Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

LUOGHI E MONUMENTI DELLA LEGGENDA ROMULEA archeologici concordassero nel fissare il più antico, o uno dei più antichi nuclei di abitato sul Palatino, in relazione con lo stesso leggendario eponimo di Roma, non era da dubitare. Dei reperti archeologici ho già accennato ai materiali della prima fase laziale raccolti dal Vaglieri: essi si continuavano con materiali della seconda fase laziale (VII-VI sec. a. C.), etruschi (terrecotte architettoniche e buccheri del VI sec.), e posteriori (ceramica c.d. etrusco-romana e falisca): d'altro lato sono parimenti da questa parte pozzi a cunicoli radiali per raccolta d'acqua di carattere etrusco, la cisterna arcaica a tholos, che il Lugli ritiene non posteriore al sec. VI, un'altra cisterna, pure del sec. VI, messa in luce dal Vaglieri, e gli avanzi delle mura in opera quadrata di tufo del tipo delle c.d. mura serviane. Quanto alla tradizione letteraria, è noto come ·essa, a cominciare da Varrone, e attraverso Dionigi di Alicarnasso e Dione Cassio fino ai regionari costantiniani, localizzi proprio in questo angolo del colle, presso le scalae Caci, la aedes o casa Romuli (che qualcuno dice invece di Faustolo, ma la divergenza ha scarso valore): Dionigi di Alicarnasso (I, 79, 11) ci dice che essa era fatta di legno e di canne, e che era custodita con cura e rinnovata via via in quegli elementi che il tempo e le intemperie danneggiavano. Dione Cassio (XLVIII, 43; LIV, 29) narra che essa bruciò più di una volta, ma fu sempre ricostruita. Capanna storica dunque questa, che non aveva e non poteva aver conservato nulla ormai più di originario, quando questi autori scrivevano, se non verosimilmente il luogo. S.ì che una ricerca, la quale, partendo dagli argomenti ora esposti, si fosse proposta di scendere fino al piano roccioso del colle, seguendo lo scavo con l'attenta osservazione stratigrafica del terreno, era da pré;umere, anche in base agli scavi Vaglieri, che non sarebbe rimasta senza risultati. E così infatti è avvenuto. Nettato nuovamente dalla terra un settore dello scavo Vaglieri, si ebbe subito l'impressione che i manufatti da lui a suo tempo messi in luce fossero da interpretare effettivamente come fondi di capanne di forma quadrangolare o ellissoidale. Allargando quindi lo scavo a zona ancora non toccata, si ebbe la ventura di rimettere in luce il fondo di una capanna quasi quadrangolare, chiaramente riconoscibile: chiarissimi i fori maggiori lungo il perimetro per l'inserzione dei pali di sostegno delle pareti e della copertura, e un altro foro nel centro per un palo mediano; altre due coppie di fori più piccoli sono dentro e fuori del vano della porta; sul fianco è un piccolo vano di finestra. La forma e i particolari della capanna coincidono perfettamente con quelli che noi rileviamo dalle urne dei sepolcreti laziali e della Bassa Etruria della prima età del ferro, e soprattutto con quelli delle più evolute di tali urne. Lo scavo attentamente eseguito del terreno, all'interno e sopra la capanna U), diede elementi precisi per la datazione: in (I) Lo scavo è stato condotto con molta perizia e passione dall'ispettore prof. Puglisi, il quale darà tra breve una relazione particolareggiata dei suoi ~isultati, ponendoli in relazione

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==