo cambiato padrone. Anche il marito controlla ogni suo passo ed è un control– lo più rigido perché lui ha ancora più diritto del padre di farlo. Non è solo la legge che gli dà questo diritto ma il suo amore possessivo lo giustifica come un diritto naturale e quasi sacro. A questo punto la donna è il prodotto finito dell'educazione repressiva che ha subito, è pronta per mandare avanti un'altra famiglia monogamica, svol– gendo il ruolo, fondamentale allo sfruttamento capitai/sta, di accudire al sostentamento della forza lavoro di suo marito e di provvedere al suo ri– cambio, della fotza lavoro, mettendo al mondo I figi/, come le hanno Im– presso in testa con ogni mezzo ed In ogni occasione, per tutta la vita. Riprendere il discorso sulle mino– ranze oppresse, non significa tanto continuare a tappare i buchi della sinistra di classe, non significa riempire spazio di attualità, e nep– pure per pietismo o per • culto del– /' emarginato•. Intanto siamo ferma– mente convinti che l'emarginazione in realtà non esiste. Tutti, occupa– ti e non occupati, donne e carcera– ti sono funzionali al sistema e il si– stema non potrebbe essere senza di loro. Non si può quindi parlare di • bubboni o escrescenze della so– cietà borghese • ma di veri e pro– pri sostegni della società capitali– sta. Lo sfruttamento: sociale, culturale, economico, è UNO. Quindi anche la lotta contro lo sfruttamento economico, culturale e sociale deve svolgersi su tutti i fronti. Purtroppo molti compagni sono sor- di a questi discorsi, per questo In– sistiamo. Anche noi crediamo chtl sia la classe operaia protagonlst• del processo produttivo a dover gul– da;e il popolo alla rivoluzione, ms questa convinzione c'impone di d• re il nostro massimo contributo per– ché la classe si emancipi in tutti I sensi ,non solo in quello economi– co). La classe operaia purtroppo è la parte più esposta all'influenza dell'ideologia borghese, più ancore dei figli della borghesia che hannQ più difese culturali rispetto gll ope. rai. Questa classe operaia dovrà sr rivare a rivoluzionare i rapporti ltr famiglia, a non deridere i compagn di lavoro omosessuali, a. non cons derare i carcerati come dei nemlc a non considerare la donna come utJ essere inferiore. Perché vogliamf che sia questa classe operaia a gu darci verso la rivoluzione, pere solo questa classe operaia pot emancipare l'umanità.

RkJQdWJsaXNoZXIy