RE NUDO - Anno II - n. 4 - aprile 1971

Re Nudo/4 LA STRAGE DEI TESTIMONI il Monumento del Milite ignoto, ri– fugio tradizionale ai molti giovani senza lire che ci pernottano nei loro sacchi a pelo. Cosl quando scoppiano a breve distanza di tem– po le due bombe sul monumento del Milite Ignoto, il Lemke, saltato fuori dal suo rifugio, è fra i primi a trovarsi sul posto e fa in tempo a riconoscere accanto ad una fon– tana del monumento i suol tre compari di Palermo i quali, accor– tisi della sua presenza, si affret– tano verso una 124 bianca (la stes– sa del viaggio a Catania) parcheg– giata sulla piazza e se la filano. A questo punto il nostro amico commette il primo grave errore (1): va dalla polizia e precisamente al Comando dei Carabinieri di Piaz– za S. Lorenzo in Lucina dove rac– conta tutta Ja·storia del suo viag– gio in Sicilia e fornisce descrizio– ni particolareggiate dell'uomo di Catania e dei tre giovani; di que– sti conosce anche i nomi: Salva– tore, Nino Machino e Stefano det– to « dente d'oro». Chi esce peggio da questa storia italiana non è il fascismo con la violenza e la vi– gliaccheria di sempre ma la magistratura che con l'appoggio del potere politico ha dato ancora una volta, una copertura le– gale a quella violenza e a quella vigliac– cheria, riversandone le responsabilità sui nostri compagni innocenti. Il colonnello Vitali trattiene Udo per dieci giorni al Comando, di– chiarandolo « teste a disposizio– ne» e comunica il verbale della testimonianza alla Magistratura de– gnamente rappresentata dal dr. Cudillo. Egli chiede alla questura di Palermo un rapporto informati– vo sui tre personaggi e la rispo– sta nell'ineffabile linguaggio poli– (1) In questi casi non ci si rivolge né alla polizia, né alla magistratu– ra ma ci si mette in contatto con un awocato compagno; ce ne sono diversi a Milano e a Roma e il « Re Nudo » li segnala in « Con– trocittà ». Udo Lemke, uno studente di chi– mica tedesco di 23 anni, è li IV teste della strage del 12 dicembre 1969 messo fuori gioco. I primi tre, come riferiamo nel ri– quadro, sono stati assassinati in circostanze misteriose solo perché non sono state indagate; il Lem– ke si trova invece nella clinica neuro-psikiatrica di Perugia per « disturbi del contegno», si fa per dire. Naturalmente si tratta di un teste d'accusa per i fascisti e quin– di a discarico degli anarchici, se no sarebbe a spasso come Ste– fano Delle Chiaie, come Sarafino di Luia, come Giancarlo Cartocci, Flavio Campo, Pio D'Auria ecc. Ma ecco la storia italiana di Udo Lemke. Arrivò in Italia, a Palermo, in autostop alla fine di novembre del 1969: un Hippy come tanti al– tri senza soldi e con troppa fidu– cia nel prossimo. Un paio di gior– ni dopo il suo arrivo conosce in un bar del centro tre giovani che si dimostrano gentili con lui, lo invitano a cena e gli promettono di trovargli qualche lavoretto per consentirgli di tirare avanti. L'in– domani stesso lo portano a Cata– nia, su una 124 bianca, dove vie– ne presentato a un signore di mezza età che ricorda ancora con precisione. Costui, dopo essersi cordialmente informato sulle sue conoscenze italiane e sulla dura– ta del suo soggiorno nella peni– sola, gli propone un lavoretto sem– plice ma stranamente ben retri– buito: depositare due borse in un posto x da precisare aU'ultimo mo– mento e di andarsene di filato. Dopo, di che avrebbe ritirato il gruzzolo e sarebbe partito imme– diatamente per la Germania. Un attentato? un'esplosione? Una spe– cie, ma per carità senza vittime, una specie di Piedigrotta, una fa– cezia innocua, senza serie conse– guenze. Il Lemke, contro ogni previsione del suo « datore di lavoro » respin– ge la proposta che gli sembra li– legale e pericolosa e mantiene Il suo rifiuto anche di fronte alle in– sistenze del suol tre • amici • du– rante Il viaggio di ritorno a Palar- mo. A questo punto Udo diventa un personaggio scomodo e gli si consiglia perentoriamente di tene– re la bocca chiusa e di tornarsene in Germania. Lui invece va a Roma, dove ap– punto si trova il 12 dicembre. Il pomeriggio di quel giorno, ver– so le 5, il giovane tedesco si tro– va in una delle grotte sottostanti le gradinate dell'Ara Coeli, dietro I TRE TESTIMONI DEGLI ATTENTATI DEL 12 DICEMBRE 1969 ELIMINATI PRIMA DI LUDO LEMKE Chi è: Armando Calzolari, genovese, 43 anni, residente a Roma; ex della X Mas, ex ufficiale civile di marina, ex commissa– rio di bordo, procurava e in parte amministrava i fondi del Fronte Nazionale di Valerio Borghese. Nuotatore subacqueo. come è morto: scomparso il 25-12-69, trovato anne§tato il 28-1-70 in un pozzo di 80 cm. d'acqua alla periferia di Roma; non si sono trovati i colpevoli. perché: in una riunione di gruppi fascisti a Roma il 15-11-1969 si discutono i prowedimenti da prendere contro l'imminente sciopero generale nazionale del 19-11. Si formano due tenden– ze, una dura, l'altra moderata che sconsiglia vivacemente solu– zioni estremistiche, di quest'ultima fa parte anche il Calzolari che lascia la riunione dopo un violento litigio. 1 Dopo la strage, inoltre, ci fu un altro violento alterco al Fronte in cui il Calzolari manifestò apertamente il suo disaccordo con quanto era successo, minacciando anche di riferire i retroscena all'opinione pubblica:-0opo qualche giorno riferirà ad un suo amico (G.A. del Fronte Nazionale) di avere ricevuto minacce di morte. Chi erano: Gianni Aricò e Angelo Casile, ventenni, anarchici di Reggio Calabria, testi a discarico di Pietro Valpreda, inter– rogati dal giudice istruttore Cudillo. Come sono morti: Il 28 settembre 1971 la stampa scrisse cc a causa di un incidente stradale»: la macchina degli anarchici veniva violentemente tamponata da un autocarro targato SA 135371 guidato dai Ruggero e Serafino Aniello al Km. 58 del– l'autosole fra Anagni e Ferentino, all'altezza della tenuta di Valerio Borghese. (Nello stesso posto, con la stessa tecnica, lo stesso camion, gli stessi autisti, trovò la morte nel febbraio del 1963 anche la moglie dello stesso Borghese). Perché: Oltre ad essere testimoni a discarico di Pietro Val– preda, i due giovani avevano iniziato un'indagine sull'attività del Fronte Nazionale di Valerio Borghese In Calabria e In par– ticolare sul ruolo svolto dal Fronte nel moti Reggini dell'estate. Non solo, ma Angelo Casile aveva anche riferito del tentativo da parte di alcuni fascisti dell'Ordine Nuovo di costituire nel– l'estate del 1968 un circolo pseudoanarchlco a Reggio Calabria col nome, guarda caso, di 22 marzo. ziesco informa che • nulla è dato sapere su tali Salvatore e Nino Machino, che risultano sconosciu– ti a questo ufficio, mentre il no– minato Stefano detto • dente d'o– ro » risulterebbe essere, secondo la descrizione fisica pervenuta, ta– le Galat_àStefano, di anni 25, stu– dente, abitante a Catania in vico Carrata. « Tutto qui; e poi U Ga– latà ha dichiarato alla questura di Palermo di non avere mal co– nosciuto turisti tedeschi e di non avere mai visto nessun Nino e Salvatore e di non essere più sta– to a Roma dal mese di settembre. Tanto basta al giudice Cudillo per disinteressarsi della faccenda: tan– to si sa, il colpevole deve essere Valpreda (catturato a tradimento, in tribunale dove si era presen– tato spontaneamente per altra cau– sa, senza uno straccio di prova), insieme a qualche altro anarchico e il Galatà non risulta essere anar– chico. Infatti non lo è, perché in– vece, è fascista e con buona pace di Giorgio Bocca, non si tratta della stessa cosa, né nelle inten– zioni, né nei metodi, né nel risul– tati; ma già, per un certo tipo di borghesia chiunque si oppone e per qualunque motivo ai suoi scon– solanti discorsi riformisti, diventa fascista. Stefano Galatà, dicevamo, è un picchiatore famoso a Catania (an– che se la polizia finge di non sa– perlo), responsabile dei « Volonta– ri del MSI » della provincia, pro– tagonista di un mucchio di azioni squadristiche culminate nell'accol– tellamento di uno studente di sini– stra nell'estate del 1968. Nel novembre del 1969 si beccò persino un premio di 50.000 lire da quel « soccorso tricolore» i– deato dal direttore del Borghese ed ex-repubblichino di Salò Mario Tedeschi. Le segnalazioni dei me– ritevoli al premio erano fornite da Giancarlo Cartocci, leader di Ordine Nuovo e intimo amico di Mario Merlino che il libro • La strage di Stato » dimostra essere uno degli esecutori materiali de– gli attentati. Ma su Stefano Galatà non abbia– mo ancora finito: il cosiddetto « dente d'oro » improwisamente nel dicembre del 1969, si ritira dal– la scena politica e, dopo la pub– blicazione del libro • La strage di Stato » scompare addirittura dalla circolazione. Fonti solitamente be– ne informate sostengono che si trova a Pronte in provincia di Ca– tania, isolato dal mondo eccetto che dall'ufficio politico della Que– stura di Catania che, in partico– lare nella persona del commissa– rio capo dr. Riggio, manterrebbe con lui rapporti continui e cor– diali. Esistono anche delle foto– grafie scattate col teleobblettivo: sarebbe stato interessante mo– strarle a Udo Lemke, In un altro sistema sarebbe anche stato nor– male. Ma dawero il Galatà non ha mo– tivo di nascondersi: finché I ma– gistrati saranno gli Occorslo e I Cudillo, I " dente d'oro ,. di tutta Italia potranno scintillare alla luce del sole. Come per Il Galatà, con un mini– mo sforzo anche su Nino e Salva– tore sarebbe venuto fuori qualcosa per non parlaredel signoredi Ca– tania. Intanto Udo Lemke, terminato Il

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