RE NUDO - Anno IV - n. 20 - 1973

RE NUD0/22 LA FABBRICA DELLE BAMBINE Il ruolo imposto alla donna dalla società borghese è indispensabi– le per attuare lo sfruttamento del proletariato. Ecco come questo ruolo si realizza. Parliamo della donna dal momen– to in cui nasce. Appena dopo il primo urlo le si appiccica addos– so un nastrino rosa. Rosa simbo– lo del delicato, del dolce, di fine non del forte. Continua a portare questo colore per qualehe anno, perché è importante che il mon– do veda la differenza, senza il co– lore rosa potrebbe essere scam– biata per un maschio, dal mo– mento che non ci sono segni par– ticolari che mostrino che è una femminuccia. Appena incomincia a giocare le si regala una bam– bola, una casetta della bambola, tutte le attrezzature della cuci– na in miniatura, tipo scopina, fer– ro da stiro, ecc. Perché la sua fantasia possa essere indirizzata sulla giusta strada. L'astronave, l'automobile, il trenino, giocattoli che fanno pensare al grande mondo fuori delle quattro mura della casa sono tutti per suo fra– tello. Perché solo lui da grande potrà fare l'astronauta. Ben pre– sto la bambina si rende conto dell'importanza di ESSERE BEL– LA. La mamma le compra i vesti– ti più belli e le ricciola i capelli, le cambia vestito tre volte al giorno. La fa vedere alle zie e al– le amiche e tutte dicono: « che bella bambolina! ». Non si può sedere per terra perché si spor– cano i vestiti e non può giocare coi ragazzini, perché sono trop– po violenti. La RADICE del NARCISISMO è PIANTATA, e questa sarà così profonda che ben difficilmente la lascerà per il resto della vita. In– comincia a studiare con avidità e nei primi anni di scuola. è bra– va, spesso anche più brava dei ragazzini. Poi si distrae. A casa le danno la sensazione che i suoi studi siano meno importanti di quelli di suo fratello. Tanto lei, un giorno si deve sposare e non c'è mica bisogno di grandi studi per diventare dolce sposa e tene– ra madre. La bambina si rattrista. Vede davanti a sé sua madre che lavora sempre, lava i panni, lava i piatti, lava i -pavimenti, corre agli ordini del padre e del fratel- lo. La bambina sente che questo è il suo destino e lo vuole evita– re a tutti i costi. Non riesce ad identificarsi con la madre, sulla cui vita il padre ha tutti i diritti, e che quindi non ha una vita sua, non ri~sce nemmeno ad identifi– carsi col padre perché ogni volta che si comporta come un ragazzo la sgridano·. Per questa mancata identificazione la bambina si con– fonde, perde tutta la sua sicurez– za e le sembra che tutto quello che fa sia sbagliato. Perde inte– resse per la scuola, deve conti– nuamente reprimere i propri im– pulsi sia sessuali sia di compor– tamento, e usa tanta energia vi– tale per questo processo di re– pressione che diventa in realtà un'altra persona, non più vivace, spontanea e piena di iniziative fanciullesche, ma come smorta e perduta. Poi comincia ad avere problemi col proprio corpo. Le vengono le prime mestruazioni, comincia a domandarsi cosa fa l'uomo quando possiede una don– na. Se pone questa domanda a sua madre, la madre arrossisce e risponde evasivamente, forse le parla del terrore del parto, forse fa intuire il brutale dominio che ha il padre sul corpo della madre. In ogni caso, una risposta chiara non· l'avrà, e rimane con la sen– sazione che il sesso sia prima di tutto un tabù e poi che sia una cosa paurosa tanto che non se ne possa parlare. Il corpo da bambi– na cambia e in breve tempo di– venta il corpo di donna e quindi un corpo di cui si deve vergogna- re ... Chi ha i seni grandi a 13 an– ni, cerca disperatamente di na– sconderli, talmente è riuscita la autorepressione sulla sessualità. Da questo segue automaticamen– te che non può sviluppare una co- • scienza gioiosa per il fatto che stia diventando donna, perché non sa cosa sia e nessun pensie– ro culturale e sovrastrutturale corrisponde ai suoi pensieri o problemi più intimi di questo mo– mento tanto importante. Dalla sua insicurezza cresce un apparente e parziale albero di salvezza. Capisce che l'unica co– sa che può fare per valorizzarsi nella competitività generale è di farsi bella. li narcisismo conti– nua a funzionare, si diverte a sta– re allo specchio per delle ore. A chi riesce di diventare bella viene data uha pseudo-sicurezza; si sente ammirata, i ragazzi co– minciano a notarla e lei non sa ancora di essere solo un oggetto sessuale e con la oggettivazione paga un prezzo altissimo, cioè la mancata importanza che viene data a tutto il suo pensiero. Poi c'è quella che non diventa mai bella. Si sente esclusa ed infeli– ce, e logicamente, perché non ha nulla da offrire sul mercato,· visto che il suo valore umano ha così poco prezzo. Anche il pa– dre vede che sta diventando don– na e nella sua possessività inco– mincia a fare il cane da guardia, ruolo che gli viene santificato dalla società. Ogni volta che la ragazza esce da casa, lui deve sa– pere che fa e con chi va, lei deve comportarsi come una ragazza per bene e tornare a casa all'ora prefissata. Questo controllo re– stringe molto il suo cerchio di possibili incontri con i ragazzi e quindi di vivere esperienze uma– ne e sessuali, che potrebbero darle ricchezza e capacità di giu– dizio. li suo sviluppo naturale viene ancora una volta bloccato. Ne seguono frustrazioni e gros– sissimi sensi di colpa quando i– nevitabilmente fuoriesce dalle regole prescritte. Questi sensidi colpa bloccheranno più tardi la sua vita sessuale che sentirà co– me un peccato e l'atto sessuale diventerà spesso un dovere co– niugale assai pesante.

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