Rivista Critica del Socialismo - fasc 4 - apr. 1899

338 Rl\'ISTA CRITICA DEL SOCIALISMO dichinrazioni in contrario - s'ostina ad attribuire ancora ai col... lettiv isti. Nè ci pare che abbia maggior ragione il Merlino quando fa le alte meraviglie per a\"er noi detto che il potere central e sarebbe organizzato soli) per regolar e la produzione e lo scambio. Certo. che il socialismo non potrà realizzarsi che dietro una cel'ta ngua– glian1.a economica e morale degli uomini, non potr.\ esistere che per una nuova coscienza umana che ne deriva, la quale senta drw-.. vero che il bene ed il male di uno sia il bene ed il male di tutti i consociati. Ora è questa eguaglia.01.a, è questa. coscienza nuova che l'accomp~gna, che impedir,\ agli eletti al potere di circon– darsi di satelliti e gendarmi per esorbitare colla for,.a e la cor– ruzione; l'ambiente nuovo renderà impossibile ogni tirannide ope– raia, perchè essa non sussiste nella nuova coscienza dei hvo.ra – tori. Se questa uguaglianza ;e questa coscienza sono impossibili, sarà impossibile ogni socialismo, sia quello... del Merlino, sia quello. dei collettivisti, i quali, dalla trasforma zione economica e dall'in– dirizzo dei pubblici seni:t.i nell'at tuale società, hann o ragione di credere che il socin.lismo si svolgerà entro le grandi linee del si– stema collettivista o non sarà.. Non diciamo Con ciò che ilsistema. collettivista sia perfetto ; niente è perfetto in senso assoluto ; gl'in– convenienti ~h'esso offre sono i germi di ulteriori e indefettibili tra sformazioni. Resa impossibile, dnnqne, ogni tirannide di qualsiasi specie, n noi sembra che l'ammi1 istrazione centrale non dei.,ba proprio oc– cuparsi che della produzione e della distribuzione solmnenle. Sin questo solamente pilt ·111-ar;n-ifi co del solo, fatto sta che in tm sistem~ socialista l'occnparsi df'lla produzione e della distrihnziono non si– gnifica affatto avere tutti e tutto a suo comando. Il primo biso– .e-noumano è I' alimenta1i:ione; il resto per quanto molto inte– ressnnte, in confronto è sempre secondario e se ne possono e de– vono occupare le 1<ingole collettività . . .,.. Concludendo, per orn, conveniamo che le questioni restnno in– solute; ch'C'sse, al lume de· nuo,·i fatti, della costrinte trasformazione economica, devono essere :rncora meglio studiate ed npprofondìte da tutti , e non da noi soli; che qualche cosa dt1gli anticollettivisti abbiamo appreso. Ma costoro dall'a ltro canto com•erranno che non è possibile descrivere un piano socialistico, anche a grandi linee, sen1,n. inconvenienti; che tali inconvenienti, ineliminabili, sono di minore interesse nel sistema collettivista che in qualun qne :dtro ; che tutti gli antico!lettivisti do. qun.lche tempo si sono avvicinati a noi, il Merlino specialmente, che, sotto la Yernicc libertaria, forse è pill collettivista di quanto non creda; le sue co11traddi1.ioni ne sono una prova. G. BoxAGIU.:iO

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