RE NUDO - Anno IV - n. 21 - 1973

La lettera che pubblichiamo è stata Inviata a • Stampa Alternativa » da un carabiniere che ha partecipato il 31 luglio alla repressione di una ma– nifestazione dei detenuti nel carce– re di Novara. L'originale della lette– ra firmata è depositata da un notaio. Ieri 31-7-73 c'è stata la rivolta alle carceri di Novara e fra i « tutori del– l'ordine pubblico » c'ero anch'io. Non so se questo che vi scriverò po– trà servire a qualcosa, comunque vi autorizzo a pubblicarlo, a diffon– derlo, ad urlarlo, a farci tutto quello che vi sembrerà opportuno. Durante il tempo del tragitto il soli– to comportamento, le solite frasi che si sentono ogni volta che si e– sce in ordine pubblico, sia che si vada allo sciopero delle commesse della Standa, o a qualche dimostra– zione della sinistra, o alle carceri. Le facce di tutti sono entusiaste co– me se si andasse ad una festa, tut– ti aspettano quasi con euforia il • compito eroico » che ci è affidato. Ho sentito uno dire ridendo: « Oggi perdiamo perché non siamo più al– leati! •· Un carabiniere. prossimo congedante, fregandosi le mani: • Quest'ultima volta ci voleva pri– ma del congedo! ». Ed un altro: • Speriamo che si faccia a botte, al– meno non è un viaggio sprecato! ». E tutti: • Oggi si fa a botte, oggi si fa a botte! » ridendo contenti. E intanto i camion e le campagnole corrono il più possibile, fregandose– ne completamente degli altri che circolano per la strada (di incidenti durante l'anno ce ne sono stati di– versi), facendo più casino possibi– le con le sirene ed i clacson, non tanto per farsi far strada quanto per farsi sentire dalla gente, per sentirsi I padroni. E l'entusiasmo di tutti è alle stelle quando la gente al lati della strada si ferma a guar– dare o quando qualcuno che stava attraversando corre impaurito sul marciapiede. Ml ricordano le squa– dracce fasciste quando compivano la loro bravate per le città, come si veda molte volte al cinema. Arrivati davanti alle carceri, cl han– no fatto scendere e ci hanno inqua– drati. Una sessantina del I Batta• ~Ione di Moncalierl, due macchine aatla polizia, alcune macchine e pulmini pieni di carabinieri della Le– ... a tre cani poliziotto. All'inizio lianno chiesto un gruppo di 30 uomi- 111 per entrare più una decina addet• • al lancio del lacrimogeni (poi In– .... avrebbero fatto entrare tutti) . volavano far parte del gruppo ........,. entrato, facevano a ga– poter prandara Il posto. I lo- ro occhi brillavano per l'eccitazione. Ho sentito un carabiniere effettivo dire: « Chi mi da un cÒltello, che porto fuori un orecchio? ». Ed un al– tro: « Se fosse per me li sterminerei tutti! » ed altre' frasi del genere che adesso non ricordo. Poi siamo entrati, tutti bardati con un casco protettivo, occhiali antila– crimogeni, fazzoletto sulla bocca, cose che non sono assolutamente servite a niente se non per esaltar– si ancora di più. Proprio come i bam– bini quando giocano a guerra che, mettendosi in testa un cappello da cow-boy o delle penne, si sentono degli eroi. Dentro c'erano in tutto una quindicina di ragazzi che non facevano assolutamente niente, se ne stavano sopra un tetto, seduti ad aspettare i carnefici. Non c'era alcun pericolo che potessero scap– pare, non avevano procurato e non avevano intenzione di procurare dan– ni agli edifici o al materiale del car– cere, non avevano intenzione di far male a nessuno. Erano ragazzi an– cora in attesa di giudizio, che forse stavano aspettando in carcere il pro– cesso da chissà quanto tempo. Ra– gazzi con blue jeans, capelli lunghi, scarpe da tennis, uno completamen– te rapato. Quando siamo entrati den– tro il perimetro del carcere si sono limitati a gridare: Riforma, riforma, riforma •.• Dopo essere stati ad aspettare per circa un quarto d'ora è iniziato il ti– ro dei lacrimogeni, dapprima lancia– ti con una certa parabola, come dovrebbero essere lanciati i lacrimo– geni. Ma andavano quasi tutti fuori tiro perchè i carabinieri oltre tutto sono anche assolutamente incapaci. Allora, visto che non ottenevano nulla, hanno cominciato a tirarli mi– rando addosso, cercando di colpire quei poveri ragazzi che intanto ave– vano incominciato ad urlare tutta la loro rabbia e la loro disperazione. Ed è a questo punto che è esplosa tutta la bestiale castrazione delle forze dell'ordine pubblico, la loro castrazione di esseri umani. Da quattro, cinque punti differenti i Fai sputavano lacrimogeni in continua– zione, gli occhi dei carabinieri lucci– cavano per la gioia, per l'entusia– smo, per l'esaltazione erano occhi i– niettati di sangue. Si divertivano co– me se stessero lanciando fuochi d'artificio in occasione della festa del patrono del paese. Si sentiva dire: • Miragli bene In fronte! » op– pure: • Se avessi un mitra Il sten– derei tutti! •· Quando qualcuno rlu• selva a fare un tiro abbastanza pre– ciso cosi che quei poveri ragazzi erano costretti ad abbassarsi o a gettarsi di lato per evitare di es– sere colpiti, allora erano complimen– ti, grida d'entusiasmo. C'era un bri– gadiere che emergeva per il suo « ardore combattivo » tanto che alla fine neppure il tenente riusciva a farlo smettere di tirare, lui conti– nuava, continuava esaltato, il tenen– te gli ha dovuto urlare di smettere più volte. Ed è stato lui che ad un certo momento ne ha colpito uno ed allora tutti a complimentarsi e lui a vantarsi per il suo bel tiro. C'erano due carabinieri poi, che si distin– guevano tra gli altri per il loro zelo. Il primo, prossimo congedante, di Venezia, sempre con gli occhiali con le lenti scure, si atteggia a soldato di ventura, quando passiamo per le vie di qualche città lui dal camion saluta la gen,e con le dita a V come se fossimo i liberatori. E l'altro gros– so paio di baffoni, quello che vor– rebbe sterminare tutti, grandissimo bastardo. Ma l'entusiasmo era gene– rale. Tutti si sentivano degli eroi vittoriosi. Non ho mai provato tanto schifo per degli esseri umani, eppure io amo la gente. Non so come ho fatto a non scoppiare a piangere, ne ave– vo un gran bisogno, ma l'orgoglio e l'imbarazzo e la paura me lo hanno impedito. Non ne potevo più, avrei voluto essere sul tetto con quei ra– gazzi e non in mezzo a quei carne– fìci esaltati. Avrei voluto mettermi a gridare, a salutarli, a gridare che ero con loro, alzare le braccia, salu– tarJi con le dita a V. Ne sono stato tentato, ma la mia vigliaccheria mi ha impedito di farlo. Un tiro al bersaglio non sarebbe stato così divertente per loro, per– ché i bersagli non gridano, non si muovono, non piangono, non sono disperati, non urlano. Ad un certo momento, quello rapa– to ha gridato di smettere di spara– re perché sarebbero scesi. Uno di loro, quello colpito, veniva traspor– tato a braccia. Tutti sono rimasti completamente Insensibili, loro ri– devano, si complimentavano felici per la vittoria. Un signore, abito blu, camicia bian– ca, cravatta, capelli brizzolati, sulla quarantina, (qualcuno diceva il di– rettore del carcere, altri il procura• tore della repubblica, sta di fatto che a lui si rivolgevano i detenuti per trattare), quando gli mostravano Il ferito, non faceva che esclamare: « Ma come godo, ma come godo, ma come godo •.. ». Un poliziotto ad uno che gridava la sua disperazione: « Sta tranquillo che poi dovrai pas– sar da li... • indicando la porta da cui sarebbero dovuti passare per sa- RE NUD0/15 lir sul pulman che li avrebbe tra• sferiti ad un altro carcere. Un altro poliziotto gridava: « Vi dovete fare delle seghe! » accompagnando con il gesto della mano. E tutti dicevano con aria di soddisfazione che poi quando li avessero presi in disparte le guardie carcerarie gliele avreb– bero suonate. Poi ho sentito dire: « Hai visto· che facce, quelli sono innocenti di sicu– ro (in tono ironico), come minimo rapina a mano armata! Durante il ri– torno in caserma tutti a cantare « quel mazzolin di fior·i » « O bella ciao », le varie « Osterie » come se si ritornasse da una gita scolastica in montagna. Tutti esaltati, contenti per la vittoria, che un centinaio tra carabinieri e poliziotti armati, hanno ottenuto su una quindicina di ragaz– zi inermi che facevano da bersaglfo. E un altro carabiniere, anche lui prossimo congedante, di Padova: « Non mi sono mai divertito tanto ... pam... pam... bum... bang... ». E un altro: « Oggi ti sei divertito, eh? Hai sparato! ». Poi ancora canti di vitto– ria finché non siamo rientrati in ca– serma dove si sono subito messi a racéontare le loro gesta ai compagni di camerata. La vita in caserma: « Durante il gior– no non possiamo stare in camerata, ci tengono chiusi in un'aula, a fare un cazzo. Leggiamo fumetti, roba porno. Tutto il giorno, fino a quan– do ci arriva la chiamata per l'ordine pubblico. La sveglia è alfe 6,30, la libera uscita dalle 18 alfe 24; sono 12 ore da passare in aula senza fare niente. Quando usciamo fuori tutti hanno una voglia maledetta di muo-· versi, menare ... •. « Ho provato a criticare i miei com– militoni per il comportamento che hanno tenuto contro quei poveretti, ma ho ricevuto risposte tipo: « Ma quelli sono carcerati, bisognerebbe farli fuori tutti! •. Un altro episodio che ti ha colpito? « E' stato in occasione della rivolta delle Nuove, a giugno. Ho visto spa– rare come un matto Il Cap. Sechl Giampaolo, la persona più sadica che abbia mai conosciuto lì dentro. Non solo verso I rivoltosi, ma anche verso i carabinieri! Un tipo che per dimostrare il suo potere si diverte ad umi/lare gli altri. Appunto duran– te fa repressione delle carceri di To– rino ml ricordo che è entrato nel pe– rimetro tutto sghignazzante, dicen– doci: « Ragazzi, non abbiate paura che In caso li stendo lo... • e cl face– va vedere il FAL con Il caricatore ... • (da una breve intervista al compagno carabiniere)

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