Quaderni di Roma - anno II - n. 5-6 - set.-dic. 1948

STORICITÀ DELLE LINGUE della stessa alterità partecipano. Accanto all'alterità dell'essere uomini, naturale e universale, vi è un'alterità acquisita, storica nella quale quella si concreta in una forma determinata. Così accanto alla facoltà del parlare, cioè alla capacità di fare il suono simbolo di un significato, comune a tutti gli uomini, si pone, come un dato che è necessario ammettere· ab initio, la lingua come sistema comune. La facoltà del camminare ha creato i sentieri come obiettivazione, traccia fisica del movimento: non appena uno ha percorso per la seconda volta un cammino nel- !' intrico del bosco, il sentiero è già nato, Così possiamo rappresentarci il costituirsi delle lingue, prendendo come punto di partenza il momento in cui un certo complesso fonico evocò per una seconda volta una certa immagine. Ma mentre il sentiero ha una realtà materiale del tutto esterna, i sentieri della parola, cioè la lingua, vivono nella memoria di ciascuno e sono continuamente riprodotti dentro di sé con l'aggiunta di quel dato creativo che sempre inerisce ad ogni atto mentale. Nel- !' ambito dell'alterità storica dell'individuo, la lingua e il suo divenire ·si spiegano agevolmente, senza ricorrere a nozioni parziali e accessorie come quelle della socialità. Su quest'ultima nozione gravitano necessariamente le dottrine che considerano il linguaggio sotto l'aspetto esclusivo della comunicazione; ed è, difatti, assai più facile rendersi conto della lingua come fatto oggettivo, partendo dal dato esterno del comunicare che non partendo dalla subiettività dell'atto linguistico. Ma il linguaggio fonico, secondo la nostra opinione, è solo un aspetto di quella tendenza ali' obiettivazione che è immanente in tutto il moto della coscienza. Il grido di dolore, la meditazione fatta con parole, la libera espressione di un mom,;nto poetico, una preghiera mormorata fra sé non cercano ascoltatori o interlocutori. La natura schiettamente conoscitiva del linguaggio nel suo momento iniziale è sicura garanzia che il suo spiegamento in una tecnica, nella quale la lingua come complesso di segni è una condizione indispensabile, ha la sua radice ,nello strato più profondo dell'universalità umana, a cui anche le varie determinazioni sociali fanno capo. Il linguaggio è fatto primario della natura umana e non secondario : basterà a dar prova di ciò il fatto che la facoltà del parlare è indistintamente di tutti gli uomini e non vi sono, ad esempio, popoli o tribù, in cui, per circostanze inerenti e particolari situazioni sociali o ambientali, il comunicare si esprima solo mediante la mimica del corpo e non mediante la voce articolata. Se la lingua fosse subordinata esclusivamente .a circostanze inerenti alla pura fisicità, che è il punto di partenza del rapporto sociale, ci si potrebbe aspettare, almeno come possibilità, la mancanza della lingua parlata, alla stessa maniera con cui è fatto constatato la mancanza della moneta per gli scambi nelle società più primitive. Dopo i noti rilievi dello Jespersen ( 1), la nozione di una lingua che si sviluppi da forme semplici ed elementari verso le forme più complesse e progredite, non raccoglie alcun credito: le lingue dei popoli di civiltà primitiva presentano ,la stessa complessità, e talvolta una maggiore complessità, di quella dei popoli progrediti. Non c'è nessun motivo per dare al fattore sociale una preminenza così grande da farlo diventare l'unico qualificante della lingua, quando è certo che il fatto sociale non impegna tutto il moto della coscienza, di cui la lingua è riflesso, manifestazione oggettiva, E invece ben certo che il complesso dei rapporti, al cui interno l'individuo (I) Nell'ultimo capitolo dell'opera LAng11age, ils Nature, Devolepment and Origin, 1922. Lo Jespersen ricorda una Yrase di Turgot riportata da Renan: « Des hommes grossiers ne fout den de simple. Il faut des hornmes. perfectionnés pour y arriver » e un'altra di Tarde, LoiJ de l'imita1io11, p. 285: « Rien m'entre mieux dans les esprits grossiers que les subti• lités des langues ».

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