RE NUDO - Anno IV - n. 19 - 1973

RE NUDO/l cial-canzonettistico, pecca di mio– pia politica. Infatti le scelte culturali del PCI degli anni '50-60, di svolta S. Remistica, partivano proprio da una analisi parzialmente corretta e cioè che ai giovani proletari i recuperi archeologico-musicali delle canzoni dialettali regionali, interessavano poco .. In effetti il çonsumo di queste ricerche è in. genere appaltato agli studenti ol– tre ovviamente agli interlocutori naturali che sono anche i produt– tori culturali di queste canzoni. E' ovvio: lo vediamo tra i gio– vani immigrati del sud, lo vedia– mo fra i figli delle mondine emi– liane, lo vediamo nei quartieri metropolitani: la canzone popola– re regionale che è stato il prodot- SVOLTA RADICALE to del popolo stesso nei suoi mo– menti di gioia e fatica, non può appartenere ai loro figli ormai me– tropolitani ed estranei alla civil– tà contadina. IL PROLETARIATO GIOVANILE NON NE VUOLE SAPERE DI RO– SA BALESTRIERI. Rosa Balestrieri non può che avere un pubblico della sua ge– nerazione, perchè le cose che can– ta appartengono alla sua genera– zione. M? questo pubblico poi, almeno quello genuino, sta scom– parendo. La realtà sociale va cam– biando sempre di più: il mondo contadino va scomparendo e con esso le sue tradizioni. Anche que– sta realtà fa sì che queste can– zoni oggi entrino a far parte del– l'antiquariato musicale. Le di.scriminanti per un fronte unito culturale Re Nudo nella scelta politica di svolta radicale, riafferma che lo strato sociale a cui si rivolge è il proletariato giovanile ed è con questo interlocutore che i compa– gn' di Re Nudo intendono portare avanti i nuovi discorsi che la cul– tura giovanile ci pone come ri– sposte giuste alle esigenze che lo stesso giovane proletariato sente o gfà esprime. Lega~e strettamente queste ri– sposte in campo culturale con la realtà politica e sociale che vie-· ne espressa dal proletariato in lotta, deve diventare un aspetto centrale del nostro lavoro. Vuol dire questo trasformare Re Nudo in un gruppo politico complessi– vo? No davvero. Siqnifìca però che Re Nudo non può operare una scissione tra momento culturale e momento politico. Per un lungo periodo mentre accusavamo i gruppi politici « complessivi » di operare una scissione fra politica e vita, non eravamo coscienti che di fatto noi operavamo una scis– sione opposta che, tranne rare eccezioni, vedeva la vita scissa dal– la politiéa. E con questa ottica ci siamo accorti che non siamo i so– li ad operare in questo settore. Esistono diversi organismi auto– nomi o espressioni di gruppi po– litici che intervengono da tempo sul terreno culturale. I circoli ottobre. Questi circoli, organismi culturali di Lotta Con– tinua, sono nati con l'intento di stabilire uno stretto legame fra lotte politiche e utilizzazione co– munista del tempo libero. Già dall'inizio però ( 1971) partivano con l'impronta dopolavoristica del PCI, rinunciando anche al tenta– tivo di portare nuovi contenuti anche e soprattutto tenendo con– to che proprio Lotta Continua è stato il primo gruppo che in I– talia ha compreso l'esistenza e fa fondamentale importanza politica nelle lotte sociali espressa dal proletariato giovanile. Con l'anda– re del tempo i Circoli Ottobre si sono sempre più caratterizzati co– me momenti _di raccolta di fondi per il fìnanziamento del giornale L'ideologismo spesso benda gli occhi anche ai compagni migliori. E così succede che molti compa– gni pensano che i proletari che vivono la musica pop e si batto– no ai concerti contro i ptezzi al– ti, vengono poi derisi in fabbrica o sul luogo di lavoro. A un qua– dro dirigente di un gruppo di si– nistra che aveva partecipato agli scontri al concerto del Led Zep– pelin al Vigorelli di Milano, nel– l'estate del '71, fu fatta una la– vata di capo in quanto « un mi– litante non doveva rischiare di farsi coinvolgere in lotte di quel tipo». Eppure è sempre il giovane pro– letario che lavora e lotta in fab– brica che canta e batte il ritmo del rock. E non sarebbe giusto limitare il fenomeno alla sola I– talia. Un processo inarrestabile e dilagante, conseguente alla matri– ce imperialistico-culturale del fe– nomeno, unifìca e unifìcherà sem– pre di più il proletariato giovani– le europeo. Proletari minorenni di tutta Eu– ropa, ci stiamo unendo! Jimi Hendrix, ci unisce, la cul– tura giovanile ci unisce. Le edizioni in decine di lingue dei classici della rivoluzione si trovano in tutto il mondo. Chi è quel pirla che oggi direb– be « Karl Marx è commercializ- quotidiano. In Lotta Continua cioè è in atto un uso strumenta– le dei Circoli che non si preoccu– pano tanto di intervenire politi– camente in campo· culturale, ma subordinano in modo assoluto questa esigenza a quella principa– le: la sopravvivenza del giornale. A questa concezione e a questa scelta si devono muovere almeno due critiche: 1) Se l'obiettivo fìn dall'inizio era quello del fìnanzia– mento, Lotta Continua aveva il dovere di dichiararlo. E nessuno avrebbe avuto da ridire. Non è invece giusto contrabbandare co– me politica culturale iniziative di fìnanziamento. 2) Il secondo a– spetto è che una giusta politica culturale che va incontro alle rea– li esigenze proletarie, è anche e nello stesso tempo, il modo giu– sto per risolvere i problemi del fìnanziamento perchè dalla rispo– sta corretta alle esigenze reali, na– sce il risultato positivo delle scel– te politiche _in campo culturale. I circoli A. Gramsci: espressio– ne culturale del PCI ( m-1) ex U– nione i circoli Gramsci- sono nati l'anno scorso, anche loro per da– re una risposta sul piano cultu– rale al vuoto lasciato dagli orga– nismi dei partiti riformisti. I cir– coli (,ramsci stanno attuando ciò che si · prefìggevano: fare della vecchia cultura alternativa a quelr zato, perchè i suoi libri sono un ghiotto prodotto dell'industria culturale»? 11 rock non ha tanto bisogno di traduzioni: la sua violenza libe– ratrice è una specie di esperanto musicale! La dimensione europea è impor– tante perchè <:i .permette di su– perare le inevitabili divisioni che la cultura nazionale provoca e ha provocato tra il proletariato dei vari paesi. I giovani che s'incontrano nel– le capitali europee non sanno spiaccicare una parola della lin– gua dell'altro, riescono a comu– nicare perchè esiste una termino-. logia, esistono dei signifìcati che li unifìcano: REVOLUTION, 00- PE, POPMUSIC, SHIT, FREE PEO– 'PLE. Da queste basi semplici che sono già il prodotto di una unità culturale può nascere un rapporto utile per entrambi. IL PROBLEMA ANCHE QUI E' QUELLO DELLA POLITICIZZAZIO– NE DEL FENOMENO. Capire non basta: la nuova si– nistra europea si deve porre .l'o– biettivo di unifìcare in modo PO· litico le istanze del proletariato giovanile, farle proprie e inserir• le nella strategia comunista. CHI NON SI MUOVE IN QUE– STO SENSO, OSTACOLA IL PRO– CESSO RIVOLUZIONARIO. la borghese e riformista. La gros– sa differenza fra noi e loro è A CHI e CHE COSA. A chi si rivol– gono infatti i circoli Gramsci? Non certo al proletariato giova– nile di cui neppure nelle lotte riconoscono il ruolo politico. Si rivolgono ai vecchi quadri comu– nisti, si rivolgono agli studenti che amano gridare slogans ideolo– gici e amano quindi vedere spet• tacoli didascalici e sentire can– zoni-comizio. I compagni dei cir– coli Gramsci volutamente quindi fanno parte della vecchia cultu– ra alternativa. La loro ricerca cul– turale, if richiamarsi ad una cul– tura contadina che tende a scom– parire (qui a Milano abbiamo sen– tito le canzoni di Ciccio Busacca e di un altro compagno su Fan– fani e Almirante) ha il limite che si pongono loro stessi. Non a ca– so, mai si son visti del PClml ai concerti pop. La differenza so– stanziale ad esempio tra i circoli ottobre e i circoli Gramsci, è che Lotta Continua che determina la linea dei circoli ottobre, potrebbe cambiare politica culturale senza dover cambiare ipotesi politiche, anzi potrebbe accrescere e svilup– pare assai meglio la propria linea e forza politica, mentre il PCI ( m-1) partendo da ipotesi sostan– zialmente diverse, non può che svilupparsi verso forme di rige-

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