RE NUDO - Anno II - n. 3 - marzo 1971

Negli Stati Uniti, in questi ultimi anni, accanto al movimento di lot– ta dei neri, delle minoranze etni– che e razziali, dei militari all'in– terno delle forze armate, di alcune categorie di proletari bianchi, alle proposte alternative degli hippro– lets, si è sviluppato un Movimento di Liberazione della Donna. Una grande massa di donne è scesa in piazza contro il supersfrutta– mento sul, lavoro, il lavoro casa– lingo non riconosciuto e non pa– gato, il razzismo maschile e della propaganda industriale, il ruolo di conservazione sociale che le don– ne hanno all'interno della famiglia. Sono scese in piazza e si sono poste come protagoniste nella lot– ta per il cambiamento della so– cietà. La presenza di una lotta politica che impegni le donne in prima persona a livello di massa, le condizioni reali di sfruttamento contro cui esse combattono, la collocazione rivoluzionaria di tale movimento nel sistema politico a– mericano hanno spinto molte com– pagne a meglio considerare le condizioni della massa femminile in Italia e di conseguenza la loro personale condizione di compa– gne che militano nel movimento rivoluzionario italiano. Lo sfrutta– mento che il capitalismo ha impo– sto al popolo ha creato in seno ad esso una divisione di caste: masse di supersfruttati, discrimi– nate in base al colore della pelle, all'età e al sesso. Uno dei primi compiti di un movimento rivoluzio– nario è il rifiuto di questa divisione castale e la ricomposizione della unità del proletariato. Le donne organizzandosi in un proprio mo– vimento di liberazione, affermano il diritto a schierarsi libere ed au– tonome con tutti quelli che lottano per la liberazione del popolo. RESISTENZA ALLA PRESA DI COSCIENZA Irene Peslikis Pensare che il proprio uomo sia un'eccezione e di conseguenza che noi siamo un'eccezione fra le donne. Pensare che soluzioni individuali siano possibili; che non abbiamo bisogno di solidarietà né di una rivoluzione per la nostra libera– zione. Pensare che la liberazione deÌla donna sia una terapia (sia che ap– parteniate o no all'organizzazione) implica che voi ed altre possono trovare soluzioni individuali ai pro– blemi, perché questa è la funzione della terapia. Inoltre questa constatazione espri– me sentimenti antifemministi, in quanto sottintende che quando le donne si riuniscono per studiare e analizzare la loro esperienza, ciò significa che sono ammalate; ma quando si riuniscono i contadini cinesi e i guerriglieri guatemalte– chi, allora sono rivoluzionari. Pensare che alcune donne siano intelligenti ed altre ottuse. Questo impedisce che le donne che si credono intelligenti e quel– le che si credono ottuse si par– lino e si uniscano contro un co- o o movimento di liberazione della donna mune oppressore. Pensare che perché abbiamo il privilegio dell'educazione e pos– siamo quindi parlare usando ter– mini astratti, siamo in qualche mo– do esentate dal sentire direttamen– te l'oppressione e dal parlarne o– nestamente, pensando quindi che l'esperienza personale sia qualco– sa di basso nella scala dei valori (di classe). Pensare che le donne acconsen– tano alla loro oppressione. Questa affermazione pone la re– sponsabilità sul gruppo oppresso piuttosto che sulla classe degli oppressori che fa uso della forza bruta per tenere gli oppressi al loro posto. E' un'affermazione contro le don– ne e contro il popolo. Pensare che siano solo le istitu– zioni ad opprimere le donne. Ciò implica che non avete identi– ficato il nostro nemico, poiché le istituzioni non sono altro che uno strumento usato dall'oppressore. Quando l'oppressore viene ferma– to, non può più usare i suoi stru– menti ed essi diventano inutili. Le istituzioni attuali e i nostri senti– menti al loro riguardo dovrebbero essere analizzati per capire cosa vogliamo usare nella nuova so– cietà. Pensare in termini noi/loro. Ciò significa che vi poneie al di fuori o a parte delle donne (il popolo). Cosl facendo trascurate di rico– noscere la nostra oppressione e I vostri interessi comuni ad altra gente, così come il vostro impe– gno rivoluzionario. Pensare che la supremazia maschi– le sia soltanto un privilegio psico– logico con benefici per I'« ego», opposto a un privilegio di classe con benefici economici e sessuali. Il primo implica una notevole quan– tità di variazioni individuali tra gli uomini, permettendovi perciò di trovare una soluzione individuale al problema. Pensare che le relazioni tra uomi– ni e donne siano già su un piano di parità e immergersi quindi in fantasie utopiche di libero amore, nonostante il fatto che le condi– zioni oggettive lo neghino. L'amore tra uomini e donne è vec– chio di millenni, non reale, e se lo vogliamo veramente dovremo lottare per esso. Pensare che sia possibile educare la gente. Ciò implica che siete edu– cato e che volete fare la rivolu– zione insegnando agli altri ciò che sapete. L'educazione non porta al– la rivoluzione, ma la consapevo– lezza della vostra oppressione e la lotta forse sì. Sfortunatamente l'educazione for– male e la coscienza politica di so– lito non coincidono. Perfino nel Marxismo-Leninismo, l'educazione formale tende a far pensare alla gente di sapere più di quanto ve– ramente sa. Ciò che rende poli– ticamente la gente non sono tan– to i libri, quanto l'esperienza. Re Nudo/ 15 ANALISI DELLA "NUOVA FEMMINISTA;, Bonnie Kreps L'opinione della donna può. esse– re riassunta, in modo molto .con– ciso, nelle parole di Aristotele: La donna è donna per virtù di una certa mancanza di qualità; dovrem– mo considerare la natura femmi– nile come afflitta da una deficienza naturale. Questa affermazione può essere un'esagerazione piuttosto cruda dell'atteggiamento sciovinista ma– schile, ma la supposizione filoso– fica qui mostrata è il punto prin– cipale del problema: che cioè l'uomo ha sempre definito la don– na in relazione a se stesso. Ella non viene considerata come un essere autonomo; Egli piuttosto è il Soggetto, Egli è l'Assoluto, la donna è l'Altro Essere. Simone de Beauvoir ha argomen– tato convincentemente che, attra– verso la storia, nessun gruppo si è mai innalzato come l'Unico sen– za innalzare allo stesso tempo in opposizione l'Altro, che poi tende .a· diventare un oggetto. _ La diversità, dice la Beauvoir, è una categoria fondamentale del pensiero umano. Cesì, bene-male, giusto-sbagliato, nazionalismo, raz– zismo, antisemitismo e sciovini– smo maschile. Accettando l'opinione di - se stes– sa come secondaria e inferiore, la donna ha fornito la giustifi.ca– zione per l'accusa di inferiorità. E' opinione comune che le donne siano differenti dagli uomini .nella loro natura. Differenze biologiche che nessuno può negare sono ù– sate con grande entusiasmo da·co-– loro che vogliono giustificare lo status quo delle donne; e da co– loro ai quali la libertà delle donne ·sembra una profonda minaccia a qualcosa che è profondamente ra– dicato in loro. Qualunque cosa la biologia possa determinare per noi - e la que– stione è certamente discutibile - penso che sia una verità owia che non si nasce ma si diventa un uomo e una donna. Si nasce uomo o donna con certe caratteristiche _ e certe potenzialità date, che so– no determinate da fattori di ere– ditarietà e ambiente che perciò de– vono essere considerate inerenti allo sviluppo. Perciò, per capire la cosiddetta natura della donna, dobbiamo esa– minare la sua situazione: la sua storia, i miti che la riguardano, il suo ambiente sociale, la sua edu– cazione e cosl via. Uno sguardo alla storia e alla mitologia dimo– strerà per esempio che le donne nella storia non compaiono e nel-– la mitologia sono sempre rappre– sentate da un punto di vista ma– schile. Le grandi figure della storia e del– la mitologia sono sempre maschi– li; come dice la Beauvoir: « la rap– presentazione del mondo, come il mondo stesso, è opera di uomini ed essi IOdescrivono dal loro pun– to di vista, che confondono con la verità assoluta ». L'ambiente sociale immediato del– la donna preme enormemente per sottometterla alla dominazione ma– schile·. "

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